Francia

I frontalieri possono tirare un sospiro di sollievo: l'indennità di disoccupazione è salva

Il governo francese ha abbandonato il progetto che avrebbe (in alcuni casi) addirittura dimezzato i compensi per i cittadini francesi impiegati in Svizzera, Germania, Lussemburgo e Belgio
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Red. Online
04.12.2024 18:00

I frontalieri francesi impiegati in Svizzera, nel Lussemburgo, in Germania o, ancora, in Belgio possono tirare un sospiro di sollievo. Il (traballante) governo di Michel Barnier, infatti, ha abbandonato il progetto di riduzione delle indennità di disoccupazione. La misura sarebbe dovuta entrare in vigore il prossimo 1. gennaio.

Tramite un comunicato stampa datato ieri, martedì, la deputata Isabelle Rauch ha annunciato che la citata (e contestata) misura non verrà applicata. «Dopo uno scambio con la ministra del Lavoro ho avuto conferma che questa pista è stata definitivamente abbandonata poiché sarebbe stata tacciata di incostituzionalità». E ancora: «Il buonsenso ha dunque prevalso rispetto a una misura discriminatoria» ha aggiunto la parlamentare.

Non solo, Rauch ha spiegato che la ministra del Lavoro le ha confidato che «la futura presidenza polacca dell’Unione Europea vorrebbe chinarsi sul problema». Con l’idea di ristabilire il principio secondo cui le indennità di disoccupazione, nel caso dei frontalieri, dovrebbero spettare al Paese che ospita questi lavoratori e non al Paese di provenienza.

A metà novembre, ricordiamo, su domanda del governo francese, il mondo imprenditoriale e varie sigle sindacali avevano trovato un nuovo accordo sulle indennità di disoccupazione. Accordo che avrebbe permesso allo Stato francese di economizzare centinaia di milioni di euro all’anno. Fra le proposte contenute nell’accordo c’era anche l’applicazione di un coefficiente di riduzione per calcolare l’indennità dei frontalieri francesi impiegati in Svizzera, in Germania, in Lussemburgo o in Belgio.

La misura avrebbe abbassato, e anche di molto, le indennità dei frontalieri freschi di licenziamento, ad esempio, in Svizzera. E questo perché l’ultimo salario percepito, utilizzato per il calcolo, generalmente nel nostro Paese è più alto che in Francia. La legislazione europea, ricordiamo, al momento prevede che le indennità di disoccupazione siano versate dal Paese di residenza sebbene i contributi vengano versati nel Paese in cui sono impiegati. Uno squilibrio, questo, che pesa sui conti di UNÉDIC, l’ente incaricato di gestire le indennità di disoccupazione in Francia.

Secondo alcune stime, il progetto prevedeva, per i frontalieri francesi licenziati in Svizzera, di dimezzare l’attuale indennità di disoccupazione. Considerando che in Francia l’indennità di disoccupazione di base corrisponde al 57% dell’ultimo stipendio lordo, questi frontalieri si sarebbero ritrovati con un’indennità minima, pari a un quarto del loro reddito.

Interpellato dalla Tribune de Genève, René Deléglise, presidente del Groupement transfrontalier européen (GTE), con sede ad Annemasse in Alta Savoia, alla periferia di Ginevra, si è detto «soddisfatto che sia stato abbandonato un progetto che discriminava i pendolari transfrontalieri». Tuttavia, ha insistito, «la radice del problema, ossia il sistema europeo di indennità di disoccupazione per i lavoratori transfrontalieri, non è stata risolta. La Francia deve negoziare rapidamente con i Paesi di occupazione vicini per trovare una soluzione più equa per le sue finanze».

In un comunicato stampa odierno, anche Cyril Pellevat, senatore dell’Alta Savoia, ha accolto con favore «questo passo indietro» rispetto alla riforma prevista, «estremamente dannosa per i lavoratori frontalieri». Pure lui ha chiesto «una riforma delle modalità di riscossione dei contributi, in modo che il Paese di occupazione sia responsabile del pagamento dell’indennità di disoccupazione direttamente ai lavoratori transfrontalieri, oppure che il Paese di residenza recuperi tutti i contributi di disoccupazione versati dal lavoratore transfrontaliero al Paese di occupazione».

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