Guerra

I nordcoreani in Russia non sono più un segreto: «Un trionfo nel Kursk, sono degli eroi»

Mosca e Pyongyang finalmente confermano l'impiego di soldati nordcoreani contro l'Ucraina – Putin: «Hanno dato la loro vita per la Russia, li ricorderemo per sempre» – Kim: «Una missione sacra che unisce i due Paesi»
©Kristina Kormilitsyna
Michele Montanari
28.04.2025 11:00

Non fossero bastate le prove fornite con insistenza dagli ucraini e dai sudcoreani, la conferma alla fine è arrivata proprio da Mosca e da Pyongyang: sì, migliaia di soldati nordcoreani sono stati inviati in Russia per combattere gli ucraini. Dopo che sabato scorso il capo di Stato maggiore delle forze armate russe, Valery Gerasimov, ha riconosciuto il ruolo dei soldati asiatici nella liberazione della regione russa del Kursk, anche Pyongyang ha fatto sapere di aver inviato i suoi combattenti in supporto di Mosca. Kiev e Seul avevano lanciato le prime accuse a ottobre 2024, mai confermate fino ad oggi da Russia e Corea del Nord. Nelle scorse ore Pyongyang ha finalmente affermato di aver dispiegato i soldati per scacciare i nemici dalla regione russa di Kursk, invasa ad agosto dalle truppe di Volodymyr Zelensky. Stando all’agenzia di stampa nordcoreana KCNA, Kim Jong Un è intervenuto a sostegno di Mosca in base al trattato di mutua difesa siglato con Vladimir Putin a giugno 2024.

Citando la Commissione militare centrale della Corea del Nord, KCNA ha dunque confermato la presenza di migliaia di soldati nordcoreani (si stima tra i 10 e gli 11 mila) in Russia per combattere in prima linea gli uomini di Zelensky.

«Le operazioni di liberazione della regione di Kursk per respingere l'invasione della Russia da parte delle forze ucraine si sono concluse trionfalmente», ha dichiarato Pyongyang, aggiungendo che le unità delle forze armate nazionali hanno partecipato alle operazioni su «ordine del capo di Stato del Paese», Kim Jong Un.

Nel giugno dello scorso anno, Kim ha infatti firmato a Pyongyang un trattato di reciproca assistenza militare con il presidente russo Vladimir Putin. Secondo KCNA, le attività militari delle forze nordcoreane in Russia erano «pienamente conformi» con le disposizioni delle Nazioni Unite e con altre leggi internazionali.

Il leader di Pyongyang Kim Jong Un ha parlato di «una missione sacra per consolidare ulteriormente» l'amicizia e la solidarietà con la Russia e «difendere l'onore» della Corea del Nord. «Coloro che hanno combattuto per la giustizia sono tutti eroi e rappresentanti dell'onore della madrepatria», ha dichiarato Kim, aggiungendo che «presto» a Pyongyang verrà eretto un monumento in onore «dell’eroismo e del coraggio dei soldati» impegnati in Russia, mentre i caduti verranno omaggiati per l’«eternità».

La Commissione militare centrale della Corea del Nord si è detta convinta che l'amicizia «indistruttibile» tra Corea del Nord e Russia, dimostrata nei combattimenti, «contribuirà notevolmente ad ampliare e sviluppare le future relazioni di cooperazione» tra i due Paesi.

La firma del trattato di mutua difesa dello scorso anno, di fatto, ha consolidato i rapporti tra la Corea del Nord e la Russia: Mosca, stando alle informazioni diffuse da diversi analisti internazionali, sta fornendo a Pyongyang risorse economiche, energetiche e probabilmente pure tecnologia militare in cambio di uomini e armamenti per combattere la guerra in Ucraina.

Inizialmente, secondo il servizio di intelligence sudcoreano NIS, i soldati di Pyongyang hanno subito ingenti perdite nel Kursk, in quanto impreparate a combattere una guerra moderna e in netta difficoltà contro i droni ucraini. Con il passare dei mesi, tuttavia, le truppe nordcoreane hanno saputo riorganizzarsi, risultando più efficaci pure nel lancio dei letali missili balistici. Kiev è pure riuscita a catturare e interrogare due militari asiatici, le cui foto hanno fatto il giro del mondo, mentre le truppe di Zelensky che hanno combattuto in Russia, hanno descritto gli uomini di Kim come guerrieri instancabili e pronti a tutto, persino a togliersi la vita o uccidere i propri compagni.  

Quest’oggi pure il presidente russo Vladimir Putin ha ringraziato ufficialmente i soldati nordcoreani che hanno preso parte alla «liberazione della regione di Kursk» dalle truppe d'invasione ucraine, definendoli «eroi».

«Il popolo russo non dimenticherà mai l'impresa delle forze speciali coreane, onoreremo sempre gli eroi coreani che hanno dato la vita per la Russia, per la nostra comune libertà, al pari dei loro compagni d'armi russi», si legge nel messaggio diffuso dal servizio stampa del Cremlino

Il presidente russo ha quindi sottolineato che l'intervento è avvenuto «nel pieno rispetto della legge internazionale», in base all'articolo 4 dell'accordo di partenriato strategico firmato nel giugno dello scorso anno tra Mosca e Pyongyang, che prevede assistenza militare reciproca in caso di aggressione a uno dei due Paesi.

«Gli amici coreani - ha aggiunto Putin - hanno agito in base a un senso di solidarietà, giustizia e genuina amicizia. Lo apprezziamo molto e ringraziamo con sincerità il presidente Kim Jong-un personalmente».Il portavoce del Cremlino  Dmitri Peskov ha infine fatto sapere che Mosca è pronta ad assistere militarmente Pyongyang: «Il nostro accordo è in vigore. In base a questo accordo, le parti sono obbligate a fornirsi reciprocamente assistenza immediata, se necessario», ha detto Peskov citato dall'agenzia Interfax.

Dopo mesi di silenzi, mezze verità e accuse di propaganda filo-ucraina, la cortina fumogena sull’impiego di soldati nordcoreani in Russia si è finalmente diradata.