Guerra

«I nordcoreani? Torneranno al fronte, e con armi pensate per distruggere Seul»

Fonti ufficiali ucraine confermano: le truppe di Pyongyang non sono più in combattimento da circa 3 settimane – Gli analisti ipotizzano una rotazione dovuta alle grosse perdite
©Ng Han Guan/keystone
Red. Online
01.02.2025 09:00

«Quanto scritto dal New York Times è vero». Fonti ufficiali ucraine confermano la notizia riportata dal quotidiano americano: i soldati di Pyongyang, impegnati nella regione russa del Kursk, dove sostengono gli sforzi del Cremlino nel contrastare il contrattacco di Kiev, sono stati spostati dal fronte. «Da circa tre settimane non si vedono truppe nordcoreane nelle aree dell'Oblast' di Kursk in cui combattono le Forze per le Operazioni Speciali (SOF) ucraine», ha dichiarato il portavoce dell'unità, il colonnello Oleksandr Kindratenko, al Kyiv Independent nelle scorse ore. Il 19 gennaio, il comandante in capo dell'Ucraina Oleksandr Syrskyi aveva dichiarato che circa la metà del contingente nordcoreano di 11-12.000 persone dispiegato nella regione è stato ucciso o ferito. Secondo Syrskyi, le truppe nordcoreane sono ben addestrate e motivate, e rappresentano una sfida significativa per i soldati ucraini. Tuttavia, la disorganizzazione e la mancanza di coesione con le unità russe hanno portato rapidamente a grosse perdite. Di qui la necessità di un ritiro. «Si tratta di misure standard, una rotazione dovuta alle grandi perdite», ha spiegato un'altra fonte dell'intelligence militare al giornale ucraino.

Ritorneranno? Probabilmente sì. I funzionari statunitensi interrogati dal New York Times hanno osservato che è del tutto possibile che i soldati tornino a combattere dopo un ulteriore addestramento o se i russi troveranno nuovi modi di impiegarli per evitare perdite così pesanti. Ma già negli scorsi giorni, quando le prime voci su un ritiro dei nordcoreani dal fronte cominciavano a rincorrersi, altri ufficiali ucraini hanno messo in guardia sulla temporaneità del ritiro. Come il capo dell'intelligence militare, Kyrylo Budanov, il quale ha detto di aspettarsi che Pyongyang invii ulteriori rinforzi in Russia, in particolare unità di artiglieria, che torneranno presto a mettere sotto pressione le truppe di Kiev nel Kursk.

Armi pensate per Seul

Secondo quanto dichiarato da Budanov, Pyongyang si starebbe preparando a inviare alla Russia più di 100 sistemi di artiglieria da utilizzare nella sua guerra: si tratta degli obici M1989 Koksan da 170 mm – noti come "cannoni juche", tra i sistemi di artiglieria a più lunga gittata del mondo –  costruiti appositamente per colpire Seul, in caso di conflitto con la Corea del Sud, sparando dalla Zona demilitarizzata coreana. Apparso per la prima volta durante una parata militare nel 1989, l'M1989 Koksan è un cannone semovente da 40 tonnellate, il cui nome alternativo "juche" – spiega un recente articolo del Telegraph – è utilizzato nella propaganda nordcoreana per descrivere l'ideologia di stato di libertà e autosufficienza.

Intervistato da The War Zone, magazine online specializzato in sicurezza e geopolitica, il leader dell'intelligence militare ucraina ha affermato che negli ultimi tre mesi, Kim Jong-un ha già consegnato a Mosca almeno 120 M1989 Koksan di fabbricazione nordcoreana, oltre ad altri 120 dei suoi sistemi missilistici a lancio multiplo M1991. Nello scorso mese i soldati nordcoreani avrebbero cominciato ad addestrare gli alleati russi nell'utilizzo e ora la Corea del Nord si starebbe preparando all'invio di una seconda, simile tranche. Secondo analisti di intelligence open source, alcuni di questi sistemi d'artiglieria sarebbero già in viaggio verso il fronte.

Ondate umane

Osservatori militari e comandanti ucraini hanno affermato che i soldati nordcoreani non sono stati addestrati alla guerra moderna e che sono stati utilizzati come carne da cannone dai loro alleati russi, mandati avanti – appiedati – in grandi gruppi «come nella Seconda Guerra Mondiale». In particolare, le truppe di Pyongyang hanno incontrato molti problemi nel rispondere ai droni nemici. Pubblicato dalle SOF ucraine, il diario di un soldato mostra grazie a un disegno e alla didascalia – ne abbiamo parlato qui – la tattica usata nel Kursk per combattere gli UAV di Kiev: «Se viene avvistato un drone, riunirsi in gruppi di tre. Una persona deve fare da esca per attirare il drone, mentre le altre due prendono la mira e lo neutralizzano con un tiro di precisione. L'esca deve mantenere una distanza di 7 metri dal drone. Gli altri due devono prepararsi ad abbattere il drone da una distanza di 10-12 metri. Quando l'esca si ferma, il drone si ferma e può essere abbattuto».

© Special Operations Forces of the Armed Forces of Ukraine
© Special Operations Forces of the Armed Forces of Ukraine

L'espressione più utilizzata per descrivere la strategia nordcoreana è quella di «ondate umane». Ma, recentemente, un esperto di NK News, portale online di analisi che si occupa della Corea del Nord, ha messo in guardia dal sottovalutare le truppe di Pyongyang: «Il mito degli attacchi a ondate umane oscura ciò che la Corea del Nord sta imparando in Ucraina. Gli stereotipi sulle tattiche comuniste rischiano di minimizzare il modo in cui le truppe di Kim Jong-un si stanno adattando al combattimento moderno a Kursk».