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I Paesi Bassi pubblicano i nomi di chi ha collaborato con i nazisti durante la guerra

I visitatori del sito web dell'associazione «La guerra in tribunale» possono ora scorrere questo elenco di 425.000 persone, sulla carta tutte indagate per la loro potenziale collaborazione con le SS durante la Shoah
L'Archivio Centrale della Giustizia Speciale, come un tempo era ospitato presso il Ministero della Giustizia. © oorlogvoorderechter.nl
Ats
06.01.2025 21:29

Un'enorme mole di documenti su presunti fiancheggiatori dei nazisti nei Paesi Bassi è ora aperta al pubblico per la prima volta. Si tratta di un elenco di circa 425 mila nomi di indagati, nel corso degli anni, per la loro possibile collaborazione con il regime nazista durante l'Olocausto.

Sino a oggi, solo i ricercatori e i parenti delle persone accusate potevano accedere a queste informazioni sinora riservate e conservate dall'Archivio centrale olandese.

Ma appena due anni fa, «La guerra in tribunale», un'organizzazione olandese dedicata alla conservazione della memoria, ha annunciato che avrebbe reso i documenti disponibili online quando non sarebbero più stati protetti dalle leggi sulla privacy del Paese. Cosa che è accaduta alla fine del 2024, così che i visitatori del sito web dell'associazione possono ora scorrere questo elenco di 425.000 persone, sulla carta tutte indagate per la loro potenziale collaborazione con le SS durante la Shoah.

Tuttavia, la disponibilità al pubblico di tutto questo materiale, eccezion fatta per chi potrebbe essere ancora vivo perchè protetto dalla legge Ue, ha scatenato una dura polemica nei Paesi Bassi: la ragione è semplice, relativamente poche delle persone contenute nel database sono state formalmente accusate di crimini e non tutte loro sono state oggetto di indagini formali.

Il governo olandese ha indagato 300.000 persone per aver collaborato con i nazisti e più di 65.000 di loro sono state processate grazie a un procedimento giudiziario speciale negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. I collaborazionisti, grazie al loro lavoro di delazione, permisero ai nazisti di uccidere circa tre quarti degli ebrei olandesi, compresa la loro vittima più famosa, Anne Frank, e la sua famiglia. L'identità della persona che ha rivelato il nascondiglio di Frank è stata comunque ancora oggetto di dibattito.

Tuttavia, esiste un problema nei Paesi bassi, visto che solo nel 2020 il governo olandese si è scusato per non aver protetto gli ebrei durante l'Olocausto, molto tempo dopo che altri leader europei e gli ebrei locali avevano richiesto delle scuse. Più recentemente, alcune istituzioni olandesi hanno cercato di fare ammenda per il loro ruolo nell'Olocausto. Ad esempio, l'azienda tranviaria pubblica olandese GVB, che all'epoca trasportò gli ebrei verso la morte, ha annunciato che avrebbe collocato dei monumenti in tre punti di deportazione, mentre la città di Amsterdam si è impegnata a versare 100.000 euro - e potenzialmente di più in futuro - a gruppi ebraici locali. Infine, proprio l'anno scorso, i Paesi Bassi hanno anche aperto il loro primo museo nazionale dell'Olocausto.