«I russi nascondono a Zaporizhzhia una rampa di lancio di droni kamikaze»
La Russia sta facendo volare i suoi droni «kamikaze» sopra i reattori della centrale nucleare occupata di Zaporizhzhia – l'impianto più grande d'Europa, da marzo 2022 occupato dal Cremlino – rischiando «conseguenze catastrofiche», ha dichiarato oggi l'agenzia di intelligence militare ucraina (DIU). I servizi segreti di Kiev hanno infatti intercettato il video prodotto da un drone FPV (first person view) russo. Le immagini, seppur in bianco e nero e sgranate, mostrano chiaramente come il velivolo che le ha prodotte stesse sorvolando parte dell'impianto atomico, dirigendosi verso le comunità ucraine di Nikopol o Marhanets (Marganec').
I droni FPV, conosciuti anche con il nome di droni da corsa, vengono guidati proprio tramite immagini video raccolte dal velivolo e trasmesse in tempo reale all'utilizzatore. Una tecnologia in grado di creare l'illusione, per il pilota, di trovarsi a bordo dell'aeromobile. Le immagini raccolte dall'FPV e poi intercettate da Kiev mostrano questo punto di vista: il velivolo sorvola l'impianto nucleare di Zaporizhzhia. Nelle immagini, ben visibile, la sigla UT4D.TT, che identifica il drone come un mezzo in dotazione al ministero della Difesa russo.
I droni da corsa – ne avevamo parlato qui – sono sempre più utilizzati, da un lato e dall'altro del fronte. Presentano, del resto, vantaggi innegabili. Sono leggeri e agili – non pesano più di 500 grammi – ma sono in grado di trasportare oltre un chilo di esplosivo sacrificando poco in velocità. E sono, soprattutto, economici: la loro produzione artigianale costa fra i 300 e i 500 dollari (contro i 50-70 mila di un drone dell'industria militare).
Perché dalla centrale?
In un'intervista concessa al sito ucraino Babel.ua, il portavoce della DIU Andriy Chernyak ha spiegato che i russi avrebbero creato siti di lancio nei pressi del sesto reattore della centrale. A questo scopo sarebbe dedicata anche parte dell'area del bacino di raffreddamento della centrale di Zaporizhzhia. Tale posizionamento, ha spiegato Chernyak, permette ai droni di sorvolare il vicinissimo fiume Dnipro (confinante con il bacino, vedi mappa sottostante) e raggiungere, volando per una manciata di chilometri, i territori sotto il controllo di Kiev, in particolare proprio le già citate Nikopol e Marhanets. I piloti di droni, inoltre, possono sfruttare le zone verdi vicine al bacino per nascondersi e manovrare con discrezione i droni.
L'aggiornamento 214 della AIEA (Agenzia internazionale per l'energia atomica), datato 18 aprile, evidenzia del resto che, da novembre 2023, gli occupanti russi non permettono ai funzionari dell'agenzia in visita di accedere alle zone del bacino di raffreddamento. Un caso? Probabilmente no, considerato che proprio a novembre 2023 le forze ucraine hanno registrato un aumento massiccio degli attacchi con droni sulla costa di Nikopol.
Il posizionamento nella centrale, ha spiegato Chernyak, fornisce alle forze russe un ulteriore vantaggio. Nel rispetto delle leggi sulla sicurezza nucleare, l'Ucraina non può rispondere al fuoco nemico nell'area di 1,5 chilometri intorno alla centrale. Impossibile, insomma, abbattere i droni in partenza e tantomeno attaccare la rampa di lancio creata nei pressi dei reattori.
Un pericolo concreto
Da oltre due anni il mondo osserva con preoccupazione la situazione al grande impianto di Zaporizhzhia, spento e danneggiato nell'occupazione e, in seguito, da attacchi la cui responsabilità è più volte stata rimpallata fra Mosca e Kiev. Da marzo 2022, solo l'AIEA ha avuto il permesso da parte delle truppe russe di accedere alla centrale, seppur in modo parziale, così da accertare lo stato di sicurezza dell'impianto.
Recentemente – parliamo di inizio aprile –, l'AIEA ha confermato di aver registrato un aumento dell'attività di droni al di sopra della centrale, ma non ha potuto definire a quale parte essi appartenessero. Mistero, anche e soprattutto, sugli attacchi avvenuti fra il 7 e il 9 aprile, nel corso dei quali è stato colpito l'edificio del centro di addestramento della centrale nucleare di Zaporizhzhia e il tetto del reattore numero sei. Da una parte, appunto, Mosca che accusa Kiev di «terrorismo nucleare». Dall'altra, l'Ucraina che accusa la Russia di condurre attacchi simulati sotto falsa bandiera, così da poter incolpare Kiev.
Da anni, ormai, il direttore dell'AIEA Rafael Grossi invita le parti a lasciare il nucleare fuori dal conflitto. L'ultimo appello nel mese di marzo, con una risoluzione ufficiale con la quale chiedere il ritiro immediato di soldati e mezzi militari russi dalla centrale: una richiesta caduta nel vuoto.