La ricorrenza

I settant'anni di Angela Merkel

I tedeschi, sondaggi alla mano, la rivorrebbero in sella ma lei, di ritornare, non vuole saperne – Eppure, le critiche non mancano
© Bernd von Jutrczenka
Red. Online
17.07.2024 21:00

È in pensione da due anni e mezzo, circa. Ma i tedeschi, probabilmente, la rivorrebbero in sella. Almeno stando ai sondaggi: secondo un'indagine di YouGov, ad esempio, il 61% degli intervistati ha dichiarato che la situazione, nel Paese, è peggiorata. Angela Merkel, settant'anni oggi, è ancora al centro del discorso. E, verrebbe da dire, della Germania. Certo, la cancelliera non ha dovuto affrontare le crisi dell'attuale governo di centro-sinistra: la guerra di aggressione lanciata da Vladimir Putin in Ucraina, l'inflazione e la crisi energetica conseguenti, l'apertura di un secondo conflitto, in Medio Oriente, fra Israele e Hamas. Per tacere della polarizzazione sempre più evidente della società e delle derive populistiche che attanagliano l'Europa. Della serie: le cose andavano meglio, molto meglio prima o, rovesciando la questione, Merkel si è trovata ad agire in un contesto meno teso.  

Eppure, durante i suoi sedici anni a capo del governo tedesco, dal 2005 al 2021, Angela Merkel è stata criticata. Per il suo eccessivo pragmatismo, da un lato, e perché, dall'altro, si è dimostrata troppo poco empatica ed emotiva. Oggi, come promesso, evita le luci dei riflettori. Come a suggerire che, in fondo, non ne ha bisogno. In occasione del suo compleanno, tuttavia, in tanti hanno pensato a lei. Il presidente federale Frank-Walter Steinmeier l'ha pubblicamente elogiata. Definendola un «modello di comportamento distintivo della nostra democrazia». E ancora: «È sempre stato importante per lei sottolineare il valore della libertà e di una società illuminata. Le sue argomentazioni erano così convincenti perché conosceva bene, per esperienza personale, il valore inestimabile di vivere in una democrazia liberale». Il riferimento è ai primi trentacinque anni di vita, che Merkel ha passato all'ombra del Muro di Berlino, in Germania Est. Un'ombra, quella della Repubblica Democratica Tedesca, che l'ha seguita durante la sua carriera politica. Iniziata proprio dopo il 9 novembre del 1989. E favorita dal processo di riunificazione delle due Germanie. C'è un episodio, raccontato da lei stessa nel documentario intitolato Gli anni fatidici di un cancelliere donna dell'emittente pubblica ARD, piuttosto significativo. Nel 1984, con un matrimonio fallito alle spalle, Angela Merkel si trasferì in un appartamento in un palazzo fatiscente di Berlino Est. Suo padre, un pastore, andò a trovarla. «Si guardò intorno – il ricordo di Merkel – e invece di congratularsi con me disse: non sei ancora arrivata molto lontano». Lo avrebbe fatto più tardi, guadagnando quelle libertà poi difese lungo tutto l'arco politico di cui è stata protagonista.

Dal suo ritiro, dicevamo, Merkel è apparsa di rado. E ha parlato ancora meno. Non si è più occupata del suo partito, la CDU, l'Unione Cristiano-Democratica di Germania, che tramite l'attuale vice-capogruppo parlamentare, Jens Spahn, ha sì omaggiato l'ex cancelliera ma, fra le righe di un'intervista a Focus, anche elencato alcuni errori commessi. La migrazione di massa dal 2015 in avanti, «che ha destabilizzato e travolto la società tedesca»; i rapporti con la Russia, in particolare dopo l'annessione illegale della Crimea da parte di Mosca; l'abbandono graduale del nucleare dopo Fukushima. Errori collegati o collegabili alla Germania di oggi. Anche se, detto dei sondaggi, prevale comunque un senso di gratitudine per quei sedici anni. E di rispetto. Robert Habeck, vicecancelliere in quota Verdi, in un suo intervento su Rolling Stone lo scorso giugno ha elogiato Merkel per come ha saputo guidare la Germania durante la crisi dell'euro e, poi, la pandemia. Oggi, ha scritto, la immagina seduta a casa. A pelare patate o a guardare telefilm polizieschi. Un complimento, agli occhi di Habeck. Della serie: nella tranquillità, la forza.

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