I Simpson e gli altri: quando l'Ultima Cena diventa icona pop (e fa discutere)
Sono arrivate le scuse, puntuali, da parte di Parigi 2024. Rivolte a «chiunque si sia sentito offeso». Ma è arrivata, altresì, la contestualizzazione del direttore della cerimonia di apertura, Thomas Jolly: no, quella non era una rappresentazione in chiave queer dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, ma un richiamo a Dioniso. Ovvero, al «dio della festa, del vino e padre di Sequana, la dea legata al fiume». E ancora: «L’idea – ha proseguito Jolly – era quella di una grande festa pagana, legata agli dei dell’Olimpo. Olimpo, Olimpo, spirito olimpico».
Molti, evidentemente, hanno frainteso. O forse, come scrive il Post, l’accostamento all’Ultima Cena in effetti c’era. Come dimostrerebbero alcune attività social dei protagonisti. Sia quel che sia, tanti – a cominciare dalla destra e dal mondo cattolico – hanno visto e interpretato quella scena come una rappresentazione del Cenacolo vinciano. Di qui l’accusa, in coro, di blasfemia.
La scena, intitolata Festivité, ha visto la partecipazione fra gli altri delle drag queen Nicky Doll e Piche, ma anche della DJ Barbara Butch al centro, con tanto di corona. Che ci fosse o meno un (voluto) richiamo all’Ultima Cena, giova ricordare che l’affresco di Leonardo, negli anni, è stato trasformato e rilavorato a più riprese. Diventando, di fatto, un’icona pop fra film, cartoni animati e pubblicità.
In principio furono i Simpson
Uno dei riferimenti più celebri, in questo senso, compare nei Simpson, l’oramai eterna serie americana creata da Matt Groening. Nel diciannovesimo episodio della sedicesima stagione, Apocalisse o non Apocalisse in italiano, Homer e i suoi amici nel finale di puntata si ritrovano, come d’abitudine, da Moe. Il bar più famoso (e famigerato) di Springfield. Homer è al centro della scena, seduto al bancone, circondato dagli altri personaggi che, beh, iniziano a bere birra. Il richiamo al Cenacolo è inevitabile.
Anche un’altra celebre serie a stelle e strisce, Dr. House – Medical Division, ha sfruttato l’Ultima Cena. A scopi promozionali. La NBC, infatti, a suo tempo ha pubblicato una fotografia che ritraeva i membri del cast attorno al protagonista, l’attore Hugh Laurie. Pubblicità simili sono state fatte anche per i Soprano e Lost.
South Park, tornando alle serie animate, fa riferimento all’Ultima Cena nel terzo episodio della tredicesima stagione, intitolato Margaritaville. I personaggi della serie sono seduti intorno a un tavolo. E la loro posizione, una volta di più, evoca l’affresco. Che dire, poi, della versione al neon messa in piedi dal maestro Nicolas Winding Refn in Copenhagen Cowboy?
Da Dalì a Warhol, passando per Buñuel
Nel 1986, quasi quarant’anni fa, il re della pop art – Andy Warhol – aveva invece realizzato un centinaio di opere basate, manco a dirlo, sull’Ultima Cena. Il contesto era una mostra a Milano. Alcune opere, fra l’altro, erano cartelloni pubblicitari. Prima di Warhol, si erano cimentati con il soggetto André Derain, Gustave Van De Woestyne e Salvador Dalí.
Quanto al cinema, vengono in mente fra i vari riferimenti quello – diciamolo pure – iper-trash de I mercenari 2, con Sylvester Stallone al centro della scena assieme ad altri action-hero d’eccezione come Jason Statham e Jean-Claude Van Damme. Il riferimento alto, invece, è quello di Viridiana di Luis Buñuel, Palma d’Oro a Cannes nel 1961. Viridiana, all’epoca, era incappato nelle maglie della censura. «Accusato di blasfemia e censurato in Spagna – scrive Wikipedia – venne duramente attaccato anche dal Vaticano».
Quella pubblicità accusata di...
In Francia, come ricorda Le Parisien, è interessante notare come il Cenacolo sia già stato al centro di un’aspra polemica e, addirittura, di una battaglia legale. L’Ultima Cena era stata evocata in una pubblicità di Marithé + François Girbaud. Lo spot, in un primo momento, era stato ritirato dopo una causa intentata dall’associazione religiosa Croyance et libertés. Nel 2006, per contro, la Corte di Cassazione aveva infine stabilito che la foto «non costituiva un disturbo manifestamente illegale» e che, di riflesso, «non era destinata a offendere i fedeli». Quasi vent’anni dopo, il mondo cattolico – francese ma non solo – è di nuovo in subbuglio. Nonostante le rassicurazioni di Jolly.