Il Big Ben torna a scandire la vita dei londinesi
L'attesa, per Londra e il Regno Unito, è finita. La Great Bell of the Great Clock of Westminster, nota a tutti come «Big Ben», tornerà in servizio a tempo pieno questa domenica, dopo essere stata pressoché in silenzio negli ultimi cinque anni. Mai, dalla sua inaugurazione avvenuta nel maggio del 1859, il suo suono era mancato così a lungo alle orecchie dei londinesi.
Una lunga ristrutturazione
Cinque anni di silenzio, dicevamo. E 80 milioni di sterline (89 milioni di franchi). Questi i costi del restauro che hanno tenuto fermo il Big Ben dal 2017 fino a oggi. E non parliamo di un restauro qualunque, si tratta del più ambizioso progetto di ristrutturazione mai intrapreso presso le Camere del Parlamento. Prima del via ai lavori, il Big Ben faceva risuonare i propri rintocchi ogni quarto d'ora, 24 ore su 24. Ma, come detto, dal 2017 i londinesi sono rimasti "orfani" di questo appuntamento che scandiva puntualmente la frenetica vita della metropoli. La Torre di Elisabetta e l'iconico quadrante dell'orologio sono stati avvolti dalle impalcature e le grandi campane sono state zittite.
Le rare eccezioni
Sono state pochissime le eccezioni che hanno rotto questo silenzio. E tutte sono avvenute per sottolineare degli avvenimenti di grande importanza per il Regno Unito. Le campane hanno suonato – grazie a un meccanismo sostitutivo – oltre che a Capodanno, quando è stata decretata la Brexit e durante i solenni funerali della regina Elisabetta. In questa occasione i rintocchi sono stati 96, scanditi a distanza di un minuto l'uno dall'altro, per celebrare gli anni di vita della sovrana.
Ma ora il Big Ben tornerà a fare il suo lavoro a tempo pieno e ad accompagnare le ore dei londinesi. L'ora esatta sarà annunciata dalla Grande campana. Mentre ogni quarto d'ora interverranno i musicali rintocchi minori: sol diesis, fa diesis, mi e si.
Il ritorno alla normalità
Un primo test di funzionamento è già avvenuto ieri, venerdì. Alle 11 in punto il custode del Big Ben, accompagnato dal team di orologiai, ha provato il suono delle campane. Il risultato è stato buono ed è stato udito dalle persone che, per l'occasione, si sono radunate nei pressi di Whitehall. «Meraviglioso, meraviglioso, è passato tanto tempo», ha dichiarato al Washington Post Art Wallace, 56 anni, che insieme alla madre ha deciso di recarsi a Londra partendo dallo Yorkshire, nel nord del Paese. Un evento che è stato ripreso in diretta anche dalla BBC e dalle altre emittenti nazionali.
E questa – in un periodo a dir poco burrascoso per il Regno Unito – è stata accolta come una buona notizia. Un ritorno alla normalità, rappresentato da uno dei simboli dell'Inghilterra e della sua efficienza. Non si può, infatti, non pensare al terremoto politico britannico degli ultimi mesi. Prima le dimissioni di Boris Johnson e Liz Truss che ha ripreso in mano le redini del Paese. Il lutto, arrivato pochissimo tempo dopo, per la perdita dell'amata sovrana Elisabetta II. La stessa Truss che in seguito ha consegnato le sue dimissioni, segnando il record di mandato più breve della storia britannica. Ora le è succeduto Rishi Sunak che ha già dovuto far fronte ad alcune polemiche. Insomma, in uno scenario parecchio movimentato, Il ritorno della solida presenza del Big Ben è stata, oggi più che mai, ben accolta.
Al lavoro dal 1859
Ben 163 anni di vita e di lavoro. Questo è quanto ha all'attivo il campanile più famoso del mondo. Era infatti il 1859 quando, sotto il regno della regina Vittoria, il grande orologio ha iniziato a ticchettare. Si trattava, all'epoca, del più grande e preciso strumento di misurazione del tempo che il mondo avesse mai visto. La torre che lo racchiude è un simbolo dello stesso regno Unito e uno dei monumenti più noti e fotografati al mondo, insieme alla Tour Eiffel.
Il silenzio al quale il Big Ben è stato costretto in questi sette anni è stato il più lungo della sua storia. L'orologio non si era nemmeno fermato durante i bombardamenti tedeschi della Seconda Guerra mondiale. Anzi, i suoi rintocchi risuonavano come un atto di sfida e di resistenza contro gli attacchi alla capitale britannica. Solo le luci della torre venivano spente durante le ore notturne per non fornire un punto di riferimento e un obiettivo alla Luftwaffe tedesca.
Soltanto alcune forti nevicate, si legge sul Washington Post, o le temperature invernali particolarmente rigide avevano bloccato le grandi lancette del Big Ben. Delle interruzioni però solo temporanee. Come anche quelle necessarie a rapide riparazioni e alle normali operazioni di manutenzione.

I lavori in dettaglio
Questa volta invece è stato necessario uno stop prolungato per il Big Ben. I lavori di ristrutturazione erano tanti, complessi e impegnativi. E hanno coinvolto diverse parti fondamentali della torre dell'orologio. A partire dalla sua guglia dorata. Ma anche i quadranti in vetro e il meccanismo della campana nella cella campanaria. Il ferro era arrugginito e il tetto aveva delle falle. Le pietre della torre, inoltre, si stavano sgretolando. A pesare in questo caso l'inquinamento a cui sono costantemente sottoposte e la a vernice nera che racchiude i quadranti dell'orologio, che non permetteva alle pietre di respirare. Senza contare che le riparazioni fatte al termine della guerra, negli anni Cinquanta, hanno peggiorato ancora di più lo stato della torre.
Per il pesante meccanismo che regola il movimento dell'orologio e i rintocchi delle campane, si è reso necessario il trasporto alla Cumbria Clock Company, come ha riferito l'ufficio stampa del Parlamento. Dove le delicate parti del Big Ben (più di 1.000) sono state affidate alle cure di specialisti nella riparazione degli orologi, pulite e riparate a regola d'arte.
L'origine del nome: un Sir o un pugile?
Famoso, famosissimo, il Big Ben è però il "soprannome" dato alla Grande Campana (Great Bell) e non a tutta la torre dell'orologio. Tuttavia, con il passare del tempo la sineddoche è entrata nell'uso e il nome si è esteso a tutta la struttura.
Sull'origine del nome Big Ben, tutt'ora incerta, sono accreditate due teorie. La prima vuole che il nome sia stato preso da quello di Sir Benjamin Hall (1802-1867), primo barone di Llanover, membro della Camera dei Comuni e supervisore dei lavori di ricostruzione del palazzo di Westminster. La seconda teoria, invece, sostiene che il nome derivi da quello di Benjamin Caunt, un pugile campione dei pesi massimi che disputò la sua ultima gara nel 1856.