Il calcio degli Azzurri è immerso in una guerriglia
Diciamo prima le cose che non troverete in questo pezzo. Così da farvi perdere tempo sì, ma con un certo grado di consapevolezza. In questo pezzo non verrà soddisfatto un quesito che da giorni arrovella il centro tecnico federale di Coverciano: Samuele Ricci, valido giovane del Torino, può agire da mediano basso? Il mediano basso è una sorta di mediano piano terra con ascensore, per intenderci, statico però autorizzato a salire ai piani alti. E ancora in questo pezzo non verrà risolto il dilemma che tiene in ansia mezza Bergamo e mezza Buenos Aires: per valorizzare i movimenti offensivi di Mateo Retegui meglio un attaccante possente come Moise Kean o una mezza punta (in linea con mezza Bergamo e mezza Buenos Aires) tipo Giacomo Raspadori? Questi sono un paio di temi, ve ne risparmiamo altri per rispetto del vostro tempo, che alimentano il dibattito attorno alla Nazionale italiana di calcio. La stessa Nazionale che la scorsa estate ha subito una umiliazione totale dalla Svizzera, la stessa che non si qualifica ai Mondiali da Sudafrica 2010, la stessa che non supera un girone ai Mondiali da Germania 2006, la stessa che ha un settore giovanile antiquato e spesso sterile di talento, la stessa che ha una Federazione col presidente in scadenza e nessun presidente formalmente candidato. Forse di questi ultimi temi dovremmo parlare. Forse. Altrimenti la possiamo chiudere qui suggerendo una deliziosa novella di Stefan Zweig, «Gli spensierati di Saint Moritz», i nobili satolli che ballano in abiti scintillanti mentre a valle imperversa la guerra. Più che attraversato da una guerra, il calcio italiano è immerso in una guerriglia. A cominciare dalla Federazione italiana giuoco calcio.
Il presidente uscente Gabriele Gravina, che vanta in bacheca la coppa di Campioni d’Europa, ha superato indenne un doppio tornante in discesa: il fallimento per la mancata qualificazione in Qatar e il fallimento per l’indecorosa sconfitta agli ottavi in Germania. Il segreto è tipicamente italiano: lasciare il gioco agli avversari e aspettare, pazientemente aspettare. Il più motivato e teatrale avversario di Gravina è Claudio Lotito, senatore di Forza Italia e proprietario della Lazio. Lotito ha cercato di smontare il potere di Gravina, pure la politica gli è venuta in soccorso con l’emendamento del collega di partito Giorgio Mulè; la Serie A ha invocato una riforma per avere più spazio, la Figc ha organizzato una assemblea per correggere lo statuto e dunque l'ha accontentata. Parentesi: in questa sfida a colpi di cavilli, domanda, Luciano Spalletti è stato confermato per confermare «er progetto» oppure perché non interessava a nessuno? Buona la seconda, risposta.
Le prossime elezioni per la Figc sono convocate per il 3 febbraio 2025. Gravina ha domato il dissenso in Serie A e ha protetto il consenso che arriva fino ai Dilettanti. Insomma è pronto per il terzo mandato. Però Gravina aspetta, e ancora aspetta, non si annuncia, non «scioglie la riserva» come ha spiegato in maniera solenne. Ci sono due ipotesi. La prima ipotesi. Non vuole sciogliere, assieme alla riserva, il fronte avversario. Un gruppo tutt’altro che coeso. Per mesi, per fare un esempio, si sono concentrati su Alessandro Del Piero presidente Figc (ma lo stesso Del Piero ha rifiutato). La seconda ipotesi. Gravina attende gli sviluppi dell’inchiesta giudiziaria che lo vede indagato per appropriazione indebita e autoriciclaggio per presunte irregolarità attorno a un bando per il canale telematico della Lega Pro. I fatti contestati, e Gravina si dichiara «estraneo a qualsiasi condotta illecita», risalgono al 2018 quando era presidente in terza serie.
Fra una manciata di mesi il sistema calcistico italiano dovrà votare il suo nuovo (o vecchio) presidente. Nulla dovrebbe cambiare. Tutto potrebbe cambiare. In attesa tutto resta fermo. Capirete che di Ricci e di Kean si potrebbe discuterne la prossima volta.