Il colosso VK ordina il rientro in Russia

Sì, il gigante tecnologico russo VK Group – cui fa capo il social network VKontakte – sta chiedendo ai dipendenti stabilitisi all’estero di tornare in Russia. Il motivo? Le autorità della Federazione stanno considerando di vietare il cosiddetto lavoro da remoto. Ne ha parlato il canale investigativo Mozhem Obyasnit, citando fonti vicine al dossier.
Il governo russo ritiene che 100 mila lavoratori dell’IT, il 10% della forza lavorativa attiva nel settore tecnologico, siano scappati dopo l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Mosca e, ancora, dopo l’annuncio di una mobilitazione parziale. Circa 80 mila, ad oggi, continuano a lavorare per aziende della Federazione dall’estero.
Perché una simile decisione?
Ora, dicevamo, la direzione di VK stando a quanto affermato da Mozhem Obyasnit avrebbe imposto ai dipendenti il ritorno in Russia. Pena, il rischio di essere licenziati. Una delle fonti interne a VK citate dall’articolo ha attribuito la decisione a «problemi di sicurezza dei server» e al desiderio di «prevenire fughe di notizie». Un’altra fonte, invece, ha collegato l’imposizione alla nuova legislazione, che vieterebbe il lavoro a distanza per determinate professioni. Uno stratagemma che consentirebbe a VK di licenziare in tronco chi, eventualmente, si rifiutasse di tornare in Russia.
A proposito di licenziamenti: VK teme, in caso di seconda mobilitazione o addirittura di legge marziale, che i dipendenti all’estero possano «deliberatamente sabotare» l’azienda se i loro familiari, in Russia, dovessero essere arruolati. Licenziare chi non torna a casa, beh, aiuterebbe VK a evitare rischi in questo senso.
Se è vero che i lavoratori IT non figuravano fra le categorie di cittadini arruolabili in occasione della prima mobilitazione parziale, avvenuta in autunno, sono stati segnalati diversi casi di dipendenti tecnologici che hanno ricevuto la convocazione.
Stando alle indiscrezioni, VK dovrebbe ufficializzare la sua decisione entro la fine di marzo.
L'acquisto di Yandex
VK impiega oltre 10 mila persone e possiede, come detto, il social VKontakte oltre ad altri servizi popolari in Russia come Mail.ru e Odnoklassniki. Il gruppo è in trattativa per acquistare Yandex, il più grande motore di ricerca e aggregatore di notizie della Federazione, noto come «il Google russo».
La vendita, annunciata da tempo e soggetta all’approvazione del governo, ha suscitato il timore che il Paese subisca un’ulteriore stretta sulla libertà di accesso ai contenuti indipendenti. Un timore fondato dai legami, stretti, fra VK e il Cremlino: l’amministratore delegato del colosso tech, Vladimir Kirienko, è infatti il figlio di Sergei Kirienko. Ovvero, del primo vice-capo di gabinetto dell’Amministrazione presidenziale di Vladimir Putin, già primo ministro all’epoca di Elstin.