Il corpo di Navalny è stato consegnato: e ora?

Dopo otto giorni dalla morte, il corpo di Alexei Navalny è stato consegnato a sua madre. Nonostante le minacce e gli ultimatum, dopo un lunga attesa, a Lyudmila Ivanovna Navalnaya è stata, finalmente, restituita la salma del figlio.
A darne notizia, nel tardo pomeriggio, è stata Kira Yarmysh, la portavoce dell'oppositore russo. «Il corpo di Alexei è stato consegnato a sua madre, ringraziamo tutti coloro che lo hanno richiesto insieme a noi», ha rivelato la donna con un post, pubblicato sul suo profilo X, aggiungendo che, al momento, la madre di Navalny non ha ancora fatto ritorno da Salekhard. Il capoluogo della regione artica di Yamalo-Nenets, ossia il luogo in cui la salma è stata conservata fino ad oggi, nell'obitorio di un ospedale.
Ciononostante, permane un alone di mistero sui funerali. «Non sappiamo ancora se le autorità interferiranno nella possibilità che vengano celebrati nel modo in cui vuole la famiglia e che Alexei merita», ha riferito la portavoce, specificando che maggiori informazioni saranno divulgate nel momento opportuno. Solo ieri, un investigatore segreto aveva chiesto alla famiglia di accettare i funerali segreti, altrimenti l'oppositore sarebbe stato sepolto nella colonia penale.
Il team di Navalny, inoltre, ha sottolineato che la restituzione del corpo è avvenuta secondo i limiti imposti dalla legge russa, ossia entro due giorni dall'accertamento della causa di morte. Causa che, nei giorni scorsi, è stata più volte discussa. Nelle prime ore dopo il decesso, i media russi dichiaravano che a uccidere Navalny fosse stato «un coagulo sanguigno, una trombosi». Tuttavia, nei giorni successivi al decesso, erano state avanzate ulteriori teorie. Dopo che sul corpo della vittima erano stati rinvenuti lividi, il Times, citando Vladimir Osechkin – fondatore del gruppo per i diritti umani Gulagu.net – ha suggerito che a uccidere Navalny fosse stato «un pugno al cuore», infertogli dopo essere stato esposto a condizioni di congelamento per diverse ore. Una tecnica utilizzata di sovente dalle forze speciali dell'ex KGB.
La stessa Navalnya, negli scorsi giorni, aveva dichiarato che a uccidere il figlio fosse stato lo stesso Putin, mentre il team dell'oppositore aveva promesso una generosa ricompensa in denaro ai membri delle forze di sicurezza che avessero collaborato per fornire informazioni sulle modalità della morte dell'oppositore russo. Tuttavia, la madre di Navalny, giovedì, ha firmato un certificato medico che confermava che a causare il decesso del figlio fossero state «cause naturali».
Ora, insomma, non resta che attendere. E aspettare che la famiglia, ufficialmente, decida cosa fare con il corpo, ora che, finalmente, le è stato restituito, nel giorno del secondo anniversario dall'inizio della guerra in Ucraina. Un momento delicato che, proprio per questo, preoccupa il presidente russo. Qualora avesse luogo un evento pubblico che si prevede possa scatenare manifestazioni di protesta. Ciò che Putin continua a temere, alimentando le teorie secondo le quali, anche se morto, Navalny rimanga una delle sue più grandi paure.