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Lo ha detto il portavoce Dmitry Peskov, precisando che non è in programma un incontro – Questa sera riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza ONU – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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23:56
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Turchia: «I terroristi non potranno approfittare della situazione in Siria»
La Turchia «non consentirà mai» ai gruppi terroristici di sfruttare la situazione in Siria, ha dichiarato lunedì il ministro degli Esteri Hakan Fidan al suo omologo statunitense.
Fidan, citato da Anadolu, ha discusso gli ultimi sviluppi in Siria in una telefonata con il Segretario di Stato Antony Blinken, secondo fonti del Ministero degli Esteri turco. Ha sottolineato l'importanza dell'integrità territoriale e dell'unità politica della Siria.
Fidan ha sottolineato l'importanza che la comunità internazionale sostenga il popolo siriano nella ricostruzione delle infrastrutture, trascurate per anni. Ha affermato che dovrebbero essere fatti sforzi per garantire la consegna ininterrotta di aiuti umanitari in Siria.
22:55
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Riad condanna come sabotaggio l'occupazione israeliana nel Golan
L'Arabia Saudita ha condannato la presa da parte di Israele di una zona cuscinetto pattugliata dalle Nazioni Unite sulle alture del Golan. «La presa della zona cuscinetto sulle alture del Golan... conferma la continua violazione da parte di Israele delle regole del diritto internazionale e la sua determinazione a sabotare le possibilità della Siria di ripristinare la sua sicurezza, stabilità e integrità territoriale», ha affermato il ministero degli esteri saudita in una dichiarazione.
22:54
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Scholz e Macron: «Pronti a collaborare con nuovi leader in Siria»
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron hanno parlato oggi della situazione in Siria dopo la caduta del presidente Bashar al-Assad e hanno detto di essere «pronti a collaborare con i nuovi leader» a determinate condizioni, ha affermato la cancelleria tedesca. «Entrambi hanno convenuto di essere pronti a collaborare con i nuovi leader, sulla base dei diritti umani fondamentali e della tutela delle minoranze etniche e religiose», si legge nella dichiarazione di Berlino.
22:52
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Blinken: «Determinati a non lasciare spazio all'Isis in Siria»
Gli Stati Uniti sono «determinati» a non lasciare che l'Isis si ricostituisca o crei santuari in Siria: lo ha detto il segretario di stato americano Antony Blinken, chiedendo che venga fatto tutto il possibile per «evitare la frammentazione» del paese dopo la caduta del potere di Bashar al-Assad.
«L'Isis tenterà di approfittare di questo periodo per ristabilire le sue capacità e creare santuari. Come dimostrato dagli attacchi di precisione che abbiamo effettuato questo fine settimana, siamo determinati a impedirlo», ha detto Blinken durante una cerimonia al dipartimento di stato.
22:51
22:51
Putin non vede Assad e tratta per salvare le basi
La bandiera del deposto regime è stata sostituita da quella degli ex oppositori anche sull'ambasciata siriana a Mosca, e la sede diplomatica ha detto di essere ora in attesa di «istruzioni» da parte del nuovo governo. Non ci poteva essere segnale più chiaro di come il vento sia cambiato ma anche dell'incertezza che regna sul futuro, mentre il Cremlino cammina sul filo del rasoio cercando di non voltare completamente le spalle all'ex presidente ma anche di salvare il salvabile, a partire dalle sue basi sul Mediterraneo.
È stato Vladimir Putin a prendere personalmente la decisione di concedere asilo «per motivi umanitari» ad Assad e alla sua famiglia, ha detto il portavoce Dmitry Peskov. Una decisione fatta filtrare nella serata di ieri da «una fonte» all'agenzia Tass. Nessun annuncio ufficiale, insomma, e nessun incontro previsto, almeno pubblico, tra Putin e il suo ex protetto. «Non c'è alcun colloquio del genere nell'agenda ufficiale del presidente», ha sottolineato Peskov, rifiutando anche di precisare quando sia stato l'ultimo incontro tra i due, anche se i media siriani avevano parlato di una visita segreta di Assad a Mosca alla fine di novembre.
Il copione rispecchia la necessità della leadership russa di cercare di creare o mantenere contatti con i nuovi padroni a Damasco, con l'obiettivo primario di salvare la base navale di Tartus - l'unica di Mosca sul Mediterraneo - e quella aerea di Hmeimim, nella vicina Latakia. «È troppo presto per parlarne, in ogni caso questo sarà argomento di discussione con coloro che saranno al potere in Siria», ha osservato il portavoce. Ma per capire chi saranno costoro anche Mosca dovrà aspettare la formazione del governo, soppesare il ruolo e l'importanza delle varie figure e le influenze esercitate da potenze regionali e mondiali. Per questo, ha affermato Peskov, mentre la Siria si avvia ad attraversare «un periodo molto difficile a causa dell'instabilità», è «molto importante mantenere il dialogo con tutti i Paesi della regione». Compresa la Turchia, il principale sostenitore dei ribelli e jihadisti che hanno rovesciato Assad.
La Russia cerca dunque di riprendersi dallo shock per lo smacco subito. «Quello che è successo probabilmente ha sorpreso il mondo intero, e noi non facciamo eccezione», ha ammesso Peskov. Mentre il segretario generale della Nato, Mark Rutte, non ha resistito alla tentazione di punzecchiare Mosca, insieme con Teheran, accusandole di essersi dimostrate «partner inaffidabili» di Assad.
I media e i blogger militari russi si sono mostrati quasi altrettanto impietosi nell'analisi di quanto successo, e dei costi che Mosca potrebbe essere chiamata a pagare. Emblematico il titolo dell'autorevole giornale del mondo imprenditoriale Kommersant: «La Russia ha perso il principale alleato in Medio Oriente». Mentre il canale Telegram Rybar, che vanta legami con il ministero della Difesa, mette in guardia dalle conseguenze di una possibile perdita delle due basi. Sia quella di Tartus sia quella di Hmeimim «hanno svolto un ruolo logistico importante per le operazioni della Russia in Libia e nel Sahel», sottolinea il blog. Un rimedio efficace potrebbe essere l'apertura di una nuova base a Port Sudan, sul Mar Rosso. «Ma la guerra civile in Sudan non è ancora finita, il che complica i negoziati in corso», valuta Rybar. Mentre un porto sulla costa libica della Cirenaica, di cui si parla da tempo, sarebbe troppo lontano per garantire i rifornimenti regolari con aerei da trasporto a pieno carico.
22:51
22:51
La Tunisia invita le parti siriane all'unità
La Tunisia sottolinea in una nota del ministero degli Esteri «la necessità di garantire la sicurezza del popolo siriano preservando l'integrità dello Stato siriano, come Stato unito e pienamente sovrano, libero dal caos, dalla frammentazione e dall'occupazione». La Tunisia respinge fermamente qualsiasi ingerenza straniera negli affari interni della Siria, si legge nel comunicato in cui il ministero ricorda la chiara distinzione tra lo Stato siriano e il regime politico in vigore, essendo quest'ultimo una questione esclusivamente siriana.
«Solo il popolo siriano, nella sua sovranità, ha il potere di scegliere il proprio regime politico e decidere del proprio futuro, senza alcun intervento esterno», sottolinea la nota.
La Tunisia invita inoltre tutte le parti siriane a sostenere l'unità nazionale e a dare priorità agli interessi del Paese. Questo approccio mira a preservare la sicurezza, l'indipendenza e la stabilità della Siria, promuovendo al tempo stesso una transizione politica pacifica che protegga lo Stato, ne garantisca la continuità e risponda alle legittime aspirazioni del popolo siriano.
«La Tunisia esprime la sua assoluta solidarietà al popolo siriano, sottolineando i legami storici e fraterni che uniscono le due nazioni, e riafferma la fiducia nella capacità dei siriani di superare questo periodo critico e di costruire un futuro promettente per il loro Paese».
22:50
22:50
Colloquio tra re Abdullah di Giordania e Biden sulla Siria
Re Abdullah II di Giordania e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden hanno discusso oggi nel corso di un colloquio telefonico degli ultimi sviluppi regionali, in particolare dell'attuale situazione in Siria.
Lo riferisce l'agenzia ufficiale giordana Petra citando una dichiarazione della corte reale, secondo cui il re ha ribadito la necessità di salvaguardare la sicurezza della Siria e dei suoi cittadini e di agire rapidamente per garantirne la stabilità.
Nel corso del colloquio re Abdullah ha inoltre chiesto di intensificare gli sforzi internazionali per fermare la guerra a Gaza e garantire la consegna di aiuti alla locale popolazione palestinese, e ha sottolineato l'importanza di lavorare per garantire il successo del cessate il fuoco in Libano.
Allo stesso tempo, conclude la Petra, il re ha messo in guardia dai pericoli della violenza dei coloni estremisti contro i palestinesi in Cisgiordania, nonché dalle violazioni dei luoghi santi musulmani e cristiani a Gerusalemme.
21:22
21:22
Spagna: per ora niente stop alle richieste di asilo di siriani
La Spagna, almeno per il momento, non ha in programma di sospendere i procedimenti in corso per la concessione dell'asilo a richiedenti provenienti dalla Siria, come invece deciso da altri Paesi: è quanto affermato dal ministro degli Esteri iberico, José Manuel Albares.
«Al momento non abbiamo questa presa di posizione», ha affermato da Parigi, dove si trova per un impegno istituzionale, in una dichiarazione ripresa dall'agenzia di stampa Europa Press.
20:48
20:48
«Attacchi aerei israeliani contro una base aerea a Damasco»
Esplosioni sono state udite in serata a Damasco, riferisce Al Jazeera online. Secondo un corrispondente dell'emittente tv qatariota, quattro attacchi aerei hanno preso di mira un eliporto ad Aqraba, nella campagna attorno alla città.
Sebbene nessun paese ne abbia rivendicato la responsabilità, questi attacchi avvengono mentre Israele continua a bombardare aree in tutta la Siria, nota ancora Al Jazeera, mentre la Reuters scrive nel suo sito web che almeno due esplosioni sono state udite nella zona di Barzeh, vicino a Damasco, dove c'è un ufficio del Syrian Scientific Studies and Research Centre, che in passato è stato sanzionato e anche colpito per i suoi legami con la produzione di armi chimiche.
I media arabi riferiscono di nuovi attacchi aerei israeliani in Siria, mirati contro una base aerea nei pressi della capitale, Damasco. L'aeroporto di Qabr Essit, utilizzato dall'esercito del deposto regime di Assad per gli elicotteri, è stato colpito negli attacchi.
I media arabi riferiscono anche che Israele ha attaccato il porto della città di Latakia, sulla fascia costiera nel nord-ovest della Siria. Secondo il canale saudita Al-Arabiya, le navi della Marina siriana del regime di Assad sono state colpite.
Il canale televisivo «Sabrin», affiliato alle milizie filo-iraniane in Iraq, ha riferito che nell'attacco è stato distrutto il sistema di difesa del porto e atri raid dell'Idf hanno preso di mira la zona Yafor a Damasco.
20:41
20:41
Anche l'Italia sospende le richiese di asilo dalla Siria
«Il Governo italiano ha stabilito, analogamente a quanto fatto da altri partner europei, di sospendere i procedimenti circa le richieste di asilo dalla Siria». Lo afferma una nota di Palazzo Chigi al termine del vertice «per valutare l'evoluzione della situazione in Siria», presieduto dalla premier italiana Giorgia Meloni.
La vicina Penisola si aggiunge a Germania, Austria, Grecia, Danimarca, Norvegia, Svezia, Francia, Belgio e Regno Unito che hanno deciso di sospendere le domande d'asilo dei siriani. Anche la Svizzera, ha informato in serata la Segreteria di Stato della migrazione (SEM), ha deciso di fare lo stesso.
20:41
20:41
«Accordo tra USA e Turchia per il ritiro dei curdi da Manbij»
Stati Uniti e Turchia hanno raggiunto un accordo per garantire il ritiro sicuro delle forze curde siriane sostenute dagli Usa dalla città assediata di Manbij, nel nord-est del Governatorato di Aleppo nel nord della Siria. Lo scrive Reuters online citando una fonte dell'opposizione siriana.
Il gruppo curdo Sdf «si è ritirato dalla città e deve ancora ritirarsi dalle altre aree» a est dell'insediamento, ha affermato la fonte dell'opposizione siriana a conoscenza della questione.
19:54
19:54
ONU: «L'Idf nella zona cuscinetto del Golan viola l'accordo 1974»
Lo schieramento dell'esercito israeliano nella zona cuscinetto del Golan rappresenta una «violazione» dell'accordo del 1974. Lo afferma l'ONU.
19:22
19:22
Siria: dalle carceri riaffiorano i dissidenti scomparsi
Un ex studente siriano di medicina, finito nelle carceri politiche del regime 13 anni fa perché aveva partecipato alle proteste governative del 2011, non ricorda nulla, nemmeno il suo nome. E i familiari faticano a riconoscerlo dietro il volto emaciato e trasfigurato dalle torture. Una donna esce dalla cella con quattro bambini, ma non sa chi è il loro padre. Mentre rivede la libertà dopo ben 43 anni di carcere Raghid Tatari, il decano dei prigionieri politici siriani, pilota militare imprigionato perché si era rifiutato di bombardare i civili durante il massacro di Hama compiuto dal governo nel 1982.
Sono solo alcune delle numerose storie dell'orrore e di liberazione che emergono dagli abissi oscuri delle famigerate ma impenetrabili carceri-mattatoi dell'ormai dissolto regime, incarnato per più di mezzo secolo dagli Assad. Sono ancora diverse migliaia i desaparecidos finiti, alcuni da più di 40 anni e spesso senza mai un processo, nelle segrete stanze di tortura nel sottosuolo di caserme e centri di detenzione. Si stima che più di un migliaio di questi siano libanesi, rastrellati dalle truppe siriane durante la guerra civile del Libano combattuta tra il 1975 e il 1991.
Queste e altre vicende del passato tornano prepotentemente d'attualità. Nelle ultime 24 ore le tristemente note prigioni politiche di Sednaya e di Adra, attorno a Damasco, sono state letteralmente circondate e, in parte, invase da migliaia di familiari degli scomparsi, giunti a piedi e in auto alla ricerca dei loro cari o di tracce dei loro familiari nelle celle e negli angusti corridoi.
Le fazioni armate che tra ieri e sabato hanno preso il controllo della capitale e delle altre città «liberate» di Latakia, Hama, Tartus, hanno chiesto l'aiuto della Protezione civile della regione di Idlib, da anni sotto il controllo delle opposizioni e per questo abituata a scavare sotto le macerie degli edifici crollati durante i ripetuti bombardamenti governativi e russi. Finora però i Caschi bianchi non sono riusciti a trovare alcun passaggio che possa condurre sotto presunti piani sotterranei del carcere di Sednaya, sigillati dalle guardie carcerarie prima di darsi alla fuga sabato scorso. Il comitato delle famiglie dei prigionieri di Sednaya riferisce che il carcere è ormai svuotato e che non sono stati trovati livelli sotterranei oltre a quelli già ispezionati nella cosiddetta Zona Rossa. Lo stesso comitato dei familiari ha ricordato che attorno a questi centri di detenzione il regime aveva posto cinture di mine anti-uomo e anti-carro e invita i civili ad evitare assembramenti nelle aree circostanti.
A Sednaya, come ad Adra, dove c'era anche la sezione femminile, una serie di celle e corridoi sono stati sigillati da cancelli blindati e chiusi elettronicamente. Prima di fuggire, i secondini hanno disattivato parte della rete elettrica delle prigioni, bloccando di fatto gli accessi a queste zone delle carceri. Le telecamere di sorveglianza sono rimaste però attive e dalla sala comandi erano invece visibili i detenuti, rimasti oltre i cancelli e ancora ignari di quello che stava succedendo oltre le sbarre e in tutto il Paese. «Cosa succede?!», chiede affannosamente un uomo accecato dalle torce dei cellulari dei soccorritori dentro il carcere di Sednaya. «È caduto Assad!», gli risponde qualcuno.
19:21
19:21
L'ONU chiede «pazienza e vigilanza» sul ritorno dei rifugiati siriani
«La Siria ha una straordinaria possibilità di avvicinarsi alla pace e di far tornare a casa la sua popolazione. Ma con la situazione ancora incerta, milioni di rifugiati stanno valutando attentamente quanto sia sicuro farlo. Alcuni sono impazienti, altri esitano. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) consiglia di rimanere concentrati sulla questione dei ritorni. Sarà necessaria pazienza e vigilanza, sperando che la situazione sul terreno si evolva in maniera positiva, consentendo finalmente ritorni volontari, sicuri e sostenibili - con i rifugiati in grado di prendere decisioni informate». Lo afferma in una nota l'Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi.
«Il fatto che le parti in Siria diano priorità all'ordine pubblico giocherà un fattore importante in queste decisioni. Una transizione che rispetti i diritti, le vite e le aspirazioni di tutti i siriani - a prescindere dall'etnia, dalla religione o dalle convinzioni politiche - è fondamentale affinché le persone si sentano al sicuro. Con l'evolversi della situazione, monitoreremo gli sviluppi, ci impegneremo con le comunità di rifugiati e sosterremo gli Stati per eventuali ritorni volontari organizzati», ha aggiunto.
18:57
18:57
Israele: «Respinto l'ultimo ricorso per il rinvio della testimonianza di Netanyahu»
Il tribunale distrettuale di Gerusalemme ha respinto la richiesta presentata oggi dai membri del gabinetto di sicurezza di rinviare la testimonianza del primo ministro Benyamin Netanyahu nel processo penale che inizia domani mattina, come riferiscono i media locali. I giudici hanno stabilito che non ci saranno ulteriori ritardi nel calendario.
Il premier dovrebbe iniziare la sua testimonianza domani alle 10 (le 9 in Svizzera) in una stanza sotterranea del tribunale distrettuale di Tel Aviv, e continuerà mercoledì pomeriggio. Sarà sentito dai giudici per tre volte a settimana per almeno le due settimane successive.
18:54
18:54
Il Regno Unito blocca le richieste di asilo dalla Siria
Il Regno Unito ha a sua volta annunciato la sospensione di qualsiasi decisione sulle richieste di asilo provenienti dalla Siria dopo la caduta del regime di Bashar Al Assad. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero degli Interni, secondo cui è necessario valutare l'evolversi della situazione. La decisione arriva sulla scia di quanto fatto già dalla maggioranza dei Paesi europei.
In base ai dati dell'Home Office, a settembre erano 6.502 i cittadini siriani in attesa di una decisione sulla loro richiesta di asilo presentata nel Regno Unito, la maggior parte dei quali erano arrivati nel Paese negli ultimi 12 mesi. Si calcola che più di 27.000 hanno fatto domanda di asilo presso le autorità britanniche dallo scoppio della guerra civile in Siria nel 2012, e nella stragrande maggioranza dei casi la richiesta è stata accettata. L'anno scorso, ad esempio, è stato accolto il 99% di tutte le domande dei migranti siriani.
Il Regno Unito si aggiunge a Germania, Austria, Grecia, Danimarca, Norvegia, Svezia, Francia e Belgio che hanno deciso di sospendere le domande d'asilo dei siriani. Anche la Svizzera, ha informato in serata la Segreteria di Stato della migrazione (SEM), ha deciso di fare lo stesso.
18:43
18:43
Londra stanzia 13 milioni in aiuti umanitari per la Siria
Il premier britannico Keir Starmer ha annunciato lo stanziamento da parte del Regno Unito di 11 milioni di sterline (12,3 milioni di franchi) in aiuti umanitari alla Siria, «rivolti ai bisogni dei più vulnerabili», dopo la caduta del regime di Bashar Al Assad.
Il primo ministro, in un'intervista con Sky News Arabia - durante il suo tour nel Golfo per incontrare i leader di due Paesi partner di Londra come Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti con l'obiettivo di rafforzare la collaborazione economica e nel settore della difesa - ha sottolineato che quanto accaduto a Damasco rappresenta un «punto di svolta» per il Paese.
Ma secondo Starmer il futuro della Siria non è ancora chiaro. Il primo ministro ha così esortato gli alleati a lavorare insieme per garantire che il Paese sia pacifico e respinga il terrorismo.
18:30
18:30
Migliaia di parenti dei detenuti davanti al carcere di Sednaya
Migliaia di persone si sono radunate questa sera davanti alla famigerata prigione di Sednaya, a una trentina di chilometri da Damasco, in attesa di notizie dei loro cari detenuti o scomparsi.
La fila di auto si estendeva per più di sette chilometri e la sera le famiglie hanno acceso falò davanti alla prigione, riferiscono i giornalisti dell'Afp sul posto.
«Sto aspettando nella speranza che uno dei miei cari venga ritrovato», ha detto Youssef Matar, 25 anni, che è lì da ieri.
18:24
18:24
Erdogan annuncia la riapertura del valico per il rientro dei siriani
Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha annunciato la riapertura di un valico di frontiera tra Turchia e Siria, in provincia di Hatay a circa 60 km da Latakya, per il rientro dei rifugiati dopo la caduta di Bashar Al Assad.
«Gestiremo il processo di ritorno volontario degli immigrati in modo consono alla nostra storia, cultura e a 13 anni di accoglienza eccezionale», ha detto Erdogan, durante un discorso dopo una riunione di gabinetto ad Ankara, trasmesso dalla tv di Stato Trt, mentre già da ieri centinaia di siriani si erano diretti verso altri valichi per tornare nel loro Paese di origine.
18:22
18:22
Jolani ha incontrato l'ex premier per coordinare il passaggio di poteri
Il leader dei ribelli siriani Abu Mohammed al-Jolani ha incontrato il primo ministro siriano uscente Mohammed al-Jalali e ha discusso del «trasferimento dei poteri». Lo hanno affermato i ribelli.
Jolani, che ora usa il suo vero nome Ahmed al-Sharaa, ha incontrato Jalali «per coordinare un trasferimento del potere che garantisca la fornitura di servizi» al popolo siriano, ha affermato una dichiarazione pubblicata sui canali Telegram dei ribelli, mentre un breve video dell'incontro ha mostrato che vi ha partecipato anche Mohammed Bashir, che guida il «governo della salvezza» dei ribelli nel loro bastione della Siria nord-occidentale.
Nel frattempo il Parlamento siriano si è detto oggi pronto a sostenere la volontà del popolo di costruire un nuovo Paese, all'indomani della fuga del presidente Bashar al-Assad da Damasco mentre i ribelli prendevano il potere.
«L'8 dicembre è stato un giorno storico nella vita di tutti i siriani. Sosteniamo la volontà del popolo di costruire una nuova Siria verso un futuro migliore governato dalla legge e dalla giustizia», ha affermato il parlamento, in precedenza pro-Assad, in una dichiarazione diffusa dalla Sana, l'agenzia di stampa statale il cui logo su Telegram ora ha le tre stelle della bandiera dei ribelli.
18:04
18:04
Il Belgio sospende le domande di asilo dei siriani
L'Ufficio del Commissario generale per i rifugiati e gli apolidi (Cgra) del Belgio ha deciso di sospendere temporaneamente l'esame delle domande di asilo dei siriani. Lo conferma l'agenzia di stampa Belga.
In pratica le domande saranno messe «in attesa» fino a quando la situazione nel Paese non sarà più chiara. Negli ultimi dieci anni circa 35.000 siriani hanno beneficiato di protezione in Belgio e nel 2024 hanno rappresentato ancora una volta la prima nazionalità in termini di domande di asilo.
Il Segretario di Stato per l'Asilo e la Migrazione, Nicole de Moor, ha dichiarato di aver «chiesto ai dipartimenti competenti di monitorare attentamente la situazione». «Lo status di rifugiato non è necessariamente eterno: se la situazione in Siria migliorerà in modo permanente, chiederò al Cgra di riesaminare lo status dei siriani arrivati qui negli ultimi cinque anni. Ma è ancora troppo presto per questo», ha detto aggiungendo che i suoi servizi «non revocheranno il diritto di residenza a persone che si sono integrate in modo permanente e che, ad esempio, lavorano qui, parlano bene il francese e hanno figli in età scolare.
«Possiamo anche aiutare le persone che vogliono tornare adesso: il nostro Paese ha un sistema di sostegno ben sviluppato per il rimpatrio volontario», ha aggiunto De Moor.
Il Belgio si aggiunge a Germania, Austria, Grecia, Danimarca, Norvegia, Svezia, Francia che hanno deciso di sospendere le domande d'asilo dei siriani. Anche la Svizzera, ha informato in serata la Segreteria di Stato della migrazione (SEM), ha deciso di fare lo stesso.
17:29
17:29
«I tempi per un accordo sugli ostaggi sono maturi»
Un alto funzionario israeliano ha riferito questa sera a Ynet che «entro una settimana o due» sarebbe possibile raggiungere un accordo sugli ostaggi aggiungendo che «le condizioni sono mature». Sebbene l'ufficio del primo ministro questa mattina abbia raffreddato le notizie, anche il ministro degli Esteri Gideon Saar ha espresso un crescente ottimismo riguardo all'accordo.
Intanto, fonti vicine a un alto dirigente di Hamas hanno dichiarato che c'è stato uno «sviluppo significativo nei negoziati». Hamas ha accettato una cessazione graduale delle ostilità, proponendo un accordo suddiviso in tre fasi.
17:17
17:17
Siria: ribelli concedono l'amnistia ai militari siriani
I ribelli siriani hanno concesso l'amnistia a tutto il personale militare arruolato durante il regime del deposto presidente Bashar al-Assad: lo rende noto Hts sul suo canale Telegram, ripreso dal Guardian.
17:16
17:16
La Francia sospende le domande di asilo dei siriani
Il governo francese intende sospendere le domande di asilo dei siriani. Lo rende noto il ministero dell'Interno francese.
La Francia si aggiunge a Germania, Austria, Grecia, Danimarca, Norvegia e Svezia che hanno deciso di fare lo stesso.
16:53
16:53
Il Brasile ritira il personale dall'ambasciata di Damasco
Il governo del Brasile ha ordinato il ritiro del proprio personale diplomatico dall'ambasciata di Damasco, in Siria. La decisione è stata adottata dal presidente Luiz Inacio Lula da Silva per proteggere i funzionari brasiliani dopo il rovesciamento del dittatore Bashar al-Assad. Lo riferisce il portale G1 secondo cui il governo considera impossibile garantire la sicurezza dell'edificio e dei suoi dipendenti.
I diplomatici brasiliani saranno trasportati in un convoglio verso la capitale del Libano, Beirut, da dove saranno rimpatriati. Il Brasile segue la decisione già adottata da paesi europei.
16:34
16:34
Giordania ed Egitto contro l'occupazione israeliana nel Golan
La Giordania e l'Egitto hanno condannato la decisione di Israele di occupare le aree controllate dalla Siria in una zona cuscinetto pattugliata dall'Onu sulle alture del Golan.
«Condanniamo il fatto che Israele sia entrato nel territorio siriano e abbia preso il controllo della zona cuscinetto», ha detto il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi, definendo la mossa una «violazione del diritto internazionale».
Anche il Cairo, in un comunicato del ministero degli Esteri, ha condannato «l'ulteriore occupazione delle terre siriane» da parte di Israele definendola un tentativo di imporre una nuova realtà sul campo.
16:33
16:33
La Svezia sospende le espulsioni e le domande di asilo dei siriani
La Svezia sospenderà le espulsioni e le richieste di asilo per i rifugiati siriani. Lo riferisce il Servizio immigrazione del Paese scandinavo.
Il Paese scandinavo si aggiunge a Germania, Austria, Grecia, Danimarca e Norvegia che hanno deciso di fare lo stesso.
16:13
16:13
Hts: «Non imponiamo il velo alle donne né limitiamo libertà»
Hayat Tahrir al Sham, la coalizione di milizie che ha rovesciato il potere siriano di Bashar al Assad, afferma all'ANSA attraverso un portavoce che il nuovo governo in Siria non imporrà il velo alle donne, né introdurrà alcuna forma di limitazione alle libertà individuali.
«In tutti questi anni di amministrazione a Idlib e nelle altre zone liberate non abbiamo mai imposto il velo a nessuno, né ai musulmani né ai curdi, né ai drusi, né ai cristiani. Perché dovremmo cominciare a imporre adesso limiti alle libertà individuali?», si è chiesto retoricamente Mazen Jaber, uno dei portavoce di Hts.
16:12
16:12
Stop anche in Danimarca e Norvegia alle domande d'asilo dei siriani
Anche Danimarca e Norvegia hanno annunciato che sospenderanno l'esame delle domande di asilo dei rifugiati siriani «a causa della situazione molto incerta nel Paese dopo la caduta del regime di Assad». I due Paesi si aggiungono a Germania, Austria e Grecia che hanno deciso di fare lo stesso.
16:05
16:05
«A Sednaya non ci sono detenuti intrappolati»
L'Associazione per i detenuti e gli scomparsi nella prigione di Sednaya (Admsp) ha affermato in una dichiarazione che non ci sono più prigionieri intrappolati né sopra né sottoterra del carcere-mattatoio vicino Damasco. Lo riporta la Bbc.
«Non c'è verità sulla presenza di detenuti intrappolati sottoterra e le informazioni contenute in alcuni resoconti della stampa sono imprecise», afferma l'associazione secondo cui i suoi team hanno confermato che il carcere «è stato svuotato di tutti i detenuti in tutti i suoi edifici».
L'ultimo detenuto del carcere - sottolinea il gruppo - è stato liberato ieri.
15:56
15:56
Anche la Grecia sospende le domande di asilo dei siriani
La Grecia ha sospeso le richieste di asilo di circa 9.000 siriani. Lo scrive Reuters online citando una fonte di alto livello del governo ellenico. La decisione giunge dopo che anche Germania e Austria hanno bloccato le richieste di asilo per i cittadini siriani.
Al momento, stando ai dati del Ministero dell'Immigrazione ellenico, la Grecia ha circa 9.000 domande in sospeso di persone provenienti dalla Siria, che «non sono più considerati rifugiati dopo gli ultimi sviluppi», hanno dichiarato fonti del ministero al giornale greco To Vima. Il giornale scrive che la Grecia «si sta preparando a congelare le decisioni sulle richieste di asilo dei siriani» e che questo venerdì si terrà una riunione del Consiglio governativo per gli affari esteri e la difesa (KYSEA) per decidere al riguardo.
«Il ritorno alla normalità democratica ci rende cautamente ottimisti, e ci porta a prevedere un possibile ritorno di molti rifugiati, persone che hanno sofferto a causa della situazione in Siria», ha annunciato il portavoce del governo greco, Pavlos Marinakis, nel suo odierno briefing con la stampa.
Alla domanda se Atene teme nuovi flussi di rifugiati, Marinakis ha risposto che non sembrano esserci motivi di preoccupazione. «È un dato di fatto che la Grecia ha un meccanismo di accoglienza con molte meno strutture, ma molto più sicure, e persegue una politica migratoria rigorosa ma equa», ha aggiunto.
15:53
15:53
Prime accuse di terrorismo contro i palestinesi catturati a Gaza
La polizia israeliana ha annunciato oggi che tre palestinesi catturati nella Striscia di Gaza sono stati accusati di «terrorismo». Si tratta delle prime accuse mosse contro i palestinesi dopo l'attacco compiuto il 7 ottobre.
«Per la prima volta dall'inizio della guerra, oggi sono state depositate accuse in un tribunale israeliano contro membri di Hamas di Gaza, accusati di appartenenza ad un'organizzazione terroristica e di voler commettere attacchi in Israele contro civili e forze di sicurezza», dice la polizia.
«L'indagine è completata» e «l'ufficio del procuratore militare ha presentato le accuse contro di loro», ha aggiunto la polizia nel suo comunicato stampa.
15:48
15:48
La fuga di Assad riaccende i riflettori su Tulsi Gabbard come possibile capo degli 007 statunitensi
Si riaccendono i riflettori sull'ex deputata dem Tulsi Gabbard, oggi al Congresso per tentare di salvare la sua nomination a capo della National Intelligence. Il crollo del regime siriano e la fuga di Assad a Mosca, scrive Politico, hanno riaperto gli interrogativi sulle sue passate simpatie per il brutale dittatore, che incontrò in una visita segreta nel 2017 mettendo in discussione le conclusioni degli 007 USA che avesse usato il gas contro i civili.
Nel mirino anche la sua eco di alcune tesi della propaganda del Cremlino contro l'Ucraina. A Capitol Hill Gabbard cerca di blindare la sua nomina partendo dall'incontro con tre senatori repubblicani, tra cui Lindsey Graham, stretto alleato di Donald Trump.
15:10
15:10
L'esercito israeliano è penetrato con i carri armati nella regione siriana di Qunaytra
L'esercito israeliano è penetrato oggi con i suoi carri armati all'interno della regione siriana di Qunaytra, raggiungendo la periferia del capoluogo del Golan siriano. Lo riferiscono fonti sul posto, a conferma di quanto raccontato in queste ore dalla tv al Jazira e dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria.
14:36
14:36
«Operazione israeliana sotto copertura in Cisgiordania»
Forze israeliane sotto copertura si sono infiltrate oggi nella città di Tubas, in Cisgiordania, e hanno fatto irruzione in un negozio sulla strada principale, mentre i soldati sparavano fumogeni nella zona. Lo riferisce l'agenzia di stampa palestinese Wafa.
L'esercito israeliano (Idf) da parte sua ha dichiarato di aver effettuato un attacco con droni contro uomini armati palestinesi a Tubas, ulteriori dettagli saranno forniti in seguito.
14:35
14:35
«Vittime e feriti in un raid israeliano nel nord di Gaza»
L'agenzia palestinese Wafa riferisce che diversi civili sono stati uccisi e altri sono rimasti feriti in un bombardamento israeliano su una scuola che ospitava sfollati nel campo di Jabalia, a nord della Striscia di Gaza.
Diversi cittadini sono rimasti uccisi e altri feriti dopo che l'aviazione dell'Idf ha preso di mira un'area residenziale nei pressi della moschea di Al-Maqadma, vicino all'ospedale Kamal Adwan.
Secondo il ministero della Sanità di Hamas, dall'inizio della guerra sono stati uccisi 44.708 palestinesi.
14:33
14:33
Anche l'Austria blocca le richieste d'asilo ai siriani
L'Austria sospende le richieste di asilo dei rifugiati siriani e si prepara a «espellerli». Lo afferma il governo in un comunicato. Una decisione analoga è stata annunciata oggi dalla Germania.
13:38
13:38
Presentato il capo del governo di transizione in Siria
Sarà Muhammad Bashir, e non l'esiliato ex premier siriano Riad Hijab o l'attuale primo ministro Muhammad Jalali, il capo del governo di transizione a Damasco. Lo riferisce la tv al Jazeera nella capitale siriana.
Secondo l'emittent del qatar, Muhammad Bashir è il premier del «governo di salvezza», che da anni amministra nel nord-ovest siriano le aree sotto controllo di Hayat Tahrir ash Sham (Hts), guidata da Abu Muhammad Jolani (Ahmad Sharaa).
La scelta di Muhammad Bashir sarebbe stata imposta, afferma la tv, dal leader dei ribelli Abu Mohammad al Jolani.
13:25
13:25
«Soldati siriani in fuga, oltre 4.000 hanno raggiunto l'Iraq»
Oltre 4.000 soldati dell'esercito siriano sono entrati in Iraq da quando le forze ribelli hanno preso Damasco e rovesciato il governo di Bashar al-Assad: lo afferma un funzionario della milizia nell'Iraq occidentale, citato dai media internazionali.
Il funzionario delle Anbar Tribal Mobilization Forces afferma che i soldati hanno consegnato le loro armi, munizioni e veicoli blindati e saranno ospitati in un campo senza precisare dove.
13:25
13:25
«Per ora i rimpatri in Siria non sono sicuri»
«I rifugiati siriani sognano da 10 anni di poter tornare nel loro Paese e ci sono elementi che fanno ben sperare ma al momento è prematuro valutare gli effetti sulla dimensione migratoria». Lo dichiara un portavoce della Commissione Europea.
«Il rientro o meno nel Paese è una decisione individuale, per ora giudichiamo che non ci siano le condizioni per rimpatri sicuri e dignitosi in Siria», ha precisato il portavoce.
13:23
13:23
Turchia, centinaia di rifugiati ai valichi per tornare in Siria
Centinaia di rifugiati siriani, scappati in Turchia dopo l'inizio del conflitto nel loro Paese, si sono messi in fila al valico di frontiera di Cilvegozu, sul confine turco siriano, per tentare di rientrare in Siria dopo la caduta di Bashar Al Assad.
Viene permesso di passare ai rifugiati che hanno completato le procedure per il rientro nel Paese, riferiscono i media turchi, senza fornire dati su quante persone sono riuscite finora ad attraversare il confine.
«Sono arrivato in Turchia dalla Siria nel 2014. La nostra vita era finita. Se Dio vuole, il nostro futuro sarà buono. La Siria si sta rimettendo in piedi ma non inizieremo da zero», ha affermato uno di loro, Hamid Mahmud, come riferisce Hurriyet, secondo cui i migranti si sono messi in fila già dalle prime ore del mattino al valico che si trova nel distretto di Reyhanli, in provincia di Hatay, a circa una trentina di chilometri a ovest di Aleppo.
Al momento non si registrano tensioni e i militari hanno allestito un posto di blocco a 5 chilometri dal valico in modo tale da non creare affollamenti. Dopo i controlli dei documenti, i siriani ritenuti idonei ad attraversare il confine vengono mandati verso il valico.
Secondo i media turchi, già da ieri, immediatamente dopo le notizie relative alla caduta di Assad, molti siriani si erano diretti verso le zone di confine per tornare al loro Paese di origine, non solo attraverso il valico di Cilvegozu ma anche tramite quello di Oncupinar, che si trova ad una quarantina di chilometri a nord di Aleppo, in provincia di Kilis.
13:01
13:01
Insorti siriani filo-turchi tolgono Manbij ai curdi
Le fazioni armate siriane filo-turche hanno preso il controllo della città siriana settentrionale di Manbij, tra Aleppo e l'Eufrate, togliendola di fatto alle forze curdo-siriane, espressione locale del Partito dei lavoratori curdi (Pkk). Lo riferiscono fonti sul terreno a Manbij.
L'artiglieria e l'aviazione turca hanno partecipato all'offensiva di terra contro l'enclave di Manbij.
13:01
13:01
La Germania blocca le richieste di asilo dalla Siria
Il ministero dell'Interno tedesco ha deciso di stoppare le decisioni sulle richieste di asilo da parte dei siriani, in seguito alla caduta di Assad. Lo scrive il portale di Der Spiegel.
Al momento non è chiaro come si svilupperà la situazione, ha affermato un portavoce del ministero citato dal magazine, per questo motivo non è possibile fare delle valutazioni fondate.
12:10
12:10
Quattro soldati israeliani uccisi nel sud del Libano
Quattro soldati israeliani sono stati uccisi nel Libano del sud. Lo annuncia l'esercito israeliano.
12:01
12:01
I ribelli ai profughi: «La Siria libera vi attende»
Uno dei principali comandanti dei ribelli siriani, Hasan Abdul Ghani, ha incoraggiato su X i profughi scappati dal regime a tornare a casa: «Agli sfollati di tutto il mondo, la Siria libera vi attende».
Nella Turchia meridionale, scrive Sky News, al valico di frontiera di Oncupinar, vicino alla città di Kilis, le famiglie siriane fanno la fila per rientrare nel loro Paese d'origine.
11:27
11:27
Chiesto il rinvio dell'interrogatorio a Netanyahu
Alla vigilia dell'inizio della testimonianza del premier Benyamin Netanyahu, 12 ministri hanno firmato una lettera inviata dal ministro delle Finanze Bezalel Smotrich al consigliere legale del governo, Gali Beharve-Miara, e al direttore dei tribunali, chiedendo che la testimonianza del primo ministro venga rinviata «a causa dell'eccezionale situazione di sicurezza».
«La lettera è firmata dai ministri Amsalem, Ben Gvir, Gamaliel, Avi Dichter, Dermer, Wasserlauf, Cohen, Katz, Levin, Strock, Smotrich e Regev », ha scritto Smotrich, citato dai media israeliani.
11:02
11:02
Basi militari russe in Siria: «È troppo presto per parlarne, ne discuteremo con chi sarà al potere»
«È troppo presto per parlarne, in ogni caso è tutto argomento di discussione con coloro che saranno al potere in Siria». Così il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha risposto a una domanda sul futuro delle basi militari russe in Siria.
Lo riporta l'agenzia Interfax, secondo cui Peskov ha anche dichiarato che ora Mosca sta agendo per garantire «la sicurezza» delle sue basi.
11:01
11:01
UNICEF: «Almeno 80 bambini uccisi in Siria in 2 settimane»
«Con la situazione in Siria in rapida evoluzione, l'Unicef rinnova l'appello del Segretario generale delle Nazioni Unite alla calma, ad astenersi dalla violenza e a proteggere i diritti di tutti i siriani - soprattutto i bambini, almeno 80 dei quali sono stati uccisi nelle ultime due settimane».
Lo dichiara la direttrice generale del Fondo delle Nationi Unite per l'infanzia (Unicef), Catherine Russell, confermando l'impegno dell'organizzazione «a restare sul campo, a lavorare con i suoi partner per fornire assistenza salvavita ai bambini e alle loro famiglie».
Le condizioni umanitarie nel Paese sono «difficili, milioni di bambini e famiglie affrontano estrema deprivazione. Più di 10 anni di conflitto hanno causato ingenti danni a infrastrutture essenziali, sfollamenti su larga scala e accesso gravemente limitato a servizi essenziali che comprendono acqua sicura, servizi igienico sanitari, salute, nutrizione, protezione e istruzione».
L'agenzia Onu per l'infanzia chiede a tutte le parti di «garantire che gli operatori umanitari abbiano accesso sicuro e senza ostacoli per raggiungere bambini e famiglie con assistenza. Questo è fondamentale per poter ampliare rapidamente la risposta e rispondere ai crescenti bisogni umanitari».
A tutte le parti l'Unicef chiede anche di «impegnarsi per una pace durevole, affinché i bambini della Siria possano sopravvivere e crescere bene. I bambini in Siria hanno già sofferto abbastanza. Hanno bisogno di un futuro di pace, dignità e opportunità.»
10:58
10:58
Il Cremlino: «Putin ha deciso di dare asilo a Bashar al-Assad»
La decisione della Russia di dare asilo a Bashar al Assad è stata presa personalmente dal presidente Vladimir Putin. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato della agenzie russe. Peskov ha inoltre dichiarato che Vladimir Putin non ha in programma un incontro con Bashar al Assad.
10:55
10:55
I siriani ispezionano i tunnel del carcere-mattatoio a Damasco
Le squadre di protezione civile siriana stanno indagando sulle «celle sotterranee nascoste» nella famigerata prigione Sednaya, vicino Damasco, dopo che con la caduta del regime il carcere, definito da Amnesty un «mattatoio umano», è stato aperto e i detenuti rilasciati.
Ora si tratta di capire se nelle celle sottoterra ci siano ancora persone vive. Lo riportano i medi internazionali.
Molti i video delle persone liberate dalla famigerata prigione. «Non abbiate paura... Bashar Assad è caduto», dice uno dei ribelli in un video mentre cerca di far uscire in fretta e furia fiumi di donne dalla prigione di Sednaya. Mentre escono dalle celle, si può vedere un bambino camminare lungo un corridoio.
Secondo Rami Abdurrahman dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, decine di migliaia di detenuti sono stati finora liberati dalle prigioni siriane.
Nel 2022, un rapporto indipendente Admsp ha affermato che Saydnaya «è diventata effettivamente un campo di sterminio» dopo l'inizio della guerra civile, riporta Bbc. Si stima che più di 30.000 detenuti siano stati giustiziati o siano morti a causa di torture, mancanza di cure mediche o fame tra il 2011 e il 2018. Citando i resoconti dei pochi detenuti rilasciati, almeno altri 500 detenuti sono stati giustiziati tra il 2018 e il 2021.
10:10
10:10
Israele ha colpito siti sospettati di possedere armi chimiche e razzi a lungo raggio in Siria
Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar ha affermato che Israele ha colpito siti sospettati di possedere armi chimiche e razzi a lungo raggio in Siria per impedire che cadessero nelle mani di attori ostili. Lo riportano i media israeliani.
Sa'ar afferma che «l'unico interesse che abbiamo è la sicurezza di Israele e dei suoi cittadini». «Ecco perché abbiamo attaccato i sistemi d'arma strategici, come ad esempio le armi chimiche rimaste, o i missili e i razzi a lungo raggio, affinché non cadessero nelle mani degli estremisti.
10:09
10:09
La Turchia chiede per la Siria un «governo inclusivo»
«Ci aspettiamo che gli attori internazionali, soprattutto le Nazioni Unite, diano una mano al popolo siriano e sostengano la creazione di un'amministrazione inclusiva». Lo ha affermato il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, durante una conferenza ad Ankara con gli ambasciatori turchi nel mondo.
«In Siria è iniziata una nuova era, ora è necessario concentrarsi sul futuro», ha detto il ministro. «La Turchia, che ha teso la mano ai suoi fratelli siriani in tempi difficili, sarà con loro in questa nuova pagina che è stata aperta a Damasco», riferisce la tv di Stato Trt.
10:08
10:08
Un drone dallo Yemen colpisce a Yavne
L'esercito israeliano (Idf) annuncia che un drone proveniente dallo Yemen stamattina ha colpito un edificio residenziale nella città meridionale di Yavne. L'esercito afferma che sta indagando sul motivo per cui le sirene non si sono attivate. Lo riferisce il Times of Israel.
L'attacco non ha provocato feriti ma sono stati danneggiati diversi appartamenti.
09:47
09:47
La bandiera dei ribelli issata sull'ambasciata siriana a Mosca
La bandiera dei ribelli è stata issata stamattina sull'ambasciata siriana a Mosca: lo riporta la TASS. In precedenza, la bandiera della Repubblica Araba Siriana, simbolo del regime di Bashar al-Assad, era stata rimossa dall'edificio dell'ambasciata dopo che l'opposizione dei ribelli jihadisti ha preso il potere nel Paese.
09:43
09:43
«Un morto e 4 feriti in un raid israeliano nel sud Libano»
L'esercito libanese ha dichiarato che una persona è stata uccisa e quattro dei suoi soldati sono stati feriti in un attacco israeliano che ha preso di mira un veicolo nel sud del Paese, dove il 27 novembre è entrato in vigore un fragile accordo di cessate il fuoco tra Hezbollah e Israele.
«Il nemico israeliano ha preso di mira un'auto nei pressi del checkpoint militare di Saf al-Hawa - Bint Jbeil, uccidendo un cittadino e ferendo in modo lieve quattro soldati», ha dichiarato in un comunicato.
09:36
09:36
L'Iran ha aperto un canale di comunicazione con i ribelli
L'Iran ha aperto una linea di comunicazione diretta coi ribelli della nuova leadership siriana da quando il suo alleato Bashar al-Assad è stato destituito: lo ha dichiarato a Reuters un alto funzionario iraniano spiegando che l'obiettivo è «impedire una traiettoria ostile» tra i due Paesi.
L'alto funzionario afferma che i vertici religiosi dell'Iran, di fronte alla perdita di un importante alleato a Damasco e al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca a gennaio, sono disponibili a collaborare con i nuovi leader siriani.
«Questo impegno è fondamentale per stabilizzare i legami ed evitare ulteriori tensioni regionali», ha detto.
09:00
09:00
«Hamas consegna all'Egitto una lista di ostaggi da liberare»
Hamas ha consegnato domenica all'Egitto una lista di ostaggi israeliani suoi prigionieri a Gaza che dovrebbero essere rilasciati nell'accordo con Israele. La lista include nomi di rapiti malati, anziani e feriti, e quattro con cittadinanza americana.
Lo riferisce il media del Qatar Al-Araby Al-Jadeed del Qatar, secondo cui le parti stanno dimostrando una volontà «senza precedenti» nei loro sforzi per raggiungere un'intesa e che i mediatori Qatar, Egitto e Stati Uniti stanno supervisionando i colloqui. Ai mediatori è stato inviato anche un elenco di detenuti palestinesi che Hamas vorrebbe scambiare.
08:35
08:35
Pezeshkian: «Il popolo siriano decida del proprio futuro»
«Il popolo siriano è l'unico che dovrebbe decidere del futuro del suo Paese e del suo sistema politico», ha dichiarato in serata il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, in riferimento alla caduta del governo del presidente Bashar Assad.
Sottolineando l'importanza di «preservare l'unità, la sovranità e l'integrità territoriale della Siria», il presidente ha chiesto di tenere un «dialogo tra i diversi gruppi siriani per porre fine ai conflitti militari e alla violenza il prima possibile, in modo che il popolo siriano possa decidere il proprio destino, libero da preoccupazioni o interferenze esterne 'distruttive'».
Secondo la Tv di stato, ha anche sottolineato la necessità di proteggere i luoghi sacri e tutte le missioni diplomatiche in Siria.
08:21
08:21
Erdogan: «Sono rimasti solo due leader nel mondo, io e Putin»
«In questo momento, tra i leader nel mondo già sono rimaste solo due persone. Una sono io, l'altra è (il presidente russo) Vladimir Putin». Lo ha affermato il capo di Stato turco, Recep Tayyip Erdogan, durante un discorso ieri sera a Gaziantep, città turca vicino al confine con la Siria, trasmesso da Anadolu.
08:20
08:20
Operazione dell'IDF nella regione siriana dell'Hermon
L'esercito israeliano (Idf) ha confermato questa mattina che le sue truppe sono entrate ieri nel territorio della Siria e ha pubblicato su Telegram alcune immagini che ritraggono i soldati durante l'operazione, che è stata effettuata «dalla 5101. unità (Sayeret Shaldag) nella regione siriana dell'Hermon», si legge nel messaggio.
08:03
08:03
La Svizzera invita a rispettare il diritto internazionale umanitario
Dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, la Svizzera ha invitato tutte le parti coinvolte nella guerra civile in Siria a rispettare il diritto internazionale umanitario. «I civili devono essere protetti. Le parti coinvolte devono lavorare per la pace e la riconciliazione», ha scritto su X il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).
Osservare la situazione
La Segreteria di Stato per la migrazione (SEM) ha sottolineato che le conseguenze del cambiamento dei rapporti di forza in Siria sulle procedure di asilo in Svizzera non sono ancora prevedibili. Secondo la SEM, i siriani che desiderano tornare nel loro Paese osserveranno prima di tutto l'evoluzione della situazione sul posto. E ci vorranno diverse settimane, o addirittura mesi, perché la nuova struttura e la sua stabilità prendano forma.
La SEM si aspetta anche che i rifugiati siriani che hanno trovato rifugio nei Paesi vicini, come Turchia, Libano e Giordania, siano i primi a tornare. La Turchia, ad esempio, ha accolto quasi tre milioni di rifugiati siriani negli ultimi anni.
Secondo i dati dell'Ufficio federale di statistica (UST), alla fine dello scorso anno vivevano in Svizzera circa 28.000 cittadini siriani. Dall'inizio della guerra civile, la Siria è uno dei principali Paesi di provenienza dei richiedenti asilo in Svizzera.
Una sessantina di svizzeri sul posto
Secondo il registro degli svizzeri all'estero del DFAE, una sessantina di persone provenienti dalla Svizzera sono ancora registrate in Siria. Un'altra persona è registrata come «di passaggio», ha fatto sapere il DFAE a Keystone-ATS.
Fino a ieri, domenica pomeriggio, non erano pervenute richieste di assistenza consolare. Anche la linea diretta del DFAE per la Siria non ha ricevuto chiamate.
06:33
06:33
Il punto alle 06.00
Gli USA non permetteranno all'Isis di ristabilire le proprie capacità in Siria: lo ha detto il presidente Joe Biden parlando alla Casa Bianca. «Siamo consapevoli del fatto che l'Isis cercherà di approfittare di qualsiasi vuoto per ristabilire le proprie capacità (in Siria, ndr): non lo permetteremo», ha affermato il presidente. Biden ha poi confermato che ieri «le forze statunitensi hanno condotto decine di attacchi aerei di precisione in Siria, colpendo accampamenti dell'Isis e operatori dell'Isis». Secondo il Pentagono, sono stati effettuati raid aerei contro «oltre 75 obiettivi» legati al cosiddetto Stato islamico nel Paese.
«Dopo 14 anni di conflitto, il popolo siriano ha finalmente motivo di sperare. Gli Stati Uniti sostengono fermamente una transizione pacifica del potere verso un governo siriano responsabile attraverso un processo inclusivo guidato dalla Siria». Lo ha scritto il segretario di Stato americani Antony Blinken in un post su X.
Il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha convocato oggi una riunione straordinaria sulla Siria. Lo riferiscono fonti diplomatiche all'agenzia France Presse. L'incontro sarà alle 15 ora locale, le 21 in Svizzera.
Le forze di terra israeliane hanno attraversato nel fine settimana la zona demilitarizzata al confine tra Israele e Siria e sono entrate nel Paese per la prima volta dalla guerra dello Yom Kippur dell'Ottobre 1973: lo scrive il New York Times, che cita due anonimi funzionari israeliani.
Il dispiegamento è avvenuto nel mezzo dell'avanzata dei ribelli che ieri hanno conquistato Damasco e costretto il presidente Assad a fuggire. Le forze israeliane, secondo le fonti, controllano adesso la cima del Monte Hermon, sul lato siriano del confine, e diverse altre località ritenute essenziali per stabilizzare il controllo dell'area.
Sabato scorso, durante una visita al confine con la Siria, Il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi aveva affermato che l'esercito sta monitorando le forze ribelli per assicurarsi che «non si dirigano nella nostra direzione».
«Stiamo seguendo molto da vicino ciò che sta accadendo» per «assicurarci che non si confondano e non si dirigano nella nostra direzione», aveva detto Halevi, promettendo in caso di minacce una «risposta difensiva molto, molto forte».
Israele, scrive il Nyt, opera segretamente in Siria da molti anni nell'ambito dell'attuale conflitto con Hezbollah, il gruppo militante libanese sostenuto dall'Iran che ha combattuto in Siria a sostegno del governo di Assad, ora deposto.