Russia

Il Cremlino teme le proteste: il Giorno della Vittoria sarà in formato light

Mosca e altre città russe ridimensioneranno le tradizionali celebrazioni — Il motivo ufficiale è la paura di attacchi terroristici, ma gli analisti ipotizzano: «Mosca non vuole manifestazioni contro la guerra»
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Giacomo Butti
03.05.2023 12:30

Quest'anno, il Cremlino volerà basso. Nel 2022, all'alba del 9 maggio, i Paesi occidentali temevano che Putin sfruttasse le tradizionali celebrazioni del Giorno della Vittoria — data in cui la Russia ricorda la resa della Germania nazista — per una dimostrazione di forza: una parata eccezionale, abbinata a un discorso incisivo, con il quale galvanizzare la popolazione e dare nuova linfa alla guerra in Ucraina. Alla fine, non era andata proprio così. Sulla Piazza Rossa, il presidente russo aveva portato poche novità, riproponendo — in sostanza — le stesse scusanti accampate mesi prima, a inizio invasione: «È stato un atto necessario, combattiamo contro i nazisti». È passato un anno e, dicevamo, questa volta il Cremlino volerà basso, ancora più basso. Le feste a Mosca e nel resto del Paese, prevedono oggi diversi analisi, raggiungeranno nuovi livelli di sobrietà. Un po' perché l'andamento della guerra in Ucraina lascia ai russi ben poco per cui sorridere. Un po' perché, visto l'umore generale, il rischio di incorrere in proteste contro la guerra è alto, altissimo.

Simbolo e vetrina

Facciamo un passo indietro. Perché il 9 maggio sta così a cuore alla dirigenza russa? È questione di storia, tradizione, ma non solo. La data è sì, un simbolo, ma anche un pretesto: commemorare la vittoria sui nazisti, risalente al 1945, e — contemporaneamente — mettersi in vetrina: per il popolo e per il mondo. Il primo a sfruttare in questo modo il 9 maggio, nel 1965, fu Leonid Breznev. L'allora segretario generale del Partito Comunista, leader dell'URSS, utilizzò l'anniversario della resa tedesca per proporre una grande festa patriottica (divenuta festa nazionale) con l'obiettivo di ridare slancio al comunismo. La data è da allora stata utilizzata per dimostrare la forza dell'esercito russo e l'unità del Paese, una tradizione politica accentuata dalla salita di Putin al potere.

Un ridimensionamento doloroso

Ma dopo le batoste rimediate in Ucraina, e con lo sgretolarsi della società russa, portare in piazza una festa che parla di forza militare e unità nazionale rischia di divenire un pericoloso boomerang. Diverse città russe, riporta oggi la BBC, hanno annunciato l'intenzione di ridurre le celebrazioni del Giorno della Vittoria. La scusante? Ufficialmente, evitare di mettere in pericolo la popolazione, viste le esplosioni e gli incendi registrati recentemente in territorio russo. Disastri riconducibili, accusa Mosca, ad attacchi ucraini o filo-ucraini.

A pagare lo scotto potrebbe essere, addirittura, uno degli eventi più celebri della giornata: la processione del Reggimento Immortale assumerà quest'anno un «formato diverso». Solitamente, la processione vedeva la popolazione — in tutto il Paese — marciare tenendo in mano le fotografie dei parenti che hanno combattuto nella Seconda Guerra Mondiale. Un evento, l'anno scorso, guidato a Mosca dallo stesso Putin, che aveva camminato reggendo in mano il ritratto di suo padre in uniforme.

© AP/Alexander Zemlianichenko
© AP/Alexander Zemlianichenko

Il mese scorso, tuttavia, la legislatrice e organizzatrice Yelena Tsunayeva ha fatto sapere che l'esposizione dei ritratti assumerà nuove forme. Stop alla marcia con le foto tenute in mano: alla popolazione che intende comunque celebrare il sacrificio dei propri cari, Tsunayeva ha suggerito di collocare le foto dei veterani di guerra sui finestrini delle auto, di stampare la loro immagine su capi di abbigliamento, di impostare la loro foto come immagine profilo sui social media. Perché? Ufficialmente, sempre, per «motivi di sicurezza». Ma diversi analisti concordano: «Il Cremlino vuole evitare ogni rischio di protesta».

Dmitry Kolezev, giornalista e direttore in esilio di un sito web di notizie liberali, ha scritto su Telegram:  «Se la processione non fosse stata annullata, la gente sarebbe quasi certamente venuta al Reggimento Immortale con i ritratti di coloro che sono morti in Ucraina, e il numero di fotografie recenti (invece di quelle d'epoca, ndr) sarebbe risultato penosamente grande». Non solo: «Le autorità temono che un grande raduno di persone possa trasformarsi in manifestazioni di dissenso. La storia conosce esempi in cui eventi patriottici si sono trasformati in proteste», riporta la BBC. «Il Cremlino è maniacalmente sospettoso», ha rincarato la dose Viktor Muchnik, ex caporedattore — anch'egli in esilio — di una rete televisiva siberiana: «Mosca è meno preoccupata di un ipotetico attacco terroristico che di un danno alla sua immagine. Putin teme troppe foto di coloro che sono morti non 80 anni fa, ma negli ultimi 12 mesi». 

Il Reggimento Immortale non sarà l'unico a sparire: la famosa parata di attrezzature militari sulla Piazza Rossa di Mosca sarà rigorosamente chiusa al pubblico. Anche qui, la scusante è la sicurezza: «Siamo ovviamente consapevoli che il regime di Kiev, che è dietro a numerosi attacchi di questo tipo, atti terroristici, ha intenzione di continuare la sua campagna. Tutti i nostri servizi speciali stanno facendo tutto il possibile per garantire la sicurezza», ha dichiarato recentemente Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino.