Napoli

Il crollo alla Vela Celeste, uno dei simboli di Scampia

Le Vele, sette in tutto, vennero costruite fra il 1962 e il 1975 partendo da un progetto dell'architetto Franz Di Salvo – Negli anni, tuttavia, questi edifici erano diventati sinonimo di degrado
© Vigili del Fuoco
Red. Online
23.07.2024 11:45

Il boato, attorno alle 22.40, ha attraversato la Vela Celeste di Scampia. Un edificio-simbolo. Del degrado della periferia settentrionale di Napoli, innanzitutto. Il ballatoio in ferro del terzo piano, all'improvviso, si è staccato. Crollando su quelli inferiori. Il bilancio, al momento, è inevitabilmente gravissimo: due morti e tredici feriti, di cui sette bambini. Sul posto, i Vigili del Fuoco hanno scavato a lungo fra le macerie. Le vittime, riferiscono i media italiani, sono un uomo di 29 anni, deceduto sul colpo, e una donna di 35, spirata dopo essere stata trasportata in ospedale. 

Per il quartiere, che da anni sta cercando con fatica di scrollarsi di dosso l'immagine restituita da Gomorra, film e serie, manco a dirlo è uno shock. I lavori di riqualificazione della citata Vela Celeste, la Vela B, erano stati annunciati lo scorso aprile nel piano di rigenerazione urbana dell'amministrazione Manfredi, il sindaco di Napoli. Con un finanziamento di circa 18 milioni di euro. Lavori che prevedevano e prevedono, secondo il progetto, la riqualificazione degli spazi comuni, del piano dei garage e dei porticati, dei collegamenti verticali e del rifacimento delle superfici orizzontali di copertura.

Un intervento che, da un lato, punta a lasciare in piedi la Vela Celeste e, dall'altro, a farne sia un simbolo del passato sia un «monumento» del quartiere e delle battaglie per il riscatto sociale di Scampia. Le Vele, sette in tutto, vennero costruite fra il 1962 e il 1975 partendo da un progetto dell'architetto Franz Di Salvo. Negli anni, tuttavia, questi edifici erano diventati sinonimo di degrado e, analogamente, di malaffari e spaccio di droga. Di Camorra, volendo sintetizzare al massimo. 

Nel 1990, papa Giovanni Paolo II decise di visitarle. Venne accolto fra gli applausi e da un urlo, congiunto, di associazioni e popolazione. Un urlo che spingeva per abbatterle. Un invito raccolto a metà, verrebbe da dire, visto che solo alcune di queste Vele in seguito furono abbattute: due nel 2003, altre due nel 2020. Per altre, invece, fu scelta la via della riqualificazione. E la Vela Celeste, appunto, è una di quelle rimaste. Animata da residenti che si definiscono e fanno chiamare «sognatori abusivi». Quando il Napoli vinse lo scudetto, nel 2023, l'intero edificio venne addobbato a festa. Questa notte, per contro, i sogni hanno lasciato il posto all'amara e triste realtà.

«Stavamo cenando, avevamo le porte aperte per il caldo» racconta una testimone. «A un tratto abbiamo sentito un boato fortissimo, come un terremoto. Poi un rumore a ripetizione, erano le impalcature di ferro». Così, invece, un altro testimone: «Sembrava una batteria di fuochi d'artificio». Sono circa ottocento le persone sfollate dai Vigili del Fuoco. No, non c'è proprio spazio per sognare. 

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