Il discorso di Netanyahu al confine con la Siria: «La caduta di al-Assad è merito nostro»
La caduta di Bashar al-Assad? Merito «della campagna militare di Israele contro l’Iran e il suo alleato in Libano, Hezbollah». Una campagna che, a suo modo, ha spinto chi voleva liberarsi «della tirannia» ad agire. Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele, è andato dritto al sodo, ieri, nel commentare gli ultimi accadimenti in Medio Oriente. Le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno reagito alla presa di potere dei ribelli occupando, immediatamente e, citiamo, «temporaneamente», la zona cuscinetto che separa le Alture del Golan dal resto del Paese, in territorio siriano. Una mossa dettata, come ha spiegato lo stesso Netanyahu in un video postato sui suoi canali social, da questioni di difesa e sicurezza. Lo scopo, infatti, è quello di «difendere Israele, i suoi confini e la sua esistenza» ha spiegato sempre Netanyahu. In sostanza, il premier dello Stato Ebraico ha ritirato ufficialmente l'intesa che, cinquant'anni fa, pose fine alla guerra arabo-israeliana del 1973.
Nel video registrato ieri sul Monte Bental, nel Golan, al confine con la Siria, Netanyahu ha dichiarato che il Medio Oriente è di fronte a «una svolta storica», che «offre grandi opportunità». Quali, beh, non è dato saperlo con precisione. La BBC, al riguardo, ha scritto che Israele in quattordici mesi di guerra ha ottenuto molto. La cosiddetta minaccia esistenziale allo Stato Ebraico rappresentata dall'Iran, e perpetrata attraverso i suoi alleati storici come Hamas a Gaza nonché Hezbollah in Libano e in Siria, è stata affrontata, verrebbe da dire, di petto. E Teheran, oggi, è più indebolita che mai. «Il regime di Assad era un anello centrale della catena del male dell’Iran, ora il regime è caduto. Questo è il risultato diretto dei colpi che abbiamo inflitto all’Iran e a Hezbollah, principali sostenitori del dittatore». Netanyahu ha parlato in un luogo certamente simbolico e in un momento, come detto, importante. Per la Siria, ma non solo. I ribelli jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) in meno di due settimane hanno conquistato Aleppo, Hama, Homs e infine Damasco. «Noi agiamo per proteggere il nostro confine. Quest’area, la Linea Alpha, è stata per 50 anni la zona cuscinetto stabilita nel 1974 con l’Accordo di separazione: questa intesa è crollata, i soldati siriani hanno abbandonato le loro posizioni». Tradotto: guai se forze ostili a Israele si impossessassero di questo fazzoletto di terra. Netanyahu, nel suo discorso, ha teso una mano «pacifica» alla popolazione dall'altra parte del confine. «Centinaia di bambini siriani sono nati qui da noi. Tendiamo una mano di pace a drusi, curdi, cristiani e musulmani di Siria». A chiunque, ha concluso, voglia mantenere relazioni di buon vicinato con lo Stato Ebraico.
L'attenzione del mondo, intanto, si è spostata da Gaza. Dove Israele, però, sta proseguendo la sua offensiva e dove, leggiamo, potrebbe essere vicina un'intesa fra lo Stato Ebraico e Hamas per il rilascio di alcuni ostaggio in cambio di una tregua.