L'interferenza di Russia, Cina e Iran sulle elezioni presidenziali USA
L'interferenza straniera nelle elezioni statunitensi è diventata molto più sofisticata e molto più difficile da monitorare rispetto a 8 anni fa, quando la Russia cercò di gettare fumo sullo scontro tra Donald Trump e Hillary Clinton. Lo sostiene il New York Times, spiegando che nel 2016 venivano diffusi post online divisivi e infiammatori per alimentare l'indignazione. Messaggi talvolta pieni di errori sintattici e di ortografia, progettati per attirare l'attenzione ad ogni costo. Otto anni dopo, complici anche le nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, le cose sembrano essere cambiate.
Secondo il NYT, che cita funzionari dell'intelligence e della difesa degli Stati Uniti, nonché aziende tecnologiche e ricercatori accademici, la disinformazione proveniente dall'estero, in particolare da Russia, Cina e Iran, è maturata, con tattiche meno sfacciate e più sfumate, diventando una minaccia costante.
La Russia, stando alle valutazioni dell'intelligence americana, mira a rafforzare la candidatura dell'ex presidente Donald Trump, mentre l'Iran favorisce la sua avversaria, la vicepresidente USA Kamala Harris. La Cina sembra invece non prediligere un risultato preferito.
L'obiettivo generale di questi sforzi, tuttavia, non è cambiato: si cerca, oggi come allora, di seminare discordia e generare caos, nella speranza di screditare la democrazia USA agli occhi del mondo. Le campagne di disinformazione, tuttavia, si sono evolute, adattandosi a un panorama mediatico in evoluzione caratterizzato dall’arrivo di nuovi strumenti tecnologici con cui risulta più facile ingannare il pubblico.
La Russia è stata la principale fonte di disinformazione durante le elezioni americane del 2016, con numerosi post pubblicati in prevalenza su Facebook. Ora, Iran e Cina stanno compiendo sforzi simili per influenzare l’opinione pubblica. I tre Paesi starebbero bombardando di messaggi decine di piattaforme, dai piccoli forum in cui gli utenti discutono del meteo locale sino ai più noti social network.
Qualche esempio? Stando a documenti interni divulgati a settembre dal Dipartimento di Giustizia USA, gli agenti russi avrebbero cercato di sostenere Trump su Reddit e su alcuni forum frequentati da sostenitori dell'estrema destra, prendendo di mira gli elettori degli Stati indecisi, ma anche ispanoamericani, videogiocatori e altri potenziali simpatizzanti del tycoon.
Una campagna legata all'operazione di influenza statale della Cina, nota come Spamouflage, avrebbe invece gestito diversi account che utilizzavano un singolo nome, Harlan, per dare l'impressione che la fonte dei contenuti, di orientamento conservatore, fosse un americano. Il famigerato Harlan avrebbe agito su quattro piattaforme: YouTube, X, Instagram e TikTok.
Si parla di disinformazione mirata il cui target non sono gli Stati indecisi nel loro complesso, ma addirittura singoli distretti o particolari gruppi etnici e religiosi all'interno di una specifica comunità. Più la disinformazione è mirata, scrive il NYT, più è probabile che si faccia largo tra il pubblico.
«Quando la disinformazione è costruita su misura per un pubblico specifico, sfruttando i suoi interessi o le sue opinioni, diventa più efficace. Nelle elezioni precedenti, cercavamo di determinare quale sarebbe stata la grande falsa narrazione. Questa volta, il messaggio è sottile e polarizzato e fa leva sulla tensione», ha commentato Melanie Smith dell'Institute for Strategic Dialogue, un'organizzazione di ricerca con sede a Londra.
L'Iran invece ha organizzato azioni di disinformazione segrete per attrarre gruppi di nicchia, come i veterani militari, gli afroamericani o gli araboamericani in alcune città degli Stati Indecisi, come ad esempio Detroit, nel Michigan.
Cina e Russia hanno agito in modo simile e, secondo gli esperti di disinformazione, le narrazioni degli account farlocchi sui social media sono diventate più convincenti e coinvolgenti. Nelle ultime settimane, stando a un rapporto del Threat Analysis Center di Microsoft, i profili fake collegati alla disinformazione cinese hanno preso di mira i repubblicani della Camera e del Senato che cercano la rielezione in Alabama, Tennessee e Texas.
Inutile dire che i progressi nel campo dell’intelligenza artificiale hanno potenziato a dismisura le capacità di disinformazione, rendendo più semplice gettare fumo sulle elezioni rispetto al 2016.
OpenAI, la società sviluppatrice di ChatGPT, questo mese ha fatto sapere di aver interrotto più di 20 operazioni dall’estero, tra cui Russia, Cina e Iran, che avevano utilizzato il prodotto dell'azienda tra giugno e settembre per diffondere propaganda sui social media, persino rispondendo a post specifici. Ma l’utilizzo dell’IA prevede pure file audio manipolati, meme propagandistici o sondaggi elettorali inventati.
Il NYT punta il dito contro i giganti della tecnologia, i quali avrebbero abbandonato ai loro sforzi per combattere la disinformazione. Le più grandi aziende, tra cui Meta, Google, OpenAI e Microsoft, avrebbero ridimensionato i loro tentativi di rimuovere fake news e propaganda proprio mentre si avvicinano le elezioni presidenziali.