Il funerale più social della storia: l'ultimo saluto a Francesco, «l'agricoltore di pace»

È dall’alba dei tempi che i filosofi, da Origini a Guardini, hanno cercato la connessione tra il nome di un uomo con la sua identità. Forse non riusciremo mai ad avere una risposta definitiva, tuttavia a volte ci sono dei destini che fanno pensare che sia davvero così. Dietro a Papa Francesco c’è stato infatti l’uomo Jorge Mario Bergoglio. Jorge, versione spagnola del nome grego «Georgios», significa «lavoratore della terra, agricoltore». E Bergoglio è stato davvero una persona che ha coltivato con umiltà e dignità la sua terra, facendo fiorire anche nei terreni più aridi il suo messaggio di pace e comprensione verso gli ultimi.
Ultimi che lo hanno seguito come fosse il loro Pastore, come il Vangelo di Giovanni letto questa mattina al funerale e che, in un certo senso, racconta anche gli ultimi giorni di Francesco, quelli dove è riuscito a salutare in occasione della Pasqua un’ultima volta i fedeli, seppur visibilmente provato. «Pasci le mie pecorelle. In verità, ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi»».
«Nonostante la malattia e le difficoltà – racconta il Cardinale Giovanni Battista Re durante l’Omelia -. Papa Francesco è stato vicino al suo immenso gregge fino all’ultimo giorno, condividendo non solo la speranza ma anche le ansie e le paure del nostro tempo con ogni uomo, al di là di ogni credo e convinzione. È per questo che è stato amato e seguito».
Parole che vanno ben al di là della retorica, come dimostrato nei fatti dai fedeli, in coda da venerdì pomeriggio per riuscire a entrare a San Pietro per assistere al funerale. All’apertura dei cancelli, alle 6 di sabato mattina, la piazza ha raggiunto in poco tempo la capienza massima di 50mila persone. Tutti gli altri, oltre 350mila accorsi da ogni angolo del pianeta, hanno potuto assistere alla funzione dai maxischermi disposti per tutta l’area circostante. Sfida contro il tempo lo è stata in ogni senso, non solo per le lunghe attese ma anche per quello atmosferico. Per quanto siano state dispensate in continuazione migliaia di bottigliette d’acqua, il caldo romano ha infatti costretto la Croce Rossa e la Protezione Civile agli straordinari, soccorrendo almeno una ventina di persone che hanno accusato malori. Molti di loro, una volta ripresi i sensi, hanno poi cercato insistentemente di ritornare in mezzo alla calca, rendendo il lavoro dei soccorritori al limite del surreale.
Come se non bastasse, poco lontano dalla nostra postazione, nei pressi del colonnato, sono dovuti intervenire per sedare un litigio che stava per sfociare in rissa tra fedeli che si contendevano la prima fila delle transenne. Evidentemente neanche la casa del Signore riesce a nascondere del tutto i vizi umani.
Forse è proprio con questa consapevolezza delle debolezze del nostro animo che il Cardinale Re, sempre nella sua Omelia, si è rivolto direttamente ai capi di Stato e ai rappresentanti delle oltre 160 delegazioni ufficiali presenti. «La pace è stata la grande missione di tutta la vita di Francesco, che sapeva bene di come la guerra non abbia mai vincitori ma lasci solo sconfitte e un mondo peggiore di quello precedente», spiega Re tra gli applausi.
Sarà il tempo a dire se il messaggio sia stato realmente recepito da tutti i leader mondiali presenti. A seconda di quello che succederà nei prossimi mesi la foto del veloce colloquio all’interno della Basilica tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky potrebbe assumere diverse e significative interpretazioni. Di certo l’appello alla pace non ha lasciato indifferente la Presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter. «Ho sempre seguito con grande interesse i messaggi di Papa Francesco, che ho conosciuto personalmente – spiega la Consigliera Federale a La Domenica -. So bene come, a partire dai suoi Urbi et Orbi, abbia sempre affrontato il tema della pace e a come si debba fare di tutto per raggiungerla, anche quando le circostanze sembrano difficili. Spero che il prossimo Papa possa continuare con la sua visione e il suo messaggio».
A proposito di visioni, Keller-Sutter ha avuto modo di incontrare alcuni illustri colleghi. «Inevitabilmente questi eventi, seppur tristi, diventano in qualche modo occasioni diplomatiche. Personalmente ho parlato brevemente con von der Leyen, Macron, Milei e Trump». Il tempo tuttavia era troppo poco per approfondire tematiche rilevanti, come sottolineato dalla Presidente che poche ore dopo la funzione religiosa è subito ripartita per la Svizzera. Ovviamente - e comprensibilmente – con un aereo della Confederazione viste le pesanti restrizioni allo spazio aereo e i disagi agli aeroporti. Sicurezza e disagi: un ossimoro che a Roma ha trovato la sua sublimazione in un dispositivo di sicurezza che ha reso complicato ogni singolo spostamento nonché ogni pratica logistica, anche quella all’apparenza più scontata. Basti chiedere agli oltre 4000 giornalisti accreditati che hanno atteso in code di oltre 3 ore per un semplice tesserino. Ma che tuttavia non si può negare sia riuscito a evitare qualsiasi situazione di pericolo, anche solo avvertito, a quasi mezzo milione di persone da tutto il mondo.
Persone che magari hanno goduto della protezione di Francesco, invocata al termine della funzione: «Benedici il popolo di Dio e tutta l’umanità come hai sempre fatto, tenendo alta la fiaccola della speranza».
Oltre alle fiaccole, in alto sono comparsi tanti telefoni. Troppi. Erano più delle mani giunte in preghiera, erano più delle poche lacrime che si sono viste tra i fedeli, forse troppo impegnati a farsi degli (inspiegabili) selfie e foto di gruppo mentre dalla bara Francesco abbandonava per l’ultima volta San Pietro. Ma forse il funerale più social della storia era pregno di così tanta tradizione, così tanta grandezza e così tanta bellezza – basti pensare alla Liturgia Eucaristica o alla Supplica delle Chiese Orientali – da poter pretendere di essere pure commovente.