Il governo malese potrebbe autorizzare nuove ricerche del volo MH 370

L'8 marzo, venerdì, saranno dieci anni esatti. Parliamo della scomparsa del volo Malaysia Airlines MH 370. Un mistero, già. Soprattutto perché il Boeing 777, inabissatosi nell'Oceano Indiano presumibilmente a causa di un gesto estremo da parte del comandante, non è mai stato trovato. Mai. Il governo malese, però, sembrerebbe intenzionato a riprendere le ricerche. Di più, Kuala Lumpur è in trattativa con un'azienda statunitense di robotica marina, Ocean Infinity, per avviare una nuova operazione. Una proposta, in tal senso, è stata già presentata.
A chiedere, a gran voce, di individuare il relitto dell'aereo sono state le famiglie dei passeggeri a bordo di quel maledetto volo, partito dalla capitale malese con a bordo 12 membri dell'equipaggio e 227 passeggeri e scomparso dai radar del traffico aereo durante il suo viaggio verso Pechino, in Cina. La richiesta è stata motivata dalla necessità, finalmente, di fornire risposte. Essenziali, fra le altre cose, per un discorso di sicurezza globale dei voli.
A suo tempo, la scomparsa dell'MH 370 aveva dato vita alla più grande operazione di ricerca di sempre. A distanza di dieci anni, tuttavia, poco o nulla è stato chiarito. Soprattutto, la posizione esatta in cui giace l'aereo non è stata individuata. Domenica, in un centro commerciale vicino a Kuala Lumpur, centinaia di persone, fra cui moltissimi parenti, si sono riunite per ricordare i dispersi. Hanno acceso 239 candele, una per ogni persona che si trovava a bordo. Così una moglie: «Ogni anno, quando ci avviciniamo all'8 marzo, riaffiora tutto quello che è successo quel giorno. Come se fosse accaduto ieri. Riviviamo l'angosciante telefonata della Malaysian Airlines che ci comunica che l'aereo è scomparso». E ancora: «L'unico modo per risolvere la questione è trovare l'aereo. Per questo è importante continuare a cercare. Non lasciate che questa vicenda rimanga un mistero».
I familiari dei passeggeri, negli anni, hanno condotto una campagna instancabile per venire a capo del più grande mistero dell'aviazione. Hanno viaggiato in tutto il mondo per cercare i detriti e, di nuovo, sensibilizzare l'opinione pubblica. Ma anche per addestrare i residenti dei villaggi costieri o i pescatori, ad esempio in Madagascar, a cercare detriti dell'aereo. «Lo stiamo facendo per il futuro della storia dell'aviazione» ha detto un altro parente. «L'MH 370 non è solo un fatto di storia, è anche il futuro». I parenti, fra le altre cose, hanno altresì messo in dubbio l'impegno delle autorità nel risolvere il mistero. «Il governo malese è interessato alla verità e a trovare risposte?» ha chiesto con una certa dose di amarezza e frustrazione un marito che, quella notte, ha perso sua moglie. «La solidarietà di chi detiene il potere ha un significato solo e soltanto se viene accompagnata da azioni concrete. Considerare l'MH 370 come un evento anomalo e adottare una posizione di business as usual significa normalizzare una minaccia alla sicurezza come un rischio accettabile per i viaggi e le attività commerciali».
La ricerca dell'aereo, coordinata da Malesia, Cina e Australia, si era conclusa senza esito nel gennaio del 2017 dopo che le autorità australiane avevano trascorso quasi tre anni a setacciare 120 mila chilometri quadrati di Oceano Indiano meridionale. L'operazione, pagata da Australia e Malesia, era costata 180 milioni di dollari australiani. Ocean Infinity, tornata ora alla ribalta, aveva pure condotto una ricerca dell'aereo nell'Oceano Indiano nel 2018, dopo aver raggiunto un accordo no find no fee con il governo malese. L'amministratore delegato di Ocean Infinity, Oliver Plunkett, dal canto suo ha dichiarato che anche la sua società vuole riprendere la ricerca. Di più, confida che ciò avvenga entro quest'anno. «Continuiamo a essere interessati a tornare alla ricerca dell'MH 370 e siamo attivamente impegnati nel tentativo di farlo» ha spiegato Plunkett in un comunicato. «Ora ci sentiamo nella posizione di poter tornare alla ricerca dell'MH 370 e abbiamo presentato una proposta in tal senso al governo malese». Il ministro dei Trasporti malese, Anthony Loke, ha dichiarato che «la Malesia è impegnata a trovare l'aereo» e che «il costo non è il problema». Aggiungendo che presto incontrerà i dirigenti di Ocean Infinity per discutere la nuova operazione.
Pezzi di detriti, confermati o semplicemente ritenuti appartenenti all'aereo, sono stati rinvenuti sulle coste del Sudafrica, delle Mauritius, del Mozambico e altrove. Nessuno di questi «indizi», tuttavia, ha portato al ritrovamento dell'aereo. Il volo trasportava 152 cittadini cinesi e 50 malesi, oltre a passeggeri provenienti da Australia, Canada, Francia, Hong Kong, India, Indonesia, Iran, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Russia, Taiwan, Ucraina e Stati Uniti.