Il caso

Il mistero si infittisce: danneggiato un altro cavo nel Mar Baltico

Si tratta di un collegamento tra Finlandia e Germania, nelle acque al largo dell'isola di Gotland – La Svezia indaga, mentre il premier ribadisce le sue preoccupazioni – Dall'UE, intanto, arriva una mossa per rafforzare la sicurezza
©John Leicester
Federica Serrao
21.02.2025 13:00

C'è ancora tensione nelle acque del nord Europa. Nelle scorse ore, il primo ministro Ulf Kristersson ha dichiarato che le autorità svedesi stanno indagando, sulla base di alcune segnalazioni, sulla rottura di un cavo sottomarino nel Mar Baltico. L'ennesimo, verrebbe da dire. Da metà novembre a oggi, infatti, diversi Paesi nordici e baltici sono state vittime di episodi analoghi, spesso considerati veri e propri sabotaggi. 

«Il cavo che potrebbe essere stato tranciato si troverebbe in un territorio economico svedese a largo dell'isola di Gotland, ed è un cavo che collega la Finlandia alla Germania», ha dichiarato a proposito del nuovo «incidente» un portavoce della Guardia costiera svedese alla SVT, la televisione di servizio pubblico svedese. In men che non si dica, i magistrati svedesi hanno aperto un'indagine preliminare e sul posto è stata mandata una motovedetta. «Prendiamo molto sul serio tutte le segnalazioni di possibili danni alle infrastrutture nel Mar Baltico», ha dichiarato il primo ministro su X, ribadendo le preoccupazioni per la situazione che, da qualche tempo a questa parte, preoccupa il nord Europa. «Come ho già detto in precedenza, devono essere considerate nel contesto della grave situazione di sicurezza in cui ci troviamo». A fine novembre, dopo i primi casi, Ulf Kristersson aveva infatti sottolineato duramente come il Mar Baltico stia diventando «una zona ad alto rischio». E di certo, da quel momento ad oggi, le cose non sono di certo cambiate in meglio. 

Riavvolgendo il nastro, tutto è iniziato a metà novembre, quando due cavi sottomarini in fibra ottica per le comunicazioni nel Mar Baltico sono stati danneggiati. Un episodio, questo, che aveva ricordato il sabotaggio del gasdotto del Nord Stream, avvenuto nel settembre 2022. Ma anche un episodio su cui era stata immediatamente aperta un'indagine, che aveva portato all'identificazione di una misteriosa nave cinese, nell'area dell'incidente. 

Il ritrovamento dell'imbarcazione – chiamata Yi Peng 3 – aveva aperto discussioni su un probabile coinvolgimento di Mosca. I funzionari occidentali, infatti, avevano subito puntato il dito contro la Russia, accusandola di aver orchestrato i presunti sabotaggi. I sospetti, poi, erano aumentati quando verso la fine di dicembre, la nave era ripartita, dopo aver negato ai procuratori svedesi di salire a bordo per ispezionarla. 

Stoccolma, dal canto suo, ha ribadito di non aver intenzione di archiviare il caso, e vuole procedere con le indagini. Parallelamente, però, gli investigatori dei Paesi nordici si sono trovati ad affrontare nuovi presunti sabotaggi. Lo scorso 3 dicembre, a poco più di due settimane di distanza dal primo caso, si era verificato infatti una «doppia rottura» di un cavo di telecomunicazione terrestre tra Svezia e Finlandia. Cavo che, tuttavia, secondo le prime indagini, si è rivelato essere stato tagliato accidentalmente

Dopo qualche settimana di calma, nel giorno di Natale erano stati segnalati danni al cavo elettrico sottomarino Estlink 2, che collega Finlandia ed Estonia. Anche in quell'occasione, i sospetti erano immediatamente ricaduti su Mosca – e in particolare sulla flotta ombra russa –, tanto che, la notte dopo l'incidente, la polizia finlandese era salita a bordo della petroliera Eagle S, partita da San Pietroburgo, per indagare. 

Un mese dopo, a fine gennaio, il primo ministro svedese aveva dichiarato che almeno un altro cavo sottomarino, che collega Svezia e Lettonia, era stato danneggiato. Il giorno successivo all'incidente, la Svezia aveva fermato una nave bulgara nell'ambito di un'indagine per «sabotaggio aggravato»

La mossa dell'UE

Nel frattempo, in una comunicazione congiunta, la Commisione UE e l'Alto rappresentante della sicurezza dei cavi sottomarini hanno dichiarato di voler rafforzare la sicurezza di tali infrastrutture. Una mossa necessaria, alla luce dei sempre più frequenti incidenti nel Mar Baltico. «In risposta alle crescenti tensioni geopolitiche, in particolare in regioni come il Mar Baltico, la Commissione europea sta adottando misure decisive per salvaguardare la nostra infrastruttura critica di cavi marini», si legge in una nota diffusa dalla vicepresidente della Commissione Henna Virkunnen. «Con questo piano d'azione, stiamo compiendo un significativo passo avanti per rafforzarne la sicurezza. Vogliamo assicurarci che l'Europa sia attrezzata non solo per prevenire e rilevare il sabotaggio dei cavi, ma anche per scoraggiare, riparare e rispondere attivamente a qualsiasi minaccia alle infrastrutture critiche, che sono fondamentali per la nostra economia e la nostra sicurezza collettiva».

Ma non è tutto. Come affermato, dall'altra parte, dall'Alta rappresentante Kaja Kallas, oggi «nessun ambito della vita è esente da minacce e comportamenti ostili». Un fatto ampiamente dimostrato anche dai recenti attacchi contro i cavi sottomarini. «Si tratta di un'infrastruttura vitale, che ci mantiene connessi online e che fa fluire la nostra energia, non solo tra gli Stati membri dell'UE, ma anche tra l'Europa e molte altre regioni del mondo». Ragione per cui, verranno adottate misure per «proteggere i cavi, rilevare e anticipare le minacce più rapidamente e riparare i danni il più veloce possibile». «Chiunque venga ritenuto responsabile di sabotaggio dovrebbe essere punito di conseguenza, anche con sanzioni. Anche i potenziali autori devono essere scoraggiati. Questo è ciò che proponiamo oggi».

Dal canto suo, invece, il commissario per gli affari interni Magnus Brunner ha parlato, come il premier svedese, di sicurezza. «Il fatto che stiamo esaminando potenziali casi di sabotaggio alle infrastrutture dell'UE dimostra la gravità delle minacce che stiamo affrontando». Anche in questo caso, Brunner ha dichiarato che l'entrata in vigore di un piano d'azione per una migliore protezione dei cavi sottomarini rafforzerà la capacità dell'UE di prevenire, rilevare e rispondere alle minacce ibride emergenti. «Contrastare le minacce ibride e proteggere le nostre infrastrutture critiche saranno anche elementi importanti della nostra prossima strategia di sicurezza interna».

Nello specifico, l'UE avrà un approccio basato su prevenzione, rilevamento, risposta e deterrenza. Con ogni probabilità, verranno eseguiti anche degli «stress test» sui cavi, oltre a essere previsti piani di preparazione con 30 milioni di euro. Inoltre, è prevista una cooperazione rafforzata con la Nato per il monitoraggio e l'intervento rapido, oltre a un aumento della capacità delle navi di riparare i cavi. Inoltre, è prevista anche la creazione di una riserva di navi polivalenti, dedicata alla manutenzione delle infrastrutture sottomarine, e persino lo stoccaggio strategico di parti di ricambio per accelerare le riparazioni. 

In ultimo, l'UE vuole dispiegare una «diplomazia dei cavi» proattiva, agendo contro la flotta ombra, ritenendo responsabili gli attori malevoli con sanzioni, intensificando la comunicazione strategica e sfruttando appieno il diritto internazionale del mare.