Il mondo non è pronto per questo vulcano

«Una catastrofe a cui il mondo non è preparato». È con queste parole che la CNN titola un lungo articolo dedicato al Tambora, ossia un vulcano indonesiano considerato uno dei più pericolosi in assoluto. Esplose nel 1815, in quella che – ad oggi – viene considerata «la più potente eruzione mai registrata nella storia». E oggi, a più di 200 anni di distanza, la minaccia torna a farsi sentire.
Ma andiamo con ordine. Il Tambora – conosciuto anche come Tomboro – sorge sull'isola di Sumbawa, nell'arcipelago indonesiano della Sonda. La sua eruzione, come detto, nel 1815, su considerata una delle poche VEI-7, ossia un'eruzione ultra pliniana «super-colossale», di grado 7 (su 8) secondo l'indice di esplosività vulcanica. L'esplosione inviò un enorme pennacchio di minuscole particelle che riflettono il sole nell'atmosfera, raffreddando il pianeta e causando, va da sé, una catastrofe mondiale. Ne seguì, infatti, quello che passo alla storia come «l'anno senza estate»: anno in cui le temperature globali crollarono, i raccolti andarono persi e la gente morì di fame. Il tutto mentre era in corso persino una pandemia di colera. Si stima che, in quegli anni, morirono decine di migliaia di persone.
Addirittura, scrive la CNN, alcuni esperti suggeriscono che fu proprio il clima insolitamente freddo in Svizzera, nel 1816, a ispirare Mary Shelley a scrivere Frankenstein. Da quel momento, di vulcani, nel mondo, ne sono eruttati molti altri. Ma quella del Tambora resta, al momento, la più devastante di cui si abbia traccia. Il problema? Secondo gli scienziati, lo strato vulcano indonesiano potrebbe, presto, eruttare di nuovo.
La domanda, secondo gli esperti, non è infatti «se erutterà», ma «quando erutterà». Come dichiarato da Markus Stoffel, professore di climatologia all'Università di Ginevra, le prove geologiche indicano che c'è una probabilità su 6 che una nuova eruzione massiccia si verifichi entro la fine del secolo in corso. L'aspetto peggiore, che preoccupa gli scienziati, è che un avvenimento di questo tipo, in un mondo profondamente cambiato, rispetto a quello del 1815, esporrebbe il pianeta a rischi mai visti prima. Complici l'aumento della popolazione e la crisi climatica.
L'impatto su un mondo più caldo
Nello specifico, secondo Stoffel, una prossima, devastante, eruzione del Tambora, causerebbe «un caos climatico» per il quale «l'umanità non ha alcun piano». Sebbene si possa imparare dall'eruzione del 1815, quella nuova, quando avverrà, si verificherà in un mondo molto più caldo rispetto a quello di anni fa. «Oggi il mondo è più instabile. Gli effetti potrebbero essere persino peggiori di quelli che abbiamo visto nell'Ottocento», ha dichiarato alla CNN Michael Rampino, professore alla NYU.
Anche se sembra un controsenso, in un mondo più caldo eruzioni così violente potrebbero avere un impatto sul raffreddamento del pianeta ancora maggiore. Questo accade perché il mondo in cui si formano le particelle di aerosol e come vengono trasportate dipende proprio dal clima. Mentre il mondo si riscalda, la velocità con cui l'aria circola nell'atmosfera aumenta. Il che significa – secondo Thomas Aubry, scienziato esperto di vulcanologia fisica all'Università di Exeter – che le particelle di aerosol si disperdono più velocemente e hanno meno tempo per crescere. Di conseguenza, gli aerosol più piccolo possono disperdere la luce solare in modo più efficiente di quelli grandi: per questo motivo, l'impatto di raffreddamento sarà maggiore. Non solo. Anche gli oceani potrebbero contribuire a rendere gli effetti ancor più devastanti, dal momento che a mano a mano che la superficie dell'oceano si riscalda, uno strato di acqua più leggera e calda si deposita in superficie, creando una barriera tra la miscelazioni tra strati superficiali e più profondi. L'eruzione, quindi, potrebbe raffreddare in modo sproporzionato lo strato superiore dell'oceano e l'atmosfera sopra di esso.
Inoltre, non bisogna dimenticare che i cambiamenti climatici, di per sé, possono influenzare gli stessi sistemi vulcanici: lo scioglimento del ghiaccio, per esempio, può portare a un aumento delle eruzioni, dal momento che la sua scomparsa riduce la pressione, che può consentire al magma di risalire più velocemente.
Non solo il vulcano indonesiano
Il Tambora, insomma, è una bomba a orologeria pronta a esplodere. Ma nessuno può dire, con certezza, quando erutterà. Allo stesso tempo, non è solo il vulcano indonesiano a far paura. Oltre al Tambora, gli scienziati monitorano continuamente anche l'area di Yellowstone. «Ma quale sarà il prossimo a eruttare e quando accadrà è ancora impossibile prevederlo», dichiara, ancora, Stoffel, alla CNN.
Le eruzioni vulcaniche devastanti, infatti, non posso essere previste. Ci sono alcuni modi per prepararsi e alcuni test da effettuare, nel caso in cui si verificasse il «worst case scenario». Lo scenario peggiore. A cui, ora come ora, il pianeta Terra non è preparato.