Il petrolio russo arriva in Europa dal Marocco? «Servono controlli maggiori»

I prodotti petroliferi russi continuano a circolare in Europa? Giovedì, il CEO della compagnia petrolifera spagnola Repsol, Josu Jon Imaz, ha dichiarato che il gasolio di Mosca non è affatto sparito, ma arriva tramite Paesi terzi nonostante le sanzioni dell'UE. Per questo, Imaz ha chiesto una stretta: «Serve un'applicazione più rigorosa delle sanzioni». La Spagna non ha preso alla leggera l'appello, arrivando ad aprire un'indagine. Di più: Madrid punta a fare pressioni su Bruxelles affinché vengano introdotte regole più ferree sulla tracciabilità delle importazioni di energia in Europa.
Marocco fra gli indiziati
A preoccupare, soprattutto, è il rapporto fra Spagna e Marocco. A Rabat, tre gruppi parlamentari dell'opposizione hanno recentemente chiesto — senza successo — la creazione di una commissione d'inchiesta su «dubbi e sospetti» riguardanti l'importazione di gasolio russo da parte delle compagnie di carburante locali, con la «possibile rivendita di questo carburante in Paesi che ne vietano l'importazione», si legge sulla Tribune.
Secondo il quotidiano spagnolo El Mundo, il Marocco sarebbe uno dei principali indiziati dell'arrivo di gasolio russo in Spagna e, di conseguenza in Europa: «Negli ultimi mesi Rabat ha aumentato notevolmente le importazioni di petrolio russo, iniziando allo stesso tempo a esportare gasolio verso il nostro Paese». Secondo il giornale iberico, le ipotesi sugli scenari messi in campo per aggirare le sanzioni sarebbero due: «La prima è che il gasolio russo passi semplicemente per Tangeri e venga poi inviato in Spagna con un timbro saudita, come se provenisse dall'Arabia Saudita. Oppure, che il gasolio russo venga scaricato a Tangeri e poi, semplicemente, ricaricato. Ciò gli consentirebbe di ottenere il timbro marocchino: tecnicamente, a quel punto, proverrebbe da lì. In entrambi i casi, il carburante potrebbe anche essere mescolato con altri: ciò renderebbe difficile l'identificazione in caso di controlli, poiché la densità del gasolio cambia a seconda della sua origine».
Interpellato già il mese scorso sul caso "importazioni", il portavoce del governo marocchino, Mustapha Baïtas, aveva assicurato che — contrariamente a quanto riportato dal quotidiano spagnolo — la quota di gasolio russo nelle importazioni del Marocco è rimasta al 9%, «come avviene da diversi anni». Ma allora perché, da importatore, il Marocco è divenuto anche e soprattutto esportatore?
Trasferimenti di petrolio in aumento
Ne avevamo parlato già un paio di mesi fa: secondo i dati pubblicati dalla società di intelligence navale Windward, i trasferimenti di petrolio e altri materiali sanzionati, da nave a nave («ship-to-ship», STS), grazie alla diffusione delle «dark fleet», sono aumentati considerevolmente nell'ultimo anno. Operazioni, queste, che non coinvolgerebbero solo l’Atlantico Meridionale o il Mar Nero, ma anche il Mediterraneo Occidentale, il cosiddetto Mar di Alboran. Ceuta, l'enclave spagnola in Marocco, sarebbe ormai non solo un hub della droga, ma anche un centro per il traffico di petrolio russo sanzionato. Nell’ultimo anno il numero di navi che dalla Russia hanno poi fatto scalo in porti europei sarebbe diminuito di circa il 30%, ma tale dato sarebbe compensato dal maggior traffico, da e verso la Russia, del naviglio di quelle nazioni che non hanno aderito alle sanzioni.
Indagini e appelli
La Spagna, dicevamo, non ci sta. E, dopo l'esplodere del caso, il Governo ha aperto un'indagine. Dopo l'istantanea stretta sui controlli, Madrid ha affermato di aver contattato gli importatori, i quali hanno mostrato una «documentazione apparentemente in regola». Ma Ribera, spiega El Mundo, ha assicurato in un incontro informativo: «Spetta a noi capire se i documenti con cui questo diesel arriva in Spagna siano corretti e se la sua origine sia quella dichiarata dal Marocco».
Secondo la Spagna, l'UE dovrebbe fare di più: la ministra dell'Energia ha esortato Bruxelles a creare un certificato di garanzia con il quale «rafforzare la tracciabilità» non solo del gasolio, ma anche di «tutte le importazioni» che arrivano nell'UE.