Il piano di Trump per fermare la guerra in Ucraina: quali sono le sue opzioni?
Fermare la guerra in Ucraina in sole 24 ore, come promesso da Donald Trump in campagna elettorale, secondo diversi analisti, pare un’impresa impossibile. Ciò che sembra invece più realistico è che il tycoon voglia impegnarsi a portare Kiev e Mosca a negoziare un cessate il fuoco. Una possibilità, questa, che preoccupa l’uscente amministrazione Biden, la quale, negli ultimi mesi di mandato, sta cercando di fornire all’Ucraina più aiuti possibili, tra via libera all’uso di missili in territorio russo, invio di munizioni, armamenti e addirittura mine antiuomo.
Mentre il giorno dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca si fa sempre più vicino, le truppe di Volodymyr Zelensky, penalizzate da una ormai cronica carenza di soldati, perdono sempre più terreno nel Donbass, cercando di resistere il più a lungo possibile nella regione russa del Kursk. Novembre 2024, riporta il Guardian, è stato il mese più disastroso per l’Ucraina, con la perdita di un'area equivalente alle dimensioni della città di New York. La Russia dal 2014 controlla già tutta la Crimea e oggi occupa circa l'80% delle regioni di Donetsk e Lugansk, oltre il 70% di quelle di Zaporizhzhia e Kherson, nonché piccole porzioni di territorio nelle regioni di Mykolaiv e Kharkiv.
Se sul campo di battaglia i soldati di Vladimir Putin avanzano a ritmi mai visti prima, ai piani alti della politica statunitense si pensa a un piano per arrivare quantomeno ad una tregua. Donald Trump non ha ancora proposto nulla di concreto, anche se la sua portavoce, Karoline Leavitt, ha sottolineato che il neoeletto presidente USA «farà tutto il necessario per ristabilire la pace e ricostruire la forza e la deterrenza americana sulla scena mondiale». Il mese scorso, invece, Steven Cheung, direttore delle comunicazioni del tycoon, aveva dichiarato alla Reuters che Trump «è l'unica persona che può unire entrambe le parti per negoziare la pace e lavorare per porre fine alla guerra e fermare le uccisioni».
Alcune indicazioni su quello che potrebbe fare il presidente USA arrivano piuttosto dai suoi consiglieri, che, in linea di massima, propongono di porre fine al conflitto cedendo gran parte delle zone occupate alla Russia e l'esclusione dell'Ucraina dalla NATO.
I consiglieri chiave del tycoon vorrebbero costringere Mosca a negoziare proponendo, in cambio, la sospensione degli aiuti militari a Kiev. In caso Putin non volesse sedersi al tavolo delle trattative, invece, gli USA minaccerebbero un aumento dei sostegni all’Ucraina. Il leader ucraino Zelensky, dal canto suo, si è già detto disponibile a negoziare, anche cercando soluzioni diplomatiche sui territori occupati. Tuttavia, non sembra intenzionato a rinunciare all’adesione alla NATO.
In questa fase del conflitto, l’Ucraina sembra avere decisamente più fretta della Russia, anche perché la situazione gioca a favore di Putin. Il presidente russo, anche se disposto a trattare con Trump, pare irremovibile sulle sue condizioni per una tregua, tra cui la non adesione di Kiev all’Alleanza atlantica e la rinuncia ucraina delle quattro regioni in gran parte occupate dai russi.
Citato dalla Reuters, Eugene Rumer, ex analista di spicco dell'intelligence USA, ora al think tank Carnegie Endowment for International Peace, ha spiegato che probabilmente lo «zar» aspetterà il momento opportuno per trattare, cercando nel frattempo di conquistare più territorio possibile nel Paese invaso.
Stando a un ex funzionario della sicurezza nazionale di Trump, citato sempre dalla Reuters, al momento sarebbero tre le proposte principali per la pace che Trump potrebbe prendere in considerazione: quelle del generale dell'esercito USA in pensione Keith Kellogg, nominato inviato speciale per l'Ucraina e la Russia, quella del vicepresidente JD Vance e un'altra avanzata da Richard Grenell, ex capo dell'intelligence ad interim di Trump.
Il piano di Kellogg, redatto ad aprile in collaborazione con l'ex funzionario del Consiglio per la sicurezza nazionale Fred Fleitz e presentato al tycoon, prevede il congelamento delle attuali linee di conflitto con un cessate il fuoco a tempo indeterminato e la sospensione della possibile adesione dell’Ucraina alla NATO. In questo caso, se Mosca non decidesse di trattare, Trump aumenterebbe gli aiuti americani a Kiev. Alla Russia potrebbe essere offerta una riduzione delle sanzioni, a condizione che firmi un accordo di pace con l'Ucraina. Con questa proposta, a Kiev verrebbero offerte anche garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti, che potrebbero includere l'aumento di forniture di armi, come deterrente, una volta raggiunto un accordo di pace.
JD Vance, che prima dell’elezione a vicepresidente si è sempre opposto agli aiuti all'Ucraina, a settembre ha lanciato una sua idea durante un’intervista con il podcaster Shawn Ryan, parlando di un accordo che probabilmente includerebbe una zona demilitarizzata sulle attuali linee del fronte. Questa sarebbe «fortemente fortificata» per impedire ulteriori incursioni russe. Anche JD Vance si è detto contrario all'adesione ucraina alla NATO.
Lo scorso luglio, invece, Richard Grenell, ex ambasciatore di Trump in Germania, ha proposto la creazione di «zone autonome» nell'Ucraina orientale. Suggerendo, anche in questo caso, la rinuncia di Kiev alle ambizioni di far parte dell’Alleanza atlantica.
Tutti le opzioni prevedono che l’Ucraina non aderisca alla NATO. Una condizione, questa, che al momento Zelensky non è disposto ad accettare per nessun motivo, mentre sui territori ucraini occupati dai russi sembra meno remota la possibilità di trovare un dialogo.