Il Sukhoi tutto russo ora ha problemi anche ai sedili
La russificazione dell’intera flotta commerciale, ogni giorno di più, assomiglia a un’impresa titanica per la Russia. Il problema è noto: le sanzioni pronunciate dopo l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Mosca e l’impossibilità ad accedere a software e pezzi di ricambio occidentali, da un lato, sta spingendo le compagnie a fare di tutto e di più – anche il cosiddetto reverse engineering – per mantenere in volo gli aerei, mentre dall’altro il settore rischia di non tenere fede alle promesse fatte. Ovvero, l’introduzione di modelli al 100% (o quasi) russi è in ritardo, nettissimo ritardo rispetto alla tabella di marcia. E, soprattutto, rispetto alle stime del Ministero dei Trasporti russo, secondo cui il almeno un terzo degli Airbus e dei Boeing trattenuti a forza (e modificando la legge) dovrà essere messo fuori servizio entro il 2025.
A far discutere, in queste ore, sono le stime di alcuni media russi. Secondo cui la nuova versione del Sukhoi Superjet 100, una variante priva di componenti occidentali, sta suscitando l’interesse di molti Paesi. Quali? Quelli vicini alla Russia, evidentemente. Bielorussia, Corea del Nord e Iran avrebbero manifestato l’intenzione di acquistare il velivolo da 75-100 posti. Il problema? Nessuno sa con precisione quando questa variante sarà effettivamente pronta. La sfida di sostituire tutti i componenti occidentali dell’aereo appare complicata. O, quantomeno, non priva di intoppi.
Un primo, importante volo di prova, a fine agosto, era stato portato a termine. Al prototipo erano stati sostituiti quaranta sistemi e parti straniere. Ma ad alimentare il velivolo c’erano ancora motori franco-russi: i Powerjet Sam 146, che in futuro verranno cambiati con i PD-8 russi.
A preoccupare, tuttavia, sono anche questioni apparentemente meno importanti come i sedili. Apparentemente, appunto, visto che in realtà – per questioni di sicurezza – devono superare dei test specifici. Come riportato dal portale Aviatorshina, le file di sedili montate sul nuovo Superjet 100 – «firmate» dall’Aerospace System Design Bureau, azienda sotto sanzioni – non hanno retto un particolare test. Una fila di tre sedili, sottoposta a una forza di 16G, non ha retto ed è stata strappata in avanti finendo per rovesciarsi. I passeggeri, dei manichini, sono stati schiacciati. Della serie: male, molto male.
Nella sua versione pre-guerra il Sukhoi montava sedili americani, provenienti dalla B/E Aerospace nel frattempo acquisita dalla Rockwell Collins a sua volta confluita in Raytheon Technologies. Già nel 2019, invero, il governo russo aveva previsto e annunciato di aumentare la quota di componenti russi sul jet per arrivare a un 50-60%. A distanza di anni e con un conflitto in corso, costato appunto una serie di sanzioni paralizzanti per l’aviazione russa, Rostec – il conglomerato cui fa capo la UAC, il raggruppamento di aziende aeronautiche e aerospaziali russe creato nel 2006 – tramite il suo numero due Vladimir Artyakov ha ammesso che un aereo russo con componenti al 100% russi non è ipotizzabile. Ovvero, una piccola parte dovrà essere importata. «Ma i nostri partner ci aiuteranno sempre in questa questione» ha detto Artyakov, senza tuttavia fare nomi. Impresa titanica, già.