Il TPF valuta l'archiviazione del caso contro l'ex vicepresidente siriano Rifaat al-Assad
Il Tribunale penale federale (TPF) sta valutando la possibilità di archiviare il caso contro l'ex vicepresidente siriano Rifaat al-Assad, uno zio del deposto presidente Bashar al-Assad.
Rifaat al-Assad, soprannominato il «macellaio di Hama», è accusato dal Ministero pubblico della Confederazione di crimini di guerra e contro l'umanità risalenti al febbraio 1982, durante la sanguinosa repressione di una rivolta islamista nella città di Hama, nella Siria centrale. Furono uccise tra le 10'000 e le 40'000 persone.
Stando a notizie pubblicate oggi da media come la SonntagsZeitung e l'agenzia di stampa AFP - che citano fonti diverse - dopo undici anni di indagini, il TPF starebbe pensando di interrompere il procedimento. Il tribunale ha informato gli altri querelanti della sua intenzione alla fine di novembre: l'imputato 87.enne soffre di malattie che gli impediscono di viaggiare e partecipare al processo.
Il procedimento penale è stato avviato nel 2013 a seguito di una denuncia dell'ONG Trial International, contattata dai siriani residenti a Ginevra.
Il consulente legale utilizzato per il processo, Benoit Meystre, ha confermato all'AFP l'interruzione prevista, ma ha sottolineato che la decisione finale è ancora in sospeso. L'avvocato delle vittime Mahault Frei de Clavière, contattato dalla SonntagsZeitung, ha criticato aspramente gli sviluppi: «Il massacro ha perseguitato i sopravvissuti per 42 anni, l'incriminazione ha dato loro speranza di giustizia».
Rifaat al-Assad è tornato in Siria nel 2021 dopo 37 anni di esilio in Francia per evitare una condanna per riciclaggio di denaro e appropriazione indebita. Aveva lasciato la Siria nel 1984 dopo un fallito tentativo di colpo di Stato contro il fratello Hafez. Dopo la caduta del nipote Bashar si sarebbe recato in Libano.