Niente pettegolezzi

Il vuoto lasciato da papa Francesco, non in Vaticano ma nel mondo

Jorge Mario Bergoglio è stato l’unica voce, universalmente riconosciuta, che ha parlato di pace e disarmo in un contesto planetario che somiglia sempre di più alla «Terza guerra mondiale a pezzi»
© KEYSTONE (AP Photo/Andrew Medichini)
Carlo Tecce
26.04.2025 16:04

Il saluto alla Terra di Papa Francesco è stato raccontato dai media, dai prelati, dai politici –  in gran parte, non stiamo qui a generalizzare – trasgredendo due regole fondamentali del discorso pubblico che lo stesso Papa Francesco s’era imposto, e aveva caldamente consigliato, sin dal giorno del suo insediamento sul trono di Pietro: «discernimento», cioè la capacità di distinguere il vero e il falso; «parresia», cioè il diritto-dovere di esprimersi con franchezza. Al contrario i media, i prelati, i politici di ogni latitudine hanno preferito suscitare «emozione»: un sentimento passeggero, più che altro una reazione psicofisica dinanzi a un evento.

La Chiesa di Francesco sarà valutata nei prossimi decenni, lascia in dote un solido legame con gli ultimi, cattolici e non cattolici, cristiani e non cristiani, credenti e persino non credenti, ma lascia anche crepe dentro e fuori le conferenze episcopali, soprattutto nel disinnamorato Occidente, finanze che ovunque languano, assetti giuridici da rivedere, argomenti delicati in sospeso (sacerdozio femminile, abusi sessuali, percorso sinodale).

Per Jorge Mario Bergoglio non è bastato il tempo a disposizione, ce n'era bisogno di più, ma questo sfugge al controllo umano. Il vuoto in Vaticano sarà presto colmato da un nuovo Papa, il vuoto nel mondo sarà, si teme, più lungo. In un contesto planetario che somiglia sempre di più alla «Terza guerra mondiale a pezzi» teorizzata dal gesuita italoargentino, Papa Francesco è stato l’unica voce, universalmente riconosciuta, che ha parlato di pace, disarmo, accoglienza, ecumenismo, dialogo interreligioso.

Papa Francesco è stato la massima autorità morale del mondo perché ha saputo farsi accettare, seppur non sempre ascoltare, oltre al miliardo e quattrocento milioni di battezzati con rito cattolico. Papa Francesco è stato peccatore fra peccatori come si definiva, un pastore del gregge che, senza alcuna distinzione, ha cercato di portare il «bene in sé per sé» (Hegel).

Vogliamo pensare, con spirito laico, che il colloquio faccia a faccia di Volodymyr Zelensky e Donald Trump, su due sedie sotto le volte della Basilica di San Pietro, in qualche modo l’abbia organizzato Francesco. Speriamo che abbia organizzato bene pure la sua successione. Ne ha bisogno il mondo intero.