In Francia è di nuovo treno contro aereo
La misura è colma. Già, in Francia i dirigenti del settore aereo non ne possono più. Al centro della polemica, a questo giro, c’è il rivale su rotaia. Ovvero, la Société Nationale des Chemins de fer Français (per tutti semplicemente SNCF). A far storcere il naso, beh, è stata una campagna pubblicitaria di Eurostar, società che garantisce i collegamenti da e per Londra, Parigi, Amsterdam e Bruxelles via tunnel della Manica e che, al 55%, è detenuta proprio da SNCF.
Il concetto, più o meno, è il seguente: le compagnie aeree sono verdi, sì, ma d’invidia dal momento che un volo da Parigi a Londra, in termini di impronta ambientale, equivale a 14 tratte in Eurostar. Urca.
La sfida vera è un'altra
SNCF, a detta dei protagonisti dei cieli, è stata stupida o, nella migliore delle ipotesi, provocatoria. E questo perché, banalmente, ha deciso di «vincere» una sfida che, in realtà, non esiste. La concorrenza fra treno e aereo, infatti, in Francia è un lontano ricordo oramai. Di più, proprio i francesi hanno insegnato agli altri che i due sistemi possono dialogare o, meglio, fare l’uno la fortuna dell’altro. E viceversa.
La vera sfida di SNCF, semmai, sempre secondo gli esperti del settore dovrebbe concentrarsi sull’ingresso di Trenitalia sullo storico collegamento Parigi-Lione, dove il TGV è (anzi, era) fortissimo.
Marc Rochet, alla testa di Air Caraïbes e French Bee, durante l’Air Forum di Parigi organizzato dal quotidiano La Tribune si è spinto oltre: «Non mi aspetto certo dell’umorismo da parte di SNCF, considerando che nel 2021 è costata allo Stato francese 16,7 miliardi di euro». E ancora: «Quando costi così tanto alla comunità, ci si aspetta rigore e non umorismo». Per tacere, fra l’altro, dei 35 miliardi di euro di debiti ripresi sempre dallo Stato francese.
Prima la complementarità, poi...
Le tensioni fra compagnie aeree e SNCF non sono una novità, anzi. Da mesi l’escalation, verbale, caratterizza il dibattito pubblico. E dire che, solo un anno fa, il direttore generale di SNCF, Jean-Pierre Farandou, discuteva la complementarità dei due mezzi di trasporto con i vertici di Air France e Aeroporti di Parigi.
Secondo Farandou, in particolare, la concorrenza era un concetto superato ed era appunto auspicabile entrare in un contesto e una logica di relazione reciproca. Quindi, una mezza marcia indietro verso la fine del 2021, in occasione di un’audizione presso l’Assemblea Nazionale, quando il dirigente spiegò che il treno non è costoso. «È l’aereo che non lo è abbastanza» aggiunse, rispondendo alle interrogazioni dei deputati circa i prezzi applicati dal TGV. L’appello, evidentemente, era di tassare maggiormente le compagnie aeree. Quantomeno in base alle emissioni di CO2.
Gli attacchi, da allora, si sono succeduti. L’attuazione della legge «Clima e resilienza», che vieta alle compagnie aeree di effettuare collegamenti su tratte inferiori alle 2 ore e mezza, ha fatto il resto.
Vergogna di volare?
Secondo alcuni, addirittura, Farandou avrebbe instillato nella popolazione un sentimento di vergogna nei confronti dell’aereo, paragonabile al concetto di flygskam promosso da Greta Thunberg. SNCF, per contro, è stata etichettata di divismo e, ancora, accusata di essere una «vacca sacra» che non può essere attaccata. Anche la svolta green dell’azienda è stata fortemente messa in discussione dal settore aereo. Il quale, per dirla con Nathalie Stubler, alla testa di Transavia Francia, sta andando verso la decarbonizzazione. «Ed è questo che dovrebbe interessare all’opinione pubblica». E cioè gli sforzi intrapresi dalle compagnie, ad esempio in termini di modernizzazione delle flotte o riduzione di emissioni e rumore.