In Groenlandia si parla sempre più di indipendenza

Solo qualche giorno fa, in Groenlandia si parlava di elezioni generali. Elezioni anticipate, nello specifico, fissate per l'11 marzo, in parte come risposta alla «minaccia Trump». Tempo qualche ora, però, e nel territorio artico è stato fatto il passo successivo. E, prima ancora che arrivi la data fissata per le elezioni, si comincia già a parlare, insistentemente, di indipendenza.
Come scrive il Guardian, infatti, i groenlandesi potrebbero presto votare in un referendum sull'indipendenza dalla Danimarca. Il tutto, secondo i piani proposti dal partito al governo Siumut. Ieri sera, il suo leader, Erik Jensen, ha dichiarato che, qualora venisse rieletto, «accelererebbe il processo di indipendenza attivando l'articolo 21 della legge sull'autogoverno della Groenlandia», così da negoziare i termini delle future relazioni e, soprattutto, per indire un referendum sull'indipendenza nel prossimo parlamento.
L'articolo 21
Ma prima di discutere sulle ragioni di questa mossa, facciamo un passo indietro. E parliamo, nello specifico, dell'articolo 21. Articolo di una legge del 2009, che ha concesso alla Groenlandia una maggiore autonomia e, soprattutto, il diritto di negoziare la sua piena indipendenza. L'articolo 21, infatti, stabilisce che se la decisione sull'indipendenza della Groenlandia viene presa dal popolo groenlandese, si avviano i negoziati tra il governo danese e il Naalakkersuisut (quello groenlandese). L'accordo, tuttavia, deve essere siglato con il consenso dell'Inatsisartut (il parlamento groenlandese) e deve essere approvato da un referendum in Groenlandia. E non è ancora finita. Per considerarsi concluso, come ultimo passo, deve ricevere anche il consenso del Folketinget (il parlamento danese).
Colpa di Trump?
Torniamo, però, alle ragioni che hanno portato Jensen a sottolineare l'importanza dell'indipendenza. Il leader di Siumut ha ammesso, in alcune interviste ai media, che dietro alla decisione di arrivare, in fretta, a un referendum ci sono – inevitabilmente – gli interventi di Trump, che da fine dicembre, ormai, minaccia di voler «acquistare la Groenlandia». A questo si aggiunge anche, come dichiarato dalla portavoce di Siumut Doris Jakobsen Jensen, la «corsa in solitaria in Europa in risposta alle parole di Trump» della premier danese Mette Frederiksen, accusata di «aver ignorato la volontà della Groenlandia».
Inutile, insomma, girarci intorno. In Groenlandia si respira un'aria di tensione. E la strada verso l'indipendenza, ora come ora, sembra quella più percorribile agli occhi dei partiti e del popolo. Ma a che condizioni? Qualora si dovesse procedere verso la stipulazione di un accordo, ci sarebbero infatti molte questioni pratiche da chiarire. Una fra tutte, quella legata ai soldi. Attualmente, la Danimarca versa al territorio autonomo una sovvenzione di 4,3 miliardi di corone (ossia più di 540 milioni di franchi). Una cifra importante che, come emerso da un sondaggio condotto da Berlingske e dal quotidiano groenlandese Sermitsiaq, la popolazione del territorio artico si aspetta di continuare a ricevere anche dopo aver raggiunto l'indipendenza.
Un aspetto, questo, che andrà chiarito successivamente, e solo dopo una serie di passaggi precedenti. Al momento, la Danimarca – interpellata dal Guardian – si rifiuta di commentare «per rispetto del processo elettorale». La domanda, tuttavia, sorge spontanea: se non dovessero più ricevere la sovvenzione, i groenlandesi voterebbero ancora per l'indipendenza? Difficile, ora come ora, dirlo. Ma ciò che è certo, è che tra la «minaccia Trump» e le elezioni che si terranno fra poco più di un mese, è probabile che la questione verrà ridiscussa nuovamente.
I temi principali della campagna elettorale delle elezioni generali di marzo, dopotutto, sono «le aspirazioni della Groenlandia a diventare indipendente», così come i suoi rapporti, nello specifico, con la Danimarca e gli Stati Uniti – soprattutto ora con Donald Trump. Questo perché, a detta di Erik Jensen, la Groenlandia «deve essere indipendente dalla Danimarca per poter negoziare il suo futuro».