«In Myanmar 42 mila persone vivono ancora in rifugi di fortuna»

In Myanmar, un mese dopo il devastante sisma del 28 marzo che si stima abbia ucciso oltre 3700 persone, sono ancora più di 42'000 le persone che vivono tuttora in tende e altri rifugi di fortuna, perché l'attività sismica ancora in corso rende impossibile il ritorno alle proprie case o anche l'avvio dei lavori di ristrutturazione. Lo scrive in un comunicato Save the Children.
L'organizzazione umanitaria scrive di aver finora distribuito cibo a oltre 22'000 persone e quasi 10'000 kit di emergenza per la casa, oltre ad avere installato più di 600 rifugi per le persone colpite dal terremoto e allestito spazi sicuri in cui i bambini possono giocare e ricevere supporto emotivo.
"Molti degli sfollati non hanno inoltre accesso a fonti affidabili di acqua potabile o pulita per lavarsi, risorse fondamentali per limitare la diffusione di malattie trasmesse dall'acqua e dalle zanzare, come colera e dengue, e di infezioni cutanee.
L'attività sismica quasi quotidiana ha sollevato preoccupazioni sulla possibilità di riparare o ricostruire le strutture prima della stagione delle piogge in Myanmar, che in genere inizia a maggio. Le forti piogge di inizio mese hanno allagato un campo per famiglie sfollate vicino a Mandalay, la seconda città più grande del Myanmar.
Tin Tin (nome modificato), 32 anni, madre di un bambino di 4 anni, ha raccontato - scrive Save the Children - che la sua casa di famiglia, costruita in legno, è stata danneggiata dal terremoto e che ha dovuto dormire con la famiglia su un campo da calcio esposto alle intemperie. Dall'inizio di aprile vivono in un rifugio temporaneo fatto di teli di stoffa cerata verde e bambù, che per ora è adeguato, ma non lo sarà quando arriveranno il caldo estremo o la pioggia battente. "Dovremo rimanere qui finché la nostra casa non sarà riparata e non sarà sicuro tornarci. Ma non so quando ciò accadrà, perché ci sono ancora scosse di assestamento e al momento non abbiamo una fonte di reddito. Fino ad allora, questo rifugio è un posto che possiamo chiamare casa" ha detto la donna.
"I donatori devono rispondere con urgenza con finanziamenti rapidi, flessibili e pluriennali che consentano sia un soccorso immediato che una rapida ripresa, ma questo non deve avvenire a scapito dei bisogni umanitari esistenti, cronicamente sottofinanziati. È il momento di agire: le vite di tante persone dipendono da questo" ha dichiarato Jeremy Stoner, Direttore Regionale Asia ad interim di Save the Children.