«In Turchia è in corso un colpo di Stato»

Con una calma invidiabile, Ekrem Imamoglu ha indossato il suo abito migliore, ha acceso la fotocamera del suo smartphone e, una volta premuto rec, ha iniziato a parlare. Sistemandosi la cravatta, il sindaco di Istanbul ha annunciato – nel video postato su X – di essere stato arrestato con l’accusa di corruzione e, peggio ancora, aiuto a un’organizzazione terroristica.
La Turchia, stamane, è stata sballottata da un evento di proporzioni ampie, se non ampissime. E questo perché, banalmente, stiamo parlando del principale rivale del presidente Recep Tayyip Erdogan. Non a caso, il Partito Popolare Repubblicano o CHP, la principale formazione all’opposizione che può contare, fra le sue file, proprio Imamoglu, ha parlato apertamente di un «colpo di Stato contro il nostro prossimo presidente».
L’azione, pesante, contro il sindaco di Istanbul, in carica dal 2019, è il culmine di un vero e proprio giro di vite che, da mesi, sta prendendo di mira – appunto – gli esponenti dell’opposizione. Giro di vite che, secondo i critici, è motivato da fini puramente elettorali. Della serie: danneggiamo l’immagine dei candidati e, quindi, le loro prospettive di elezione.
La lira turca, in risposta a quanto accaduto, è crollata fino a toccare un -12%. A conferma delle preoccupazioni, crescenti, riguardanti la continua e massiccia erosione dello Stato di diritto nel Paese. Un Paese stretto, da oramai ventidue anni, dalla morsa del citato Erdogan.
Imamoglu, 54 anni, in vantaggio rispetto allo stesso Erdogan in alcuni sondaggi di opinione, a giorni sarebbe stato nominato ufficialmente candidato alla presidenza in quota CHP. Ora, dovrà affrontare due indagini separate che includono fra le altre cose le accuse di essere a capo di un’organizzazione criminale, di corruzione e di aver manipolato gare d’appalto.
Detto che, puntualmente, le autorità turche hanno vietato le proteste in città, centinaia di persone si sono subito radunate presso la stazione di polizia in cui Imamoglu è stato portato. I manifestanti hanno intonato cori contro l’AKP di Erdogan, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo, mentre proteste più ampie sono state programmate più o meno ovunque. Il popolo, insomma, sta reagendo al citato giro di vite che, in questi mesi, ha partorito numerosi rinvii a giudizio, l’estromissione di diversi sindaci dell’opposizione eletti e, ancora, l’incarcerazione di un leader del Partito Nazionalista.
Il leader del CHP, Özgür Özel, dal canto suo ha esortato all’unità dell’opposizione e ha dichiarato che il suo partito andrà avanti. In che modo? Innanzitutto, scegliendo proprio Imamoglu come candidato alle prossime presidenziali. «La Turchia sta subendo un colpo di Stato contro il prossimo presidente» ha ribadito Özel. «Siamo di fronte a un tentativo di colpo di Stato».
Nel video pubblicato su X, mentre si preparava a lasciare la sua abitazione Imamoglu ha dichiarato che non si sarebbe arreso e che, parallelamente, avrebbe resistito alle pressioni. Le prossime elezioni sono fissate per il 2028, ma Erdogan ha raggiunto il limite di due mandati come presidente. Se volesse ricandidarsi, dovrebbe indire un’elezione anticipata prima della scadenza del suo mandato o, ancora, modificare la costituzione.
Erdogan ha affrontato la sua peggiore sconfitta elettorale alle amministrative dello scorso anno, quando il CHP di Imamoglu ha conquistato le principali città della Turchia sconfiggendo il suo AKP al governo.
A proposito del governo: Ankara ha negato le accuse dell’opposizione e affermato, una volta di più, che la magistratura è indipendente. Human Rights Watch, per contro, ha definito le accuse contro il sindaco di Istanbul «politicamente motivate e false» e ha detto che Imamoglu deve essere rilasciato immediatamente.
L’ufficio del procuratore di Istanbul ha dichiarato che – per quanto riguarda la prima indagine – un totale di 100 persone, tra cui giornalisti e uomini d’affari, sono sospettati di essere coinvolti in attività criminali legate ad alcune gare d’appalto assegnate dal Comune. Una seconda indagine, invece, riguarda le accuse rivolte a Imamoglu e ad altre sei persone di aver aiutato il PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, considerato un’organizzazione terroristica dalla Turchia e dai suoi alleati occidentali. Il mese scorso, il PKK ha dichiarato il cessate il fuoco in risposta all’appello al disarmo del leader incarcerato Abdullah Öcalan, segnando un grande passo verso la fine di un’insurrezione che ha causato oltre 40.000 morti.
Detto che sarà interessante, e importante, seguire gli sviluppi della vicenda, considerando che Imamoglu è stato arrestato nell’ambito di un’indagine sul terrorismo è possibile che toccherà a un incaricato del governo sostituire il sindaco. Le manette ai polsi di Imamoglu, fra l’altro, sono arrivate all’indomani di un altro colpo infertogli: l’Università di Istanbul, infatti, ieri ha annullato la sua laurea. Se l’annullamento fosse confermato, Imamoblu non potrebbe candidarsi alle presidenziali.