Disastri

Incendi boschivi in Europa: l'estate 2023 tra calamità e solidarietà

Il riscaldamento globale alimenta il fenomeno mentre l'Unione Europea si mobilita per offrire aiuto e pianificare una flotta permanente antincendio
© VASILIS PSOMAS
Marcello Pelizzari
22.07.2023 18:30

L'estate 2023, quest'estate, non è soltanto calda ma, venendo a boschi e foreste, infuocata. In realtà, è l'intero anno a essere complicato su questo fronte. Secondo il Sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi, l'EFFIS, nei primi sei mesi del 2023 sono andati in fumo circa 120 mila ettari di foreste in tutto il continente. Nel 2022 erano «solo» 80 mila. L'ondata di calore che ha imprigionato l'emisfero settentrionale, un sintomo del riscaldamento globale, di fatto ha accelerato una situazione già critica. Le temperature estreme, in particolare, hanno letteralmente acceso la Grecia: numerosi gli incendi divampati vicino ad Atene, la capitale, e sull'isola di Rodi, una delle mete predilette del turismo.

Vista la portata dei disastri, lo scorso 18 luglio la Grecia ha attivato il cosiddetto meccanismo di protezione civile dell'Unione Europea, noto come MPCU. Istituito nel 2001, si pone quale obiettivo la condivisione di risorse fra i Paesi membri e nove Paesi terzi: Albania, Bosnia-Erzegovina, Islanda, Macedonia settentrionale, Montenegro, Norvegia, Serbia, Turchia e Ucraina. E così, nello spazio di pochissime ore, Atene ha ricevuto l'assistenza di quattro Canadair francesi e italiani e di 230 vigili del fuoco provenienti da Polonia, Romania e Slovacchia. 

I numeri

La Commissione Europea, leggiamo, ha risposto a oltre 650 richieste di aiuto da quando il meccanismo è stato istituito e attivato. Le richieste, ha spiegato fra gli altri Libération, non erano legate esclusivamente a incendi e altri disastri naturali, ma anche alla gestione della pandemia e alle conseguenze della guerra in Ucraina. Nel 2020 e nel 202, ancora, le richieste di assistenza sono state cinque volte superiori rispetto al numero medio di richieste tra il 2007 e il 2019. Il sostegno fornito all'Ucraina tramite il meccanismo di protezione civile dell'UE nel 2022, fra le altre cose, rimane l'operazione più grande mai realizzata. Anche il numero di richieste relative ai disastri naturali è cresciuto negli ultimi anni, raggiungendo un picco nel 2022 principalmente a causa degli incendi che si sono verificati in Europa durante il periodo estivo.

Il funzionamento, di per sé, è piuttosto elementare. Uno Stato, UE o meno, deve in un certo senso dimostrare di non essere in grado di gestire e superare da solo una crisi. In seconda battuta, presenta una richiesta al Centro di coordinamento che la trasmette agli altri. L'impegno e l'aiuto, soprattutto, non si limitano all'Unione e ai nove Paesi terzi parte del meccanismo. Lo scorso giugno, ad esempio, quasi 300 vigili del fuoco francesi, portoghesi e spagnoli hanno raggiunto il Canada– devastato dalle fiamme – in rappresentanza dell'MPCU. Solidarietà, in questo senso, è la parola chiave. In linea di principio, l'UE non rifiuta aiuti a nessuno.

La Grecia, di suo, aveva già fatto ricorso all'MPCU nell'agosto del 2021, complice la presenza di incendi massicci su una vasta porzione di territorio. Un territorio paragonabile a quello di altri Paesi della fascia mediterranea, quindi non una novità assoluta per i pompieri di altre nazioni. Pompieri che, tuttavia, si sono ritrovati a dover lavorare con tecniche e attrezzature differenti rispetti a quelle adoperate in patria. Altra parola chiave: adattamento.

Sul posto, i distaccamenti stranieri generalmente vengono accompagnati da un ufficiale di collegamento del Paese ospitante, se così vogliamo definirlo, che dovrebbe da un lato favorire la comunicazione con gli altri reparti e, dall'altro, permettere a questi distaccamenti di lavorare in autonomia. 

Verso una flotta permanente?

Solidarietà e adattamento, dicevamo, ma anche condivisione. Di mezzi, oltreché di risorse umane. A tal proposito, nel 2019 l'MPCU ha istituito una vera e propria riserva, ribattezzata RescEU, che comprende una flotta di aerei appartenenti agli Stati membri. Aerei che, evidentemente, possono essere presi e usati durante la stagione degli incendi boschivi. Un sistema, tuttavia, transitorio a detta della Commissione Europea. Anche perché tende a sottrarre risorse ai singoli Paesi. L'obiettivo, dunque, è la creazione di una flotta permanente entro la fine del decennio, finanziata direttamente dall'UE.

In attesa della flotta permanente, per la stagione 2023 l'Unione Europea ha raddoppiato, e oltre, le risorse antincendio, passando da 13 a 28 velivoli. Velivoli a disposizione del meccanismo a meno che, è lapalissiano, non ci siano necessità esplicite nel singolo Paese che ha fornito il mezzo. Sono anche stati pre-posizionati più di 400 vigili del fuoco in Francia, Grecia e Portogallo. 

Significa che, oltre a una flotta permanente, verrà creata pure una forza antincendio fissa, sotto bandiera europea? Se n'è parlato, in effetti. Ma le critiche, tanto la meccanismo quanto alle possibili mosse future, non mancano. Anche perché, verrebbe da dire, l'MPCU non si concentra sulle cause profonde di questi incendi e sui modi per prevenirli.

Un rapporto dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, pubblicato lo scorso maggio, sottolinea la riguardo come il rischio di incendi estremi sia «esacerbato dal cambiamento climatico». Ponendo l'accento proprio sulla prevenzione. Un aspetto, questo, certo meno visibile e mediaticamente sfruttabile rispetto all'azione spettacolare dei Canadair...