Il racconto

Io, un ticinese in Sierra Leone alla ricerca della ferrovia perduta

Quando ero un ragazzino lessi un libro di un surfista italiano che andò in Australia a cercare un'onda: in questo angolo di mondo ho vissuto un'esperienza simile
Alessandro Brönnimann
Alessandro Brönnimann
14.03.2025 13:30

Nono capitolo

Koindu, 20 febbraio 2025. Quando ero un ragazzino lessi un libro di un surfista italiano che andò in Australia a cercare un'onda. Non sapeva dove quest'onda si trovasse, ma aveva con sé una foto e questa fu sufficiente per dare vita a tutta una serie di avventure lungo le coste del Paese. Quello che ho vissuto in Sierra Leone non è forse paragonabile in termini di tempi e diversità di esperienze, ma per una settimana mi ha fatto sentire come un vero avventuriero. Riportandomi a vivere le esperienze che quel libro mi aveva trasmesso.

Qualche settimana prima di entrare in Sierra Leone avevo sentito parlare di una vecchia linea ferroviaria costruita dagli inglesi nel periodo coloniale per portare merci e persone attraverso il Paese: la linea partiva dalla capitale Freetown, sulla costa oceanica, e portava fino ai confini con Liberia e Guinea a est. Negli anni Settanta il collegamento venne chiuso e poi smantellato definitivamente.

E così, ho passato alcune settimane a domandarmi se fosse possibile ripercorrere quel tracciato che, una volta, vedeva passare le locomotive a vapore cariche di risorse minerali. A giudicare dalle carte, pareva di dover passare gran parte del tempo in piccole stradine all'interno della foresta tropicale. Il che, badate, mi incuriosiva e, al contempo, mi spaventava anche un pochettino, soprattutto perché mi ero appena ammalato di malaria e febbre tifoide e non ero sicuro di come avrebbe reagito il mio corpo a questo tipo di itinerario. Il giorno prima della partenza, in ogni caso, ho raccolto gli ultimi dettagli chiedendo a destra e a sinistra, su gruppi, pagine, blog, e quant'altro e mi sono infine deciso: quella sarebbe stata la mia avventura.

E avventura è stata: tra sentieri e foreste, lungo strade sterrate con un verde in costante cambiamento, dormendo in quelle che erano le vecchie stazioni o a casa dei capi del villaggio, ho passato una delle settimane più divertenti del viaggio. A volte mi sono perso, a volte ho dovuto fare dietrofront, a volte ho dovuto chiedere informazioni su quale sentiero avrei dovuto prendere o dove avrei potuto trovare da bere e da mangiare. E a volte, ancora, mi sono trovato a pedalare su ripidissime salite pensando che «no, non è possibile che qua una volta ci passava un treno».

Ma, come nel libro non era importante trovare (e vivere) esattamente l'onda della foto, allo stesso modo poco importa se non mi sono sempre e costantemente trovato sul vecchio tracciato della ferrovia. Quel che conta, in questi casi, sono le esperienze che ho potuto vivere e imprimere nella sezione dei ricordi più positivi di questo viaggio.

Per chi ancora non lo sapesse potete trovarmi anche su Instagram, mentre se volete potete supportarmi in questa avventura con delle donazioni tramite il mio profilo Ko-fi. Alla prossima.

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