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Il raid in risposta a un missile lanciato verso lo Stato Ebraico dai ribelli yemeniti – Il leader siriano Abu Mohammad al-Jolani, intanto, parla di nuova Costituzione – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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23:06
23:06
Pentagono: in Siria 2.000 soldati americani
«Ci sono circa 2.000 truppe» americane in Siria. Lo afferma il Pentagono. La cifra è maggiore delle 900 presenze finora stimate.
22:40
22:40
«I rimpatri dei siriani siano volontari e sicuri»
«La situazione sul campo» in Siria «resta molto volatile, stiamo lavorando con l'Unhcr e una cosa è molto chiara: i rimpatri» dei siriani «devono essere volontari, sicuri e dignitosi». Lo ha ribadito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in conferenza stampa al termine del vertice dei leader Ue.
«Il popolo siriano può sperare in un futuro migliore, ma sappiamo tutti che per ora la governance è incerta. E' troppo presto per dire se i nuovi leader sapranno mantenere le promesse, se l'integrità territoriale e l'unità saranno preservate, e se le minoranze saranno protette. L'Europa farà la sua parte per sostenere la Siria in questa fase critica» e «ha un ruolo da svolgere», ha aggiunto von der Leyen.
22:17
22:17
«30 morti per i raid israeliani odierni»
L'agenzia di difesa civile di Gaza ha affermato che oggi a seguito di una serie di attacchi israeliani sono rimasti uccisi almeno 30 palestinesi, con l'esercito israeliano che ha confermato di aver preso di mira i militanti di Hamas in un attacco.
La violenza nella Striscia di Gaza continua a scuotere il territorio costiero a più di 14 mesi dall'inizio della guerra tra Israele e Hamas, anche mentre i mediatori internazionali lavorano per negoziare un cessate il fuoco.
Secondo il portavoce dell'agenzia di protezione civile Mahmud Bassal, almeno 13 persone, tra cui donne e bambini, sono rimaste uccise quando gli attacchi hanno colpito due scuole nella parte orientale di Gaza City.
In un altro attacco, altre 13 persone sono state uccise quando un aereo da guerra israeliano ha preso di mira un gruppo di palestinesi nel campo profughi di Al-Shati nella parte occidentale di Gaza City, ha detto Bassal. Sono state segnalate altre quattro vittime in un altro raid contro una casa, sempre nel quartiere di Al-Daraj nella parte orientale di Gaza City.
20:40
20:40
Gli USA non sono d'accordo con l'accusa a Israele di «atti di genocidio»
Gli Stati Uniti hanno annunciato di non essere d'accordo con l'accusa di Human Rights Watch, secondo cui Israele sta compiendo «atti di genocidio» nella Striscia di Gaza danneggiando le infrastrutture idriche.
«Quando si tratta di accertare qualcosa come un genocidio, lo standard legale è incredibilmente alto, e quindi non siamo d'accordo con questa conclusione», ha detto il vice portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel in un briefing. «Ciò non toglie che a Gaza sia in corso una terribile crisi umanitaria».
20:39
20:39
Houthi: «Intensificheremo gli attacchi a Israele»
Il leader dei ribelli Houthi nello Yemen, Abdul-Malik al-Houthi, ha affermato che il suo gruppo continuerà ad intensificare gli attacchi contro Israele. Lo scrive l'agenzia di stampa yemenita Saba.
20:38
20:38
L'IDF pubblica i video dei raid aerei contro gli Houthi
L'esercito israeliano (Idf) ha pubblicato video degli attacchi aerei notturni sullo Yemen contro gli Houthi, in risposta ai raid missilistici e con droni del gruppo sostenuto dall'Iran contro Israele. Lo riporta The Times of Israel.
Secondo l'Idf, 14 jet da combattimento dell'aeronautica militare israeliana, insieme a rifornitori e aerei spia, hanno volato per circa 2.000 chilometri e hanno sganciato oltre 60 munizioni su «obiettivi militari» Houthi lungo la costa occidentale dello Yemen e vicino alla capitale Sanaa. Tra gli obiettivi c'erano depositi di carburante e petrolio, due centrali elettriche e otto rimorchiatori utilizzati nei porti controllati dagli Houthi.
Secondo l'esercito israeliano, la distruzione degli obiettivi rappresenta un duro colpo per le operazioni militari degli Houthi.
20:35
20:35
Gli abitanti del nord di Israele evacuati non dovrebbero ritornare alle loro case prima di tre mesi
L'esercito israeliano (Idf) ritiene che gli abitanti del nord di Israele evacuati, malgrado la fragile tregua in vigore con Hezbollah, non dovrebbero ritornare alle loro case prima di tre mesi, cioè il prossimo marzo, e non più entro i primi di febbraio, come si stimava in precedenza. Lo riportano Channel 12 e Times of Israel.
I circa 60.000 residenti dell'Alta Galilea sono stati evacuati dalle città settentrionali al confine con il Libano subito dopo l'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre, proprio nel timore, poi avveratosi, che Hezbollah avrebbe iniziato ad attaccare con un crescente lancio di razzi.
20:33
20:33
Sisi vede Erdogan, focus su cessate il fuoco a Gaza e ostaggi
Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha incontrato oggi al Cairo il presidente turco Recep Tayyip Erdogan a margine del vertice del D-8 per la cooperazione economica.
Il portavoce ufficiale della presidenza della Repubblica egiziana ha sottolineato che i due leader politici hanno sottolineato la necessità di proseguire nel rafforzamento della cooperazione bilaterale in tutti i settori, nel rispetto degli interessi reciproci, in particolare nei settori dell'economia, del commercio e degli investimenti.
L'incontro si è concentrato sugli sviluppi in Medio Oriente, ed è stata sottolineata la necessità di intensificare il coordinamento tra i due Paesi sulle crisi regionali per garantire pace e stabilità. In questo contesto sono stati esaminati gli sforzi egiziani per raggiungere un accordo di cessate il fuoco a Gaza, il rilascio di ostaggi e detenuti e il libero accesso agli aiuti umanitari alla popolazione della Striscia.
Da parte sua, il presidente turco ha espresso il suo apprezzamento per gli sforzi egiziani, sottolineando che la creazione di uno Stato palestinese indipendente, sul modello del 4 giugno 1967, con Gerusalemme Est come capitale, è la principale garanzia del ripristino della pace e della stabilità nella regione.
17:34
17:34
«Almeno 10 morti su Gaza City»
Almeno 10 palestinesi hanno perso la vita in raid Israeliani che hanno colpito altrettanti edifici ex scolastici usati per ospitare persone sfollate nella parte orientale di Gaza City: lo scrive Al Jazeera, che cita fonti mediche e la Reuters.
Nella versione fornita dall'esercito israeliano (Idf), riportata dal Times of Israel, «caccia israeliani hanno colpito gruppi di addetti a due centri di comando di Hamas installati in due ex scuole» nel capoluogo della Striscia di Gaza. Secondo i militari israeliani, dalle ex scuole di al-Karama e Shaaban, nel quartiere di Tuffah, Hamas «programmava attacchi contro le truppe» dello Stato ebraico. Il Times of Israel riporta anche la versione palestinese.
17:33
17:33
Il governo di transizione siriano cambia i vertici alla Mezzaluna Rossa
Il governo di transizione siriano, espressione della coalizione armata Hayat Tahrir ash Sham (Hts), guidata da Ahmad Sharaa (Jolani), ha decretato oggi la rimozione del direttore della Mezzaluna Rossa siriana, Khaled Hboubati, e ha nominato al suo posto Hazem Baqleh, da tempo membro dei quadri tecnici della stessa organizzazione governativa siriana.
Da decenni gli uomini ai vertici della Mezzaluna rossa siriana (conosciuta all'estero col suo acronimo inglese Sarc), sono decisi sulla base della loro vicinanza al sistema di potere di Damasco. E sono scelti tra le più influenti famiglie del settore finanziario e commerciale damasceno.
In particolare dallo scoppio, nel 2011, delle violenze armate in Siria trasformatesi poi in una guerra intestina e regionale, i quadri medio alti della Sarc sono stati identificati come una delle articolazioni del deposto regime incarnato dall'ex presidente Bashar al Assad.
Khaled Hboubati era stato nominato direttore nel 2016 prendendo il posto di Abderrahman al Attar, morto nel 2018 e rimasto a capo della Sarc per circa 20 anni.
16:32
16:32
Più di 2 mila ex militari siriani rientrano dall'Iraq
Più di duemila soldati dell'ex governo siriano del deposto presidente Bashar al Assad, hanno negoziato con le nuove autorità di Damasco il loro rientro in patria dopo essere fuggiti nei giorni scorsi in Iraq.
Lo riferiscono media siriani e fonti sul terreno a Dayr az Zor, la regione orientale siriana confinante con l'Iraq. Giornalisti sul posto al valico di confine di Abukamal-Qaim, hanno documentato oggi l'ingresso in Siria di un lungo convoglio di mezzi militari e autobus con a bordo «2.400» ex militari governativi siriani.
Questi, secondo le fonti, avevano da giorni negoziato il loro rientro in patria, tramite l'ambasciata siriana a Baghdad, con il Comando militare di Hayat Tahrir ash Sham (Hts), la coalizione armata che ha preso il potere in Siria l'8 dicembre scorso.
Non è però chiaro se questi ex militari governativi siriani saranno ora reintegrati nelle forze armate o se saranno arrestati per eventuali «crimini» commessi a sostegno del regime.
16:08
16:08
Manifestazione a Damasco per i diritti delle donne
Manifestazione a Damasco contro lo Stato confessionale e per i diritti delle donne. Centinaia di persone sono scese in piazza, dieci giorni dopo la caduta del regime di Assad per mano di una coalizione guidata da islamisti radicali.
«Vogliamo la democrazia, non uno Stato religioso», «Siria, uno Stato libero e laico», hanno scandito i dimostranti, uomini e donne, radunati nella piazza degli Omayyadi. «Non esiste una nazione libera senza donne libere», tra le scritte nei cartelli.
Centinaia di persone hanno manifestato oggi nella centrale piazza degli Omayyadi a Damasco per uno «Stato unito, civile e laico». E questo per rispondere a una serie di dichiarazioni apparse negli ultimi giorni da parte di Obeida Arnaout, portavoce degli affari politici del nuovo governo di stampo islamista di Damasco, espressione di Hayat Tahrir ash Sham (Hts), secondo cui «le donne sono biologicamente» inadatte ad assumere «incarichi di governo apicali».
«Vogliamo una Siria civile e laica», è stato uno degli slogan scanditi dai manifestanti riunitisi nella piazza simbolo della «caduta del regime» l'8 dicembre scorso. «Laicità! Laicità!», hanno gridato i manifestanti, mentre altri: «Non vogliamo né uno Stato di polizia né uno Stato religioso!».
Altri cartelli esposti alla manifestazione inneggiavano alle pari opportunità tra donne e uomini. E all'unità territoriale della Siria: «Dalla Jazira al Hawran, arabi e curdi sono fratelli», è stato un altro slogan pronunciato dai manifestanti in riferimento alla regione dell'est del paese (Jazira) e a quella all'estremo sud-ovest (Hawran).
14:50
14:50
«Gli Houthi pagano un caro prezzo se ci attaccano»
«Gli Houthi imparano e impareranno sulla propria pelle che chi attacca Israele paga un prezzo molto alto». Lo afferma l'ufficio di Benyamin Netanyahu dopo i raid condotti in Yemen.
«Questa mattina presto, l'aeronautica israeliana ha attaccato obiettivi strategici degli Houthi nel porto di Hodeidah e nel profondo dello Yemen. Abbiamo fatto questo in risposta agli attacchi ripetuti degli Houthi contro obiettivi civili in Israele. Ieri notte hanno attaccato una scuola a Ramat Gan», viene spiegato.
«Non attaccano solo noi, attaccano il mondo intero, le rotte marittime e il commercio internazionale. Così, quando Israele agisce contro gli Houthi, agisce anche per l'intera comunità internazionale. Gli americani lo capiscono bene, e anche molti altri. Dopo Hamas, Hezbollah e il regime di Assad in Siria, gli Houthi sono quasi l'ultimo ramo che è rimasto della fazione malvagia dell'Iran. Stanno imparando e impareranno sulla propria pelle che chi attacca Israele paga un prezzo molto alto», conclude la nota.
12:17
12:17
Putin: «Stiamo evacuando 4.000 combattenti iraniani dalla Siria»
La Russia sta evacuando circa 4.000 combattenti iraniani dalla Siria «su loro richiesta»: lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin nella sua conferenza stampa di fine anno, citato dalla Tass.
Il presidente ha aggiunto che «la Russia spera ci saranno pace e tranquillità in Siria, e mantiene rapporti con tutte le parti». Putin ha quindi sottolineato che «la Russia ha in linea di massima raggiunto i suoi obiettivi in Siria».
Secondo il presidente russo la caduta di Bashar al-Assad, alleato stretto di Mosca in Siria, non rappresenta una sconfitta. Durante la sua conferenza stampa annuale, ha sottolineato che l'obiettivo principale dell'intervento militare russo in Siria, iniziato nel 2015, era quello di prevenire la formazione di una «enclave terroristica» simile a quella in Afghanistan.
«Si cerca di dipingere ciò che è accaduto in Siria come una sconfitta per la Russia. Vi assicuro che non è così», ha affermato Putin. Ha inoltre dichiarato: «Siamo intervenuti in Siria dieci anni fa per evitare che un focolaio terroristico emergesse in quel paese. Nel complesso, abbiamo raggiunto il nostro obiettivo».
06:21
06:21
Medici Senza Frontiere: «Gaza è una trappola mortale»
I ripetuti attacchi militari di Israele contro i civili palestinesi negli ultimi 14 mesi, lo smantellamento del sistema sanitario e di altre infrastrutture essenziali, il soffocante assedio e la negazione sistematica dell'assistenza umanitaria stanno distruggendo la vita a Gaza. È quanto emerge dal nuovo rapporto internazionale di Medici Senza Frontiere (Msf) Gaza è una trappola mortale.
Msf chiede a tutte le parti - ancora una volta, con urgenza - un cessate il fuoco immediato per salvare vite umane e agevolare il flusso degli aiuti umanitari. Israele deve fermare i suoi attacchi mirati e indiscriminati contro i civili e i suoi alleati devono agire subito per proteggere le vite dei palestinesi e rispettare le regole della guerra.
«Le persone a Gaza lottano per la sopravvivenza in condizioni apocalittiche, ma nessun luogo è sicuro, nessuno è risparmiato e non c'è via d'uscita da questa enclave distrutta. La recente offensiva militare nel nord della Striscia è un chiaro esempio della guerra brutale che le forze israeliane stanno conducendo a Gaza e stiamo assistendo a chiare evidenze di pulizia etnica dal momento che i palestinesi vengono sfollati con la forza, messi in trappola e bombardati», dichiara Christopher Lockyear, segretario generale di Msf che ha visitato Gaza all'inizio di quest'anno. «Tutto quello che le nostre équipe mediche hanno visto sul campo durante questo conflitto è coerente con le descrizioni fornite da un numero crescente di esperti legali e organizzazioni secondo cui a Gaza è in corso un genocidio. Pur non avendo l'autorità legale per stabilire l'intenzionalità, le evidenze della pulizia etnica e la devastazione in corso - tra cui uccisioni di massa, gravi lesioni fisiche e mentali, sfollamento forzato e condizioni di vita impossibili per i palestinesi sotto assedio e sotto i bombardamenti - sono innegabili».
In risposta ai terribili attacchi condotti da Hamas e da altri gruppi armati in Israele il 7 ottobre 2023 - in cui sono state uccise 1.200 persone e 251 sono state prese in ostaggio - le forze israeliane stanno schiacciando l'intera popolazione di Gaza. Secondo il ministero della Sanità, la guerra totale di Israele contro Gaza ha ucciso più di 45.000 persone, tra cui 8 membri dello staff di Msf. Il numero di morti legati alla guerra è probabilmente molto più alto a causa dell'impatto del collasso del sistema sanitario, delle epidemie e dell'accesso fortemente limitato a cibo, acqua e rifugi.
All'inizio di quest'anno le Nazioni Unite hanno stimato che più di 10.000 corpi sarebbero rimasti sepolti sotto le macerie. Le forze israeliane hanno impedito l'ingresso nella Striscia di beni essenziali come cibo, acqua e forniture mediche, oltre a bloccare, negare e ritardare l'assistenza umanitaria, come documentato nel rapporto di Msf. Circa 1,9 milioni di persone - il 90% dell'intera popolazione della Striscia - sono state sfollate con la forza, e molte sono state costrette a spostarsi più volte, si legge nel rapporto.
06:19
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Il punto alle 6
In Siria sarà una commissione di esperti di diritto a scrivere la futura Costituzione: lo ha dichiarato il nuovo leader siriano, Abu Mohammad al-Jolani, intervistato dalla BBC. Per tutta l'intervista, il leader, il cui vero nome è Ahmed al-Sharaa, dismessa la tuta militare, era vestito in giacca scura e camicia celeste e ha cercato, con toni calmi e concilianti, di rassicurare quanti non si fidano di lui e dei suoi e di convincere della sincerità della sua annunciata rottura con il passato jihadista e qaedista.
L'aeronautica israeliana, intanto, ha affermato di avere intercettato un missile proveniente dallo Yemen, mentre le sirene suonavano in tutto il centro di Israele. L'IAF «ha intercettato un missile lanciato dallo Yemen prima che attraversasse il territorio israeliano», ha affermato l'esercito in una dichiarazione, aggiungendo che le sirene di allarme sono state suonate a causa «della possibilità di caduta di detriti dall'intercettazione». È la seconda volta questa settimana che l'esercito israeliano intercetta un missile dallo Yemen. La prima volta lunedì scorso, un lancio in seguito rivendicato dai ribelli Houthi.
Una serie di attacchi aerei, di conseguenza, ha preso di mira nelle prime ore del mattino la capitale dello Yemen, Sanaa, secondo quanto riferisce AP. Israele ha dichiarato di aver colpito «obiettivi militari» appartenenti ai ribelli Houthi dello Yemen dopo aver appunto intercettato un missile lanciato dal gruppo ribelle. «L'IDF - si legge in una nota - ha condotto attacchi precisi su obiettivi militari Houthi nello Yemen, inclusi porti e infrastrutture energetiche a Sana'a, che gli Houthi hanno utilizzato in vario modo a scopi militari». E ancora: «Poco tempo fa, in seguito all'approvazione dei piani di attacco da parte del ministro della Difesa israeliano Israel Katz, i jet da combattimento dell'IAF, con la direzione della direzione dell'intelligence e della marina israeliana, hanno colpito obiettivi militari appartenenti al regime terroristico Houthi sulla costa occidentale dello Yemen e nell'entroterra». Quindi, il monito: «Israele non esiterà ad agire per difendere se stesso e i suoi cittadini dagli attacchi Houthi».
Un canale mediatico appartenente agli Houthi ha affermato che gli attacchi hanno colpito centrali elettriche, un porto e un impianto petrolifero.