Israele contro Hamas: ma da che parte stanno gli altri?
La guerra fra Israele e Hamas non accenna a spegnersi o, meglio, a risolversi con un cessate il fuoco. Con il timore, sempre più forte, che il conflitto possa estendersi in tutta la regione. Così, mentre le forze israeliane continuano a bombardare la Striscia di Gaza e a pianificare un'offensiva via terra, è utile fare chiarezza circa i rapporti e gli interessi dei Paesi che confinano con lo Stato Ebraico o che potrebbero colpirlo con i propri missili.
Egitto
L'Egitto confina con Israele e con la Striscia di Gaza. Da tempo, spiega il Guardian, i rapporti con Hamas sono complicati. Anche perché il movimento militante palestinese è un'emanazione dei Fratelli Musulmani. Il Cairo ha firmato un trattato di pace formale con Israele a Camp David, nel 1978, ma l'opinione pubblica, oggi, tende a favorire la causa palestinese. L'Egitto, più volte, ha agito come interlocutore fra Hamas e Israele durante i conflitti che si sono succeduti. Ma ha sempre mantenuto un atteggiamento diffidente. Anche, se non soprattutto, perché la destra israeliana non ha mai nascosto che il Cairo si assuma la responsabilità della Striscia, come durante l'amministrazione egiziana fra il 1948 e il 1967. «Ci troviamo davanti a una crisi senza precedenti che richiede attenzione totale» ha dichiarato in queste ore il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Il quale ha sottoilneato la necessità di «stabilire negoziati che aprano la via a una soluzione a due Stati».
Giordania
Anche la Giordania, come l'Egitto, ha firmato un trattato di pace formale con Israele. Nel 1994, per la precisione. La posizione di Amman, tuttavia, è influenzata dalla presenza di oltre 2 milioni di palestinesi entro i propri confini, registrati come rifugiati. Una larga percentuale della popolazione giordana, inoltre, ha radici palestinesi. L'organizzazione che amministra le istituzioni islamiche intorno ad al-Haram al-Sharif a Gerusalemme, noto agli ebrei come Monte del Tempio, è un organo del governo giordano: in inglese, il Jerusalem Waqf and Al-Aqsa Mosque Affairs Department. Israele tende a considerare molto le opinioni della Giordania.
Libano
Israele ha combattuto due conflitti importanti contro il Libano, l'ultimo dei quali nel 2006 con il coinvolgimento dell'organizzazione sciita Hezbollah, sostenuta dall'Iran. Da tempo, Israele teme di dover combattere una guerra su due fronti: Hamas e, appunto, Hezbollah. Un pensiero, questo, tornato di strettissima attualità in queste settimane. Il collasso politico ed economico del Libano, in questi anni, ha rallentato e non poco i piani di Hezbollah. Ma la minaccia rimane reale, basti pensare al lancio di razzi avvenuto proprio dal territorio libanese. Detto ciò, non è chiaro se Hezbollah, con Teheran alle spalle, stia davvero preparando un'offensiva contro Israele.
Siria
Dallo scoppio della guerra in Siria, nel 2011, Israele ha condotto un gran numero di attacchi nel Paese. Attacchi, leggiamo, mirati principalmente alle rotte di rifornimento e ai siti di stoccaggio delle armi provenienti dall'Iran, che secondo Israele sono destinate a Hezbollah e Hamas. Sebbene negli ultimi due anni la minaccia diretta per Israele dalla Siria si sia quasi spenta, da tempo si registrano attività legate a Teheran in Siria. Una settimana fa, non a caso, Israele ha lanciato attacchi missilistici contro i due principali aeroporti siriani di Damasco e della città settentrionale di Aleppo, danneggiando le piste di atterraggio dei due scali, probabilmente con l'obiettivo di impedire che le piste vengano utilizzate per il traffico militare nelle prossime settimane.
Iran
Qualsiasi risposta regionale a un'invasione di terra israeliana a Gaza, pensiamo a Hezbollah, sarà quasi sicuramente pianificata e decisa da Teheran. Di più, l'Iran avrebbe avvertito Israele di sentirsi costretto a intervenire qualora le Forze di difesa israeliane entrassero effettivamente nella Striscia. L'Iran, nemico giurato e di lunga data di Israele, finora si è avvalso di partner come Hamas e Hezbollah per guidare i suoi interventi contro lo Stato Ebraico. Sebbene l'Iran possieda la capacità missilistica di colpire direttamente Israele, proprio come fece l'Iraq di Saddam Hussein durante la guerra del Golfo, con George Bush che fece pressioni affinché lo Stato Ebraico non rispondesse, il pre-posizionamento di mezzi navali statunitensi (come le portaerei) e di altri alleati occidentali nella regione, negli ultimi giorni, sembrerebbe fungere da avvertimento per Teheran: in caso di intervento, insomma, le conseguenze per l'Iran sarebbero pesanti.
Iraq
La recrudescenza degli attacchi alle basi statunitensi in Iraq questa settimana, da parte di gruppi alleati dell'Iran, ha complicato e non poco uno scenario già piuttosto teso, se non peggio. Gli Stati Uniti hanno attualmente circa 2.500 soldati di stanza in tre basi irachene, insieme a circa 1.000 soldati di altri Paesi nella coalizione internazionale creata per combattere il gruppo jihadista dello Stato Islamico. Gli attacchi sono una conseguenza, diretta, delle minacce crescenti delle fazioni fedeli all'Iran contro gli Stati Uniti. Una di queste, le Brigate Hezbollah, ha chiesto agli Stati Uniti di "lasciare" l'Iraq, "altrimenti assaggeranno le fiamme dell'inferno".
Yemen
Gli Huthi, sostenuti dall'Iran, hanno sparato con successo droni in profondità in Arabia Saudita, mirando principalmente alle strutture petrolifere. Se abbiano o meno la portata o la capacità di raggiungere Israele, beh, è un'altra questione. Tuttavia, i missili e i droni degli Huthi sarebbero perfettamente in grado di minacciare la navigazione nel Golfo di Aden, nel Mar Arabico e nel Mar Rosso. L'intercettazione da parte di una nave da guerra statunitense, giovedì, di missili e droni lanciati dallo Yemen – che un portavoce del Pentagono ha dichiarato essere stati lanciati "potenzialmente verso obiettivi in Israele" – in questo senso ha alzato la posta in gioco.