Israele elimina in Libano un leader di Fatah

Nuovo omicidio mirato di Israele in Libano. Ma questa volta non si tratta di un esponente di Hezbollah o Hamas, bensì di Fatah, il partito del presidente palestinese Abu Mazen. Un caccia con la stella di David ha lanciato un razzo contro l'auto su cui viaggiava Khalil al Maqdah, riducendola ad un ammasso di rottami inceneriti, davanti al campo profughi palestinesi di Ain al-Helweh, alla periferia di Sidone, giusto una quarantina di km a sud di Beirut.
E' la prima volta dall'inizio della guerra il 7 ottobre che nel mirino di Israele finisce un membro di Fatah, o meglio, della sua ala militare, la Brigata dei martiri di al Aqsa. Un evento che da Ramallah, in Cisgiordania, è stato subito stigmatizzato da Tawfiq Tirawy, del comitato centrale di Fatah, il partito acerrimo rivale di Hamas. «L'assassinio» di al Maqdah è «un'ulteriore prova che Israele vuole incendiare la regione e gettarla in una guerra su vasta scala», ha affermato, aggiungendo con enfasi che «le forze di occupazione stanno usando il sangue palestinese per aggiungere benzina sul fuoco della guerra» nella striscia di Gaza.
Secondo Israele però sullo sfondo dell'operazione c'è invece proprio la Cisgiordania. Nel confermare l'attacco, l'esercito israeliano ha affermato che al Maqdah con suo fratello Mounir comandava la Brigata dei martiri di Al-Aqsa e li ha accusati entrambi di «dirigere attacchi terroristici e contrabbandare armi» nella Cisgiordania occupata da Israele, ed ha descritto i due come «collaboratori» delle Guardie rivoluzionarie iraniane.
Di certo i due fratelli sono sulla black list israeliana da molto tempo. Già nell'operazione Furore del lontano aprile 1996 Israele aveva tentato di eliminare Munir al Maqdah, lanciando un razzo contro la sua abitazione, sempre nel campo profughi di Ain al-Helweh a Sidone. Nell'esplosione il modesto edificio rimase completamente distrutto, ma l'esponente palestinese ne uscì praticamente indenne.
E proprio nel campo di Ain al-Helweh oggi una folla di inferociti sostenitori di Fatah si è radunata per chiedere vendetta, sparando numerosi colpi di arma da fuoco in aria. A loro ha indirettamente risposto Munir al Maqdah, che nel confermare all'emittente Al-Mayadeen che suo fratello Khalil è stato ucciso, ha giurato che il suo gruppo «risponderà all'interno di Israele».
Ma l'uccisione di al Maqdah oggi è stato solo l'evento di maggior clamore per quanto riguarda il Libano, perché sullo sfondo è intanto andato avanti il continuo scambio di missili, droni esplosivi e artiglieria tra Hezbollah e Israele. Lo stato ebraico ha tra l'altro colpito nella valle orientale della Bekaa un deposito di armi del Partito di Dio, che ha reagito lanciando una pioggia di almeno 50 razzi sulle alture occupate del Golan. Allo stesso tempo, Hezbollah ha annunciato la morte di uno dei suoi combattenti «sulla strada per Gerusalemme», intendendo che è stato colpito in un attacco israeliano. Una notizia che ha indotto Al Jazira online a scrivere che «ormai le uccisioni mirate israeliane in Libano stanno diventando un evento quasi quotidiano».