Libano

«Israele ha sparato su giornalisti chiaramente identificabili, uno è morto»

Secondo due inchieste, due colpi di carro armato hanno ferito 6 reporter, mentre il libanese Issam Abdallah è rimasto ucciso - Le autorità dello Stato ebraico commentano: «Non colpiamo i civili»
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Ats
07.12.2023 18:15

È stato ucciso da un colpo sparato da un carro armato israeliano il giornalista libanese Issam Abdallah, il cui corpo è stato fatto a pezzi lo scorso 13 ottobre in territorio libanese a due passi dal fronte di guerra tra gli Hezbollah e lo Stato ebraico.

È il risultato di due inchieste, condotte nelle ultime sette settimane da due delle principali agenzie di notizie internazionali, Agence France Presse (AFP) e Reuters.

Le autorità israeliane, che in precedenza si erano dette «molto dispiaciute» per la morte del reporter e che avevano detto di aver avviato «controlli» sull'accaduto, hanno commentato l'inchiesta affermando di «non colpire i civili».

Le indagini di AFP e Reuters hanno confermato quanto era già emerso in precedenza da testimoni oculari e dalle altre vittime, rimaste ferite in modo più o meno grave, in quello che da alcune parti, in Libano e all'estero, è stato definito un attacco premeditato contro i media.

Issam Abdallah, 37 anni, è stato ucciso mentre lavorava con sei giornalisti vicino al confine con Israele, nella località di Alma Shaab. Sono rimasti feriti due colleghi di Reuters, due giornalisti della tv Al Jazeera finanziata dal Qatar, e due dell'AFP, tra cui la fotografa Christina Assi, 28 anni, che ha subito l'amputazione della gamba destra ed è ancora ricoverata in ospedale.

Il gruppo di giornalisti, che si trovava in un'area ben visibile dalla postazione israeliana, stava seguendo da ore gli scambi di fuoco lungo la linea di demarcazione tra i due Paesi. Come riferito oggi a Beirut durante una conferenza stampa, l'AFP ha indagato analizzando e incrociando le immagini di sei media presenti quel giorno con testimonianze di giornalisti, residenti e fonti di sicurezza, e intervistando diversi esperti di armi.

Le indagini sono state condotte in collaborazione con il collettivo britannico di esperti e investigatori indipendenti Airwars e mostrano che dietro l'attacco mortale c'è un proiettile di carro armato del calibro di 120 millimetri, stabilizzato da alette, nella regione utilizzato solamente dall'esercito israeliano.

I giornalisti sono stati presi di mira da due attacchi, eseguiti a una distanza l'uno dall'altro di 37 secondi, secondo i risultati delle inchieste della AFP e di Reuters. Questo, sostengono gli esperti interpellati, dimostra che i due attacchi erano mirati contro il gruppo di giornalisti, «tra l'altro chiaramente identificabili come tali».

Le inchieste di AFP e Reuters si sono avvalse anche del lavoro di indagine compiuto nelle scorse settimane sia da Amnesty International che da Human Rights Watch (HRW): entrambe le organizzazioni umanitarie internazionali erano giunte alla conclusione che a uccidere Issam Abdallah e a ferire gli altri giornalisti era stato un proiettile di carro armato israeliano.

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