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Il presunto successore di Hassan Nasrallah alla guida di Hezbollah sarebbe stato ucciso nel bombardamento di ieri delle Forze di difesa israeliane – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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21:03
21:03
Biden: Israele valuti alternative a colpire petrolio Iran
La risposta di Israele all'attacco all'Iran è ancora oggetto di discussione: Israele dovrebbe cercare «alternative» a quella di colpire gli impianti petroliferi iraniani, ha detto il presidente degli Usa Joe Biden.
«Stiamo facendo molto per evitare una guerra totale in Medio Oriente», ha aggiunto.
Intanto, un gruppo di deputati democratici chiede all'amministrazione di Biden di mettere fine alla «cultura dell'impunità» israeliana, che sta portando spargimento di sangue a Gaza e in Libano.
In una lettera inviata al Dipartimento di Stato e al Pentagono, e riportata dal blog HuffPost (noto fino al 2016 come The Huffington Post), cinque deputati esortano la Casa Bianca a far rispettare le leggi, e in particolare la norma di Leahy, che vieta i finanziamenti americani alle forze militari straniere accusate di gravi violazioni dei diritti umani.
«Quando funziona correttamente, la legge di Leahy ha due obiettivi: impedire la complicità degli Stati Uniti in gravi violazioni dei diritti e scoraggiare le violazioni incentivando i governi stranieri a ritenere responsabili i colpevoli. Tuttavia, la legge Leahy può servire solo quando è applicata», recita la missiva.
21:03
21:03
Israele mira a chiudere scontri in Libano in 2-3 settimane
L'emittente televisiva israeliana Keshet 12 (canale 12) riporta che un alto funzionario della sicurezza israeliano ha recentemente detto alle famiglie degli ostaggi detenuti a Gaza che l'apparato di sicurezza del paese ritiene che gli intensi combattimenti delle forze armate dello Stato ebraico nel nord si concluderanno in due o tre settimane.
L'obiettivo - secondo il funzionario - sarà quindi quello di raggiungere un accordo diplomatico con l'organizzazione paramilitare islamista sciita e antisionista libanese Hezbollah che consentirebbe a Israele di ottenere un accordo sugli ostaggi, scrive dal canto suo il quotidiano in linea The Times of Israel.
19:43
19:43
Israele ritiene che Safieddine sia morto
Hashem Safieddine, presunto successore di Hassan Nasrallah alla guida dell'organizzazione paramilitare islamista sciita e antisionista libanese Hezbollah, sarebbe stato ucciso nel bombardamento di ieri delle forze armate israeliane (IDF) a Beirut (Libano).
È la convinzione che si sta facendo sempre più largo ai massimi livelli della sicurezza dello Stato ebraico, secondo quanto riferisce l'emittente televisiva israeliana Keshet 12 (canale 12), citata dal quotidiano in linea The Times of Israel.
19:09
19:09
Cisgiordania: Onu condanna il raid aereo israeliano di ieri
Le Nazioni Unite hanno condannato oggi quello che hanno descritto come un «attacco aereo illegale» da parte di Israele su un campo profughi nella Cisgiordania occupata, che ha causato 18 morti ieri sera, secondo il Ministero della sanità palestinese.
«Questo attacco si inserisce in un contesto molto preoccupante di uso illegale della forza da parte delle forze di sicurezza israeliane durante operazioni di tipo militare in Cisgiordania, che hanno causato numerosi pregiudizi a palestinesi e danni ingenti a edifici e infrastrutture», ha indicato l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.
17:49
17:49
Possibili attacchi ai terminal fanno balzare prezzi idrocarburi
L'ipotesi di attacchi alle infrastrutture energetiche e petrolifere iraniane, evocata dagli Stati Uniti e da Israele come possibile ritorsione all'operazione condotta martedì dagli ayatollah iraniani contro lo Stato ebraico, ha infiammato i prezzi del petrolio e del gas per il peso strategico che Teheran ha nella produzione ed esportazione mondiale di idrocarburi.
Membro dell'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec), si stima che l'Iran contribuisca fino al 4% della domanda mondiale di greggio, grazie ai suoi giacimenti e alla sua capacità di lavorazione.
Il paese ha inoltre uno dei più grandi settori di raffinazione in Medio Oriente con circa 2,4 milioni di barili al giorno - secondo i dati degli analisti - di capacità, ripartiti in dieci principali siti. Le tre maggiori raffinerie sono l'impianto di Isfahan, da 370'000 barili al giorno, la raffineria di Abadan, al confine con l'Iraq, da 360'000 barili al giorno, e il sito di Bandar Abbas, da 320'000 barili al giorno. In quest'ultima località c'è anche il progetto Persian Gulf Star con una capacità di raffinazione di quasi 450'000 barili al giorno, che rifornisce il 40% del consumo del paese. E, ancora, la raffineria della capitale. Siti a cui si aggiunge una rete di infrastrutture energetiche con oleodotti e gasdotti che corrono per tutto il paese.
Ma nel mirino di eventuali attacchi potrebbe finire in cima alla lista dei possibili obiettivi anche l'isola di Kharg, importante terminal petrolifero realizzato ai tempi dello scià di Persia Reza Phalevi, nodo del traffico delle petroliere dell'esportazione iraniana. Export che riguarda circa un milione di barili al giorno di greggio e oltre 18 miliardi di metri cubi di gas, con destinazione l'India ma soprattutto la Cina, verso cui - stimano gli analisti - è diretto il 90% dell'export petrolifero iraniano, da anni soggetto alle sanzioni occidentali.
E, ancora, tra gli obiettivi ci potrebbe essere la rete dei terminali petroliferi nella provincia di Hormozgan, così come il Mahshahr Oil Terminal, un porto situato sul canale Khor Musa. Tutti siti sensibili il cui danneggiamento colpirebbe seriamente la già debolissima economia iraniana.
L'Iran è al terzo posto nella classifica mondiale di riserve petrolifere ed al secondo per le riserve di gas naturale (rispettivamente oltre il 13,3% e il 16% delle riserve globali, in base ai dati Opec).
17:04
17:04
Attacchi a Sanaa e a Hodeidah
Sono stati segnalati attacchi a Sanaa e Hodeidah, nello Yemen, riferisce, stando al quotidiano israeliano Haaretz, Al Masirah TV, la principale emittente televisiva gestita dal movimento sciita Huthi, che appoggia quello islamista Hamas, al potere a Gaza.
16:51
16:51
Attacco con droni dall'Iraq, 2 soldati uccisi e 20 feriti
Le forze armate israeliane hanno reso noto che ieri mattina si è registrato un attacco con droni provenienti dall'Iraq. Il bilancio è di due soldati uccisi e di oltre 20 feriti, scrive il quotidiano in linea The Times of Israel. L'attacco è avvenuto nel Golan settentrionale.
Uno dei morti è un sergente, l'altro un caporale. Entrambi sono 19enni, indica il quotidiano israeliano Haaretz.
15:34
15:34
Fuori servizio tre ospedali nel sud del paese
Tre ospedali in Libano, compreso uno nella periferia a sud di Beirut, hanno annunciato oggi la sospensione della loro attività a causa degli attacchi israeliani sul paese. Lo scrive l'agenzia nazionale d'informazione libanese.
Il nosocomio Sainte Thérèse, alla periferia meridionale della capitale, ha annunciato che cesserà i suoi servizi a causa degli attacchi israeliani nelle vicinanze, insieme ad altri due ospedali nel sud del Libano, scrive l'agenzia.
Intanto le forze armate dello Stato ebraico (Idf), stando a quanto riferisce il quotidiano israeliano Haaretz, hanno reso noto che 250 terroristi dell'organizzazione paramilitare islamista sciita e antisionista libanese Hezbollah, 21 dei quali comandanti, sono stati uccisi dall'inizio delle operazioni di terra nel Libano meridionale. Il portavoce dell'Idf, aggiunge che durante l'operazione, iniziata quattro giorni fa, sono stati attaccati 2000 obiettivi militari, tra cui obiettivi umani, infrastrutture terroristiche, edifici militari, magazzini di armi e lanciatori.
12:04
12:04
A un anno dal massacro del 7 ottobre, la Svizzera è divisa
A un anno dal sanguinoso attacco terroristico perpetrato da Hamas contro Israele il 7 ottobre e dalla successiva rappresaglia dello Stato ebraico a Gaza e in Libano, sulla questione palestinese e sulla situazione in Medio Oriente la Svizzera appare più che mai divisa.
Attorno alle 6:30 del mattino, quel sabato, in seimila, tra terroristi e civili palestinesi hanno abbattuto la recinzione di confine con la Striscia e hanno assaltato il sud del territorio israeliano con pick-up, auto, furgoni, moto e parapendii, portandosi dietro migliaia di lanciatori di razzi, kalashnikov, pistole, granate, bombe, coltelli. L'assalto era pianificato fin nei minimi dettagli, compreso la scelta del giorno, quel 7 ottobre segnava infatti la fine della festa della Simchat Torah e giorno di riposo di Shabbat, oltre che il cinquantesimo anniversario della guerra dello Yom Kippur.
Al festival musicale Nova, vicino al kibbutz di Beeri, più di 350 giovani sono stati massacrati. I primi soccorritori hanno trovato mucchi di cadaveri, donne stuprate e poi bruciate. Ma i morti quel sabato sono stati in tutto 1.200, tra civili e militari, gli ostaggi portati via 250. Novantasei di loro mancano ancora all'appello.
La rappresaglia di Israele non si è fatta attendere e il bilancio, dopo un anno di guerre, è disastroso. Il ministero della sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha dichiarato che più di 41'000 persone sono state uccise nella Striscia, in gran parte civili. Secondo la medesima fonte, 96.460 sono state ferite dall'inizio della guerra.
Sul fronte nord, in Libano, nel giro di pochi giorni le vittime, in oltre 1.500 attacchi, sono più di 1.000 e centinaia di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare la propria casa.
Ripercussioni in Svizzera
In Svizzera, come in moltissimi Paesi occidentali, l'attacco terroristico del 7 ottobre e il lungo e logorante conflitto che ne è scaturito ha avuto ripercussioni a livello sociale e politico. Nella Confederazione da allora il numero di episodi catalogati come atti antisemiti è cresciuto drasticamente, come rivelano i rapporti stilati della Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) e della Fondazione contro il razzismo e l'antisemitismo (GRA).
L'atto più violento è stato registrato il 2 marzo a Zurigo, quando un 15.enne radicalizzato ha gravemente ferito con un'arma da taglio un 50enne ebreo ortodosso. Il giovane ha agito in solidarietà con il gruppo terroristico Stato islamico (Isis), rivendicando poi il proprio gesto in un video in cui commenta in arabo l'azione criminale e invocando una «lotta mondiale contro gli ebrei». Secondo la FSCI e la GRA, si tratta del più grave crimine d'odio antisemita compiuto nel Paese negli ultimi due decenni.
Nel corso degli ultimi mesi si è poi assistito a diverse manifestazioni filopalestinesi, che hanno occupato piazze e atenei, e che hanno coinvolto migliaia di persone e centinaia di studenti in tutta la Svizzera.
Sul fronte politico, il Consiglio federale ha deciso di non versare quest'anno ulteriori 10 milioni di franchi all'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi in Medio Oriente (UNRWA). Mentre da tempo, molti Stati hanno ripreso i finanziamenti. La scelta è stata giustificata dal Governo con la riduzione dei finanziamenti umanitari per il 2024, votata dal Parlamento. Inoltre, il Consiglio nazionale ha accolto una mozione che chiede di interrompere immediatamente il sostegno mentre gli Stati devono ancora esprimersi a riguardo.
Una sostegno in favore di Israele?
Geri Müller, ex consigliere nazionale argoviese dei Verdi e presidente dell'Associazione Svizzera-Palestina, ha dichiarato all'agenzia di stampa Keystone-ATS che la Confederazione ha assunto fin da subito una posizione unilaterale in favore di Israele, «ignorando numerose zone grigie», come ad esempio le operazioni dell'esercito israeliano.
«Berna continua a ripetere che vuole la soluzione dei due Stati, e allo stesso tempo il Parlamento si rifiuta di riconoscere la Palestina», afferma Müller. «Dal 1899 la Svizzera ha chiaramente proclamato la posizione del diritto internazionale, ma sostiene il diritto biblico di Israele», aggiunge.
La Confederazione dovrebbe invece «riconoscere i crimini di Israele e interrompere ogni cooperazione, soprattutto in ambito militare», sostiene il 63.enne, ricordando che l'Associazione Svizzera-Palestina ha condannato aspramente il massacro perpetrato da Hamas ai danni dello Stato ebraico.
Autodifesa giustificata
Corina Eichenberger-Walther, a capo dell'Associazione Svizzera-Israele ed ex consigliera nazionale per il PLR, sostiene da canto suo che i recenti sviluppi nella regione mostrano chiaramente come l'Iran stia cercando di annientare Israele, e che la repubblica islamica rappresenta una minaccia a livello globale.
«Lo stato ebraico sta esercitando il suo diritto all'autodifesa», afferma. «Hamas è l'aggressore e non Israele. E questo lo si ha dimenticato nelle università occupate e durante le manifestazioni nelle piazze a favore della Palestina. Si sono visti ripetuti appelli alla violenza», ammonisce l'ex consigliera nazionale argoviese.
Alla domanda se una tregua in Medio Oriente sia possibile, Eichenberger-Walther risponde così: «Ripensando a tutte le occasioni in cui credevamo di essere ad un passo dal raggiungere un accordo, ora trovo difficile fare supposizioni. Solo quando le armi taceranno potremo guardare di nuovo al futuro».
Per Müller, la pace è sinonimo di uguaglianza. «Israele ha chiaramente deciso di favorire l'apartheid e l'espulsione», afferma. «La democrazia non esiste alle condizioni attuali. Per questo sono necessari passi concreti verso un cambiamento duraturo». Müller ha poi voluto ricordare la dichiarazione del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il quale a suo tempo ha affermato che «abbiamo bisogno di Hamas per impedire la soluzione dei due Stati».
Una conferenza organizzata dalla Svizzera
Ma non tutte le organizzazioni ebraiche in Svizzera sostengono la politica di Israele. Per l'associazione Jüdische Stimme für Demokratie und Gerechtigkeit in Israel/Palästina (JVJP, letteralmente Voce ebraica per la democrazia e la giustizia in Israele/Palestina), la guerra di rappresaglia sta portando la regione al collasso. Solo una soluzione politica può portare una pace duratura in Medio Oriente, sostiene l'associazione con sede a Zurigo.
La JVJP vede un barlume di speranza nella conferenza che organizzerà la Svizzera su mandato dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per la risoluzione sulla Palestina.
La FSCI invece non ha voluto rilasciare commenti e non intente essere citata nel medesimo articolo in cui compaiono le opinioni di Geri Müller, personalità che la federazione reputa vicino ad Hamas.
11:14
11:14
«Le nazioni musulmane hanno un nemico comune»
Le nazioni musulmane hanno un «nemico comune» e devono «cingere una cintura di difesa» dall'Afghanistan allo Yemen e dall'Iran a Gaza e al Libano. Lo ha affermato il leader supremo iraniano Ali Khamenei presiedendo le preghiere del venerdì in Iran per la prima volta in cinque anni. Lo riporta Sky News.
La Guida Suprema ha aggiunto che l'attacco del 7 ottobre di Hamas contro Israele, «è stato un atto legittimo, così come l'attacco dell'Iran al Paese questa settimana». Il raid missilistico è la «punizione minima» per i crimini di Israele, ha affermato Khamenei.
«Il brillante attacco dell'Iran - ha affermato la Guida Suprema citato dalla TV di Stato - è stata la minima punizione per i crimini senza precedenti del regime lupesco e assetato di sangue che è il cane rabbioso degli Stati Uniti nella regione. L'Iran continuerà ad adempiere al suo dovere né con fretta né con ritardo. I nostri responsabili politici e militari agiranno con logica e saggezza».
La Guida Suprema ha rivolto i suo sermone con un fucile al suo fianco.
11:13
11:13
«Ignoriamo la sorte del successore di Nasrallah»
Hezbollah ha affermato alla testata L'Orient-Le Jour di «non avere ancora alcuna informazione» sulla sorte di Hachem Safieddine, il capo del consiglio esecutivo del partito e destinato a succedere a Hassan Nasrallah, dopo il massiccio attacco israeliano lanciato nella notte sulla periferia sud di Beirut.
Una fonte vicina a Hezbollah ha poi dichiarato all'Afp che il leader ucciso, Hassan Nasrallah, è stato sepolto «provvisoriamente» in un luogo segreto.
10:19
10:19
In migliaia in Moschea a Teheran per commemorare Nasrallah
Migliaia di persone si sono radunate all'esterno e all'interno del moschea Imam Khomeini Grand Mosalla, nel centro di Teheran, dove si prevede che l'ayatollah Khamenei guiderà, per la prima volta in 5 anni, i sermoni durante le preghiere del venerdì. Lo scrive l'agenzia semi-ufficiale iraniana Mehr.
La preghiera seguirà "una cerimonia di commemorazione" per Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, assassinato in un raid israeliano su Beirut venerdì scorso.
07:35
07:35
Almeno 18 morti nell'attacco di Israele in una caffetteria a Tulkarem, Cisgiordania
È salito ad almeno 18 il numero delle vittime dell'attacco lanciato ieri dall'esercito israeliano (Idf) a Tulkarem, in Cisgiordania: lo ha reso noto il ministero della Sanità palestinese, come riporta il Guardian.
«Diciotto martiri in seguito al bombardamento del campo di Tulkarem da parte dell'occupazione», ha scritto su Telegram ministero. Secondo una fonte locale citata dalla Afp, l'attacco israeliano «ha colpito una caffetteria in un edificio di quattro piani» ed ha provocato molti feriti.
L'Idf ha confermato il raid, aggiungendo che è avvenuto durante un'operazione congiunta nella zona con lo Shin Bet.
06:59
06:59
Il punto alle 7
Una fonte vicina a Hezbollah afferma che tra ieri sera e stanotte Israele ha condotto 11 attacchi consecutivi sulla roccaforte del movimento sciita a sud di Beirut, in uno dei bombardamenti più violenti da quando la scorsa settimana lo Stato ebraico ha intensificato la sua campagna militare sul Paese confinante.
L'Agenzia di stampa nazionale (Nna) del Libano ha parlato di "più di 10 attacchi consecutivi, in uno dei raid più forti sui sobborghi meridionali di Beirut dall'inizio della guerra israeliana" nel Paese. Nella notte il portavoce in lingua araba delle Forze di difesa israeliane (Idf), Avichay Adraee, aveva diramato un "avviso urgente" d'evacuazione per i residenti dell'area di Burj al-Barajneh a sud di Beirut, seguito da un altro per il quartiere di Hadath. Un attacco aereo israeliano avrebbe preso di mira anche un magazzino adiacente all'aeroporto di Beirut, secondo la fonte vicina a Hezbollah.
Secondo Axios, che cita due funzionari israeliani, l'obiettivo dell'ultimo attacco israeliano a Beirut era il leader di Hezbollah Hashem Safi a-Din, probabile successore di Hassan Nasrallah. Sempre citando funzionari israeliani coperti dall'anonimato, il New York Times afferma da parte sua che il raid ha preso di mira un incontro a cui Safi Al Din stava partecipando con altri importanti leader del movimento sciita libanese in un bunker sotterraneo. Non è ancora chiaro se il probabile successore di Nasrallah sia effettivamente rimasto coinvolto nell'attacco israeliano.
In tutta la giornata di ieri, almeno 37 persone sono state uccise e 151 sono rimaste ferite negli attacchi israeliani in tutto il Libano. Tra questi, nove morti e 24 feriti a Beirut.
Trasformazione in guerra
Incalzato dai giornalisti che gli chiedevano «per quanto tempo sia accettabile che continuino gli attacchi» israeliani in Libano, il portavoce del dipartimento di Stato americano Matthew Miller ha risposto che Washington è a conoscenza della «lunga storia» di «operazioni limitate» israeliane che si sono trasformate in conflitti molto più lunghi.
«È impossibile sapere o prevedere quale sarà lo sviluppo dei combattimenti in corso: tutti noi qui siamo molto consapevoli della lunga storia di Israele che lancia quelle che descrive come operazioni limitate e che si sono trasformate in qualcosa di molto diverso, in guerre su vasta scala e poi a volte in occupazioni».
Alla domanda se lo Stato ebraico stia prendendo le dovute precauzioni per proteggere gli operatori sanitari, Miller ha detto di non poter dare una valutazione degli ultimi attacchi israeliani in Libano ma che in quelli sulla Striscia di Gaza gli Usa hanno «scoperto che fosse ragionevole ritenere che Israele in certi casi ha violato il diritto internazionale umanitario».
A Gaza
Citando fonti palestinesi l'emittente araba Al Jazeera afferma che tre persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che stanotte ha colpito una casa a Deir al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza.