Jannik Sinner, la differenza fra fuoriclasse e simbolo
Non disturbare il manovratore, non disturbare il vincitore. Il «tacer pudico» italiano è una protezione mediatica per vari tipi di manovratori e di vincitori. Il «tacer pudico» ha funzionato perfettamente con Jannik Sinner. Un buon motivo per parlarne qui.
Il giovane campione, al rientro a casa in Europa dopo il trionfo in Australia, ha scelto di riposarsi nel Principato di Monaco dove risiede e dunque ha disertato la cerimonia ufficiale al Quirinale, organizzata dalla presidenza della Repubblica per celebrare la squadra italiana di tennis vincitrice (e ci risiamo!) di quel torneo che viene chiamato impropriamente Coppa Davis. Come hanno riportato le puntuali cronache sportive, mentre i suoi compagni erano dal presidente Sergio Mattarella, il numero uno del mondo si è concesso «un giro in auto per le strade del Principato di Monaco, il suo svago preferito, prima della partenza per Sesto, per ritrovare la sua famiglia». Il «tacer pudico» potrebbe suggerire di non commentare lo sgarbo al Quirinale, ai compagni di squadra, all’intero movimento rappresentato dalla Federazione. Sinner ha già vinto tre slam e, a questo ritmo, ne potrà vincere altri dieci, venti, di più. Ce lo auguriamo. Però c’è un tema che non va sradicato col «tacer pudico»: Jannik vuole essere una macchina di vittorie, di filotti di vittorie, di primati unici, e lo è già con merito oppure vuole diventare anche una icona, un focolare, un simbolo per gli italiani? Se preferisce essere soprattutto uno sportivo, ne ha piena facoltà, ci mancherebbe. Se vuole essere anche un simbolo per gli italiani, rifiutare un invito di Mattarella è un errore assai grave.
Il tema che si pone, rimosso il «tacer pudico», non riguarda lo sciovinismo, il tricolore, la supremazia, l’orgoglio, lo stringersi a coorte. Riguarda quel premio che nessun montepremi include davvero: la connessione sentimentale con il pubblico italiano e non soltanto italiano, le emozioni che hanno trasformato Valentino Rossi e Alberto Tomba, Roberto Baggio e Marco Pantani, in campioni universali, amati oltre i difetti e le umane debolezze, che sono i difetti e le umane debolezze di ciascuno di noi. Questo carico inestimabile di emozioni, questa connessione sentimentale, rende un gesto sportivo, una vittoria e anche una sconfitta, un bene comune e superiore a ciò che è. Per i tifosi, non i sonnacchiosi spettatori da divano, una partita di calcio non è mai solo una partita di calcio. Eppure è solo calcio. Sinner non ha inventato né la penicillina né il motore a scoppio, è un fuoriclasse assoluto nel tirare colpi a una pallina con una racchetta. Se vuole essere unicamente un fuoriclasse assoluto nel tirare colpi a una pallina con una racchetta, continui a svagarsi in auto per le strade del Principato di Monaco. Se vuol essere un simbolo per gli italiani e non soltanto per gli italiani, la prossima volta corra al Quirinale. Con una lettera di scuse.