Jet privati, la Svizzera si conferma regina delle emissioni
L’utilizzo dei jet privati, nonostante le polemiche, gli appelli (anche) della politica e l’invito, generale, a una maggiore moderazione, è in forte, fortissimo aumento in Europa. Di riflesso, aumentano anche le quantità di CO2 immesse nell’atmosfera. Con tutte le conseguenze del caso in termini di cambiamento climatico.
Il problema, se così vogliamo chiamarlo, è noto da tempo. La pandemia, con la paralisi (quasi) completa dell’aviazione civile, ha avuto quale effetto un aumento dei cosiddetti voli «personali». Ovvero, attraverso aerei cosiddetti business. Lo scorso novembre, avevamo dedicato un approfondimento sul tema. Dal quale emergeva, fra le altre cose, il ruolo attivo della Svizzera. Citiamo dall’articolo, a firma Jona Mantovan: «Alla faccia di tutti i discorsi per arginare gli stravolgimenti degli ecosistemi sul nostro pianeta, siamo al quarto posto dei Paesi nel Continente con il maggior numero di voli privati: gli scali di Ginevra e Zurigo, poi, sono al terzo e al quarto posto nella graduatoria degli aeroporti europei con il maggior numero di voli privati, preceduti soltanto da Parigi (Le Bourget) e Nizza. L’organizzazione Transport & Environment con sede a Bruxelles, ha stilato una classifica delle dieci tratte più inquinanti percorse dai jet privati in Europa (sotto i 500 chilometri), con risultati sconfortanti. La metà di queste coinvolgono gli scali di Ginevra e Zurigo. Distanze che, a ben guardare, potrebbero essere percorse con mezzi alternativi, decisamente più ecologici, e senza perdere nemmeno troppo tempo in più».
L'aumento dal 2020 al 2022
Dati, questi, confermati da uno studio condotto dalla società olandese di consulenza ambientale CE Delft e commissionato da Greenpeace. Secondo i numeri appena forniti, infatti, il numero di voli privati è aumentato del 64% lo scorso anno, portando quasi al raddoppio delle emissioni di CO2. Il Regno Unito, al riguardo, si è confermato quale destinazione principale mentre Parigi-Londra si è rivelata la tratta più popolare. Ma attenzione: fra le prime sei tratte più battute, beh, tre riguardano l’aeroporto di Ginevra. Mica male.
La pandemia, dicevamo, ha giocato un ruolo. Anche nel post: l’uscita dall’emergenza sanitaria, infatti, ha stimolato una ripresa dei trasporti che, a sua volta, ha generato maggiore inquinamento. Una ripresa, appunto, che ha riguardato il settore dell’aviazione privata in particola modo. Si parla, nello studio, di emissioni di gas serra fino a 14 volte superiori rispetto ai viaggi con aerei convenzionali e fino a 50 volte se il termine di paragone è il treno. Questo, va da sé, tenendo conto del numero di passeggeri che, solitamente, si trova su un jet privato. Negli ultimi tre anni, secondo lo studio, i voli privati in Europa e Regno Unito sono aumentati di quasi cinque volte arrivando a 572.806 viaggi nel 2022.
La pressione sulla politica
Risultati che, immaginiamo, metteranno ulteriore pressione su Unione Europea e Regno Unito affinché l’uso dei jet privati venga, in un qualche modo, limitato o comunque regolamentato meglio. La Francia, nel 2022, ha guidato una sorta di rivolta chiedendo, quantomeno, un aumento delle tasse per chi sceglie questa opzione, già di suo costosa ed elitaria, di viaggio. L’aviazione privata, al di là delle promesse di attori come Dassault, stride e pure parecchio con i piani di Bruxelles di tagliare le emissioni del settore dei trasporti del 55% entro la fine del decennio. Un settore che, prendendo in esame i 27 Stati membri, costituisce un quarto dell’impronta carbonica del blocco.
«I jet privati sono incredibilmente inquinanti e generalmente inutili» ha affermato Doug Parr, direttore delle politiche di Greenpeace UK. «Milioni di persone in tutto il mondo stanno affrontando il caos climatico, perdendo mezzi di sussistenza o peggio, mentre una piccola minoranza brucia carburante per aerei come se non ci fosse un domani».
Greenpeace, a tal proposito, spinge affinché venga promulgato un divieto generale di utilizzare i jet privati e, a livello di aviazione commerciale, chiede che i voli a corto raggio vengano sostituiti da «ragionevoli» collegamenti ferroviari. Come Milano-Roma, rimanendo alla classifica di CE Delft.
La situazione svizzera, nel dettaglio
La Svizzera, dicevamo, ha recitato un ruolo importante nell’inquinare tramite l’aviazione business. Secondo lo studio, infatti, i voli privati in partenza del nostro Paese sono passati da 7.890 nel 2020 a 35.269 nel 2022. Le emissioni di CO2, di conseguenza, sono passate da 24.949 tonnellate a 166.012.
Ginevra, dicevamo, ha confermato il suo status di aeroporto principe per chi utilizza il proprio aereo. Da Cointrin sono partiti 14.582 voli privati nel 2022, con Parigi quale destinazione principale.
A far discutere, rimanendo al nostro Paese, è il ruolo esercitato dalle tratte al di sotto dei 100 chilometri. Come Zurigo-Basilea, «battuta» 268 volte l’anno scorso per un totale di 337 tonnellate di CO2. O, ancora, Ginevra-Sion (183 e 283 tonnellate) e Zurigo-San Gallo (172 e 224 tonnellate). Il record dell’inutile, in questo senso, lo detiene proprio lo scalo sangallese di Altenrhein con la rotta più breve: poco più di 22 chilometri per atterrare a Friedrichshafen, in Germania.
Curiosamente, l’aeroporto di Agno non viene citato. Significa che, nello scalo luganese, l’attività non è esagerata né «sprecona».