Il punto

Kiev-Boryspil e gli altri: ecco come l'Ucraina spera in una ripresa dei voli civili

Da quasi due anni gli scali del Paese e lo spazio aereo sono chiusi a causa della guerra – Ryanair e altre compagnie hanno manifestato un forte, fortissimo interesse a riprendere le operazioni – Le autorità politiche confidano in una riapertura a breve – Ma la realtà rimane complicata
© REUTERS
Marcello Pelizzari
06.12.2023 14:00

L'ultimo volo commerciale è decollato attorno alle tre del mattino, il 24 febbraio del 2022. Il giorno dell'invasione dell'Ucraina su larga scala, già. Poi, sull'aeroporto di Kiev-Boryspil e sugli altri scali del Paese è calata (metaforicamente, ma non solo) una lunga, lunghissima notte. Una notte che dura ancora oggi: lo spazio aereo ucraino, infatti, resta chiuso, per non dire blindato. In altre parole, non entra nessuno e non esce nessuno. Quantomeno, non con un aereo di linea.

La guerra, intanto, prosegue. Sta per «compiere» due anni. Kiev, di tanto in tanto, è ancora minacciata dall'esercito russo. Tramite i droni kamikaze. Motivo per cui l'aeroporto di Boryspil, il principale della città, non può riaprire. Durante questi mesi, invero, alcuni aerei commerciali sono decollati. Ma senza passeggeri e unicamente allo scopo di portare gli apparecchi fuori dal Paese. Detto ciò, il settore dell'aviazione non è rimasto con le mani in mano, come riporta il portale aeroTELEGRAPH. L'Ucraina, girando la questione, sta pensando al dopoguerra. A quando, se possibile, tornerà la normalità. E, di riflesso, a come ripristinare i collegamenti internazionali.

Lo scorso luglio, al riguardo, il ministro delle Infrastrutture e il direttore dello scalo si sono incontrati, fra gli altri, con i dirigenti di Ryanair, la compagnia low cost irlandese. Questi ultimi hanno ispezionato i banchi per il check-in, l'area per il ritiro bagagli, quella per i controlli di sicurezza, i gate e tanto, tantissimo altro ancora. Michael O'Leary in persona, l'altissimo, ha elogiato il personale della struttura. Della serie: è come se il tempo si fosse cristallizzato. «Abbiamo visto che il team dell'aeroporto di Boryspil sta dimostrando la sua professionalità nelle condizioni più difficili del tempo di guerra ed è completamente pronto a riprendere le operazioni di volo il più rapidamente possibile» ha spiegato O'Leary. «Non appena i cieli sopra l'Ucraina saranno nuovamente aperti all'aviazione commerciale, Ryanair volerà di nuovo in Ucraina». Ryanair e, secondo logica, anche gli altri vettori. Secondo Visit Ukraine, LOT, Turkish Airlines, Air Baltic, SkyUp e Lufthansa hanno espresso un forte interesse a ripristinare i voli da e per Kiev.

Gli altri vettori, sì, ma non tutti. Ukraine International Airlines, il cui hub è, ma sarebbe meglio dire era, proprio Boryspil, ha infatti dichiarato bancarotta. Non potendo volare, la compagnia di bandiera si è ritrovata senza soldi e senza orizzonti. Altre compagnie ucraine, invece, si sono riciclate, per così dire, offrendo all'estero i propri servizi tramite contratti di wet lease. Così ha fatto SkyUp. L'importanza di ripristinare i voli, per l'Ucraina, è centrale, se non centralissima. Il ministro delle Infrastrutture, Oleksandr Kubrakov, ha dichiarato che il Paese sta lavorando, citiamo, «a soluzioni e piani di investimento affinché gli aerei possano volare di nuovo rapidamente». Il responsabile dell'aeroporto, Oleksiy Dubrevskyy, dal canto suo ha posto l'accento sulla visita, mesi fa, di Ryanair: «La più grande compagnia aerea europea vede un grande potenziale nel mercato dell'aviazione ucraino». 

L'incontro con i vertici di Ryanair non è rimasto un caso isolato, anzi. Lo scorso 1. dicembre, il capo dell'ufficio presidenziale ucraino, Andriy Yermak, ha incontrato a Boryspil i rappresentanti di oltre ottanta Paesi. Sul tavolo, posto al centro del terminal, il piano di pace di Volodymyr Zelensky. Agli ospiti, a conferma di quanto l'Ucraina spinga per riaprire i propri cieli e tornare a respirare, sono stati consegnati dei biglietti aerei simbolici ai banchi del check-in. Non solo, il tabellone che di solito segna partenze e arrivi era acceso. Il messaggio, di per sé, era chiarissimo: l'aeroporto è in funzione, o se preferite è pronto a riaprire.

Yermak, su questo aspetto, ha tagliato corto. Dicendosi fiducioso circa una riapertura, in tempi relativamente brevi, del principale aeroporto del Paese e motivando il suo ottimismo con i passi avanti fatti dall'ucraina: «Ora possiamo garantire la sicurezza di questa struttura» ha spiegato, dribblando tuttavia la questione degli aiuti militari a Kiev che, in queste ultime settimane, sembrano vacillare (qui e qui per approfondire). «Sono fiducioso che le carte d’imbarco simboliche che avete ricevuto all’inizio saranno presto valide». Andrii Sybiha, il vice di Yermak, ha ricordato invece che Boryspil è stato il primo aeroporto chiuso dopo l'invasione. Sarà tuttavia il primo a ripartire non appena le condizioni lo consentiranno, ha aggiunto.

Parole, queste, che rischiano di cozzare, seriamente e pesantemente, con la realtà dei fatti. Gli aiuti militari, dicevamo, rischiano di scarseggiare o, peggio, di non arrivare più. Non solo, la guerra non sembra affatto destinata a finire presto. Più passa il tempo, più la questione delle risorse potrebbe fare il gioco di Mosca. Tradotto: la ripresa dei voli civili, al momento, appare irrealistica o comunque troppo pericolosa. Anche perché l'Ucraina non dispone di un sistema missilistico come l'Iron Dome israeliano, sebbene Kiev abbia discusso l'acquisto di questa tecnologia. 

Quell'ultimo volo, decollato il 24 febbraio del 2022, potrebbe rimanere l'ultimo ancora per molto, troppo tempo.

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