Il punto

Kiev pronta per l'inverno, «ma tempo e risorse giocano a favore di Mosca»

La stagione fredda è tornata e promette guerra a entrambi gli schieramenti – Ne abbiamo parlato con Mauro Gilli, ricercatore associato al Politecnico di Zurigo, esperto di tecnologia militare e politica internazionale
©SERGEY KOZLOV
Giacomo Butti
30.11.2023 06:00

Fermò l'Impero svedese nel 1708, la Grande Armata di Napoleone nel 1812, la Wehrmacht nazista nel 1941. Da sempre, l'inverno – con le sue rigide temperature, la neve, il fango – rappresenta, per la Russia, un grande alleato per la difesa del territorio. Difesa, sì, ma non solo. Fra fine 2022 e inizio 2023, pur subendo a sua volta la legge del "Generale Inverno", Mosca ha dimostrato di saper sfruttare a proprio favore, nell'aggressione dell'Ucraina, la stagione fredda. Lo ha fatto attaccando le infrastrutture energetiche locali e privando milioni di civili di corrente e riscaldamento.

È passato un anno. E non a caso, un paio di settimane fa, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha lanciato l'allarme: «Siamo meglio preparati, ma anche questo inverno sarà difficile». Proprio così: nel weekend una violenta tempesta invernale ha lasciato quasi due milioni di persone senza elettricità nelle regioni ucraine e russe di frontiera. Migliaia gli insediamenti colpiti, mentre la bufera (la più forte da quando è stato introdotto il monitoraggio meteorologico, secondo rilevamenti russi) ha lasciato decine di morti da una parte e dall'altra del confine.

La stagione fredda, insomma, è tornata e promette guerra a entrambi gli schieramenti, a entrambe le popolazioni. Chi saprà trarne maggior vantaggio? Ne abbiamo parlato con Mauro Gilli, ricercatore associato al Politecnico di Zurigo, esperto di tecnologia militare e politica internazionale.

Tutto bloccato

Partiamo dall'inizio. Dall'inverno 2022-2023. Allora, l'arrivo della prima stagione fredda aveva senza dubbio giovato alle forze del Cremlino: «L'inverno passato ha dato un vantaggio alla Russia», conferma Gilli. «Ha congelato i fronti, impedendo all'Ucraina di iniziare la controffensiva. I russi hanno sfruttato questo tempo per rafforzare la propria linea difensiva, operando anche una rotazione dei soldati tra le proprie fila». Un vero e proprio turnover: «I militari che da otto mesi si trovavano in guerra hanno avuto la possibilità di prendere un congedo, mentre le reclute meno istruite, al fronte, sono state addestrate senza troppi problemi, dato che un attacco ucraino a sorpresa risultava molto improbabile». 

Come detto, poi, Mosca aveva cercato di piegare la resistenza ucraina, soprattutto quella dei civili, attaccando le infrastrutture energetiche. Vitali per la sopravvivenza nei mesi innevati. Kiev aveva guadagnato qualcosa da questa fase di stallo? «L'inverno ha impedito anche una nuova offensiva russa, ma non era - decisamente - la vera preoccupazione in quel momento. A contare maggiormente è stato l'impatto sulla controffensiva ucraina, rimandata a giugno in parte proprio per l'arrivo del rigido inverno».

Arriviamo, quindi a novembre 2023. Un paio di settimane fa, l'intelligence britannica ha fatto sapere, nel suo rapporto quotidiano, che Mosca potrebbe aver pronto un pesante attacco alla rete energetica ucraina. «La Russia si è astenuta dal lanciare i suoi principali missili aria-superficie per quasi due mesi, il che ha probabilmente permesso di accumulare una notevole scorta di queste armi. È molto probabile che la Russia utilizzi questi missili per ripetere gli attacchi compiuti un anno fa contro le infrastrutture critiche ucraine», si legge nella nota. Insomma, un déjà-vu? «Sì, verosimilmente osserveremo una dinamica analoga a quella andata in scena lo scorso anno. La Russia cercherà di attaccare nuovamente le infrastrutture di Kiev. Una strategia, va detto, che non ha inciso in modo significativo sulla volontà di combattere degli ucraini, e non c'è ragione di credere che quest'anno possa andare diversamente», afferma Gilli.

Intanto, Zelensky ha fatto sapere che i preparativi per la protezione della rete elettrica prevedono anche il contrattacco: «Ci stiamo preparando per gli attacchi terroristici alle nostre infrastrutture energetiche. Quest'anno non solo ci difenderemo, ma risponderemo». Tutt'altro che vuote minacce, commenta l'esperto: «L'Ucraina usa i cosiddetti one way attack drones (dei missili, sostanzialmente), per attacchi a medio lungo raggio. Nulla di nuovo, esistono dagli anni Settanta e i moderni sistemi di difesa antiaerea hanno la capacità di individuarli e intercettarli con probabilità molto alte. Il fatto che l'Ucraina sia riuscita, in più occasioni, a colpire obiettivi militari in territorio russo, arrivando anche a minacciare ripetutamente la stessa Mosca, sfida la possibilità che si tratti di casi fortuiti. Il problema è sistematico: qualcosa chiaramente non funziona. E questo porta a due diverse ipotesi: la prima è che la tecnologia russa di difesa antiaerea non sia poi così avanzata come supposto. La seconda è che, al di là della tecnologia, il sistema antiaereo del Cremlino non sia in grado di agire su un fronte così lungo, con molteplici obiettivi sensibili e un territorio così esteso. Comunque sia, la conclusione a cui possiamo arrivare è una: la Russia non ha la capacità di difendere il proprio territorio da attacchi nemici».

Via aria, insomma, Kiev potrebbe raccogliere qualche soddisfazione. Mentre via terra, sottolinea Gilli, «l'inverno con ogni probabilità ostacolerà la controffensiva ucraina, già molto lenta, permettendo alle posizioni russe di rafforzarsi ulteriormente. Kiev avrà la possibilità di rafforzare le zone dove sono stati compiuti passi avanti, ma per cambiamenti veri, probabilmente, bisognerà attendere l'arrivo della primavera».

L'incognita, oggi, sta nel fatto che – per una serie di fattori internazionali e non solo – l'Ucraina inizia a essere a corto di risorse. L'aprirsi di un ulteriore fronte, la crisi in Medio Oriente, sta mettendo a dura prova la volontà occidentale, sempre più logorata per il protrarsi dei conflitti
Mauro Gilli, ricercatore associato al Politecnico di Zurigo, esperto di tecnologia militare e politica internazionale

Questione di risorse

Insomma, con un blocco invernale l'incancrenirsi del conflitto – sempre più simile a una guerra di posizione – è una possibilità concreta. Ed è forse questo il problema maggiore per l'Ucraina: il tempo, non quello meteorologico. «L'incognita, oggi, sta nel fatto che – per una serie di fattori internazionali e non solo – l'Ucraina inizia a essere a corto di risorse. Da una parte l'aprirsi di un ulteriore fronte, la crisi in Medio Oriente, sta mettendo a dura prova la volontà occidentale, sempre più logorata per il protrarsi dei conflitti». In particolare, gli Stati Uniti sono oggi divisi fra la necessità di sostenere Kiev e quella di aiutare lo Stato israeliano nella sua lotta a Hamas. Per il momento Washington sta garantendo aiuti a entrambi. Andrà avanti così? «Difficilmente si può immaginare un cambiamento drastico di politica. È tuttavia vero che l'intensità del conflitto in Medio Oriente, insieme all'enorme utilizzo di armi e consumo di munizioni in Ucraina, sta spingendo gli Stati Uniti a serie riflessioni sulle capacità di rifornimento dell'industria bellica». Ucraina, Israele e non solo. Washington deve pensare anche alla difesa personale e all'incognita Taiwan. «Gli Stati Uniti hanno scommesso sull'Ucraina e sulla capacità di Kiev di riconquistare una quantità di territori sufficiente a convincere gli altri alleati a un ultimo sforzo». Una scommessa «persa», evidenzia Gilli, con l'arenarsi della controffensiva. 

Ma il sostegno internazionale, dicevamo, non è l'unico grattacapo di Kiev. «L'Ucraina deve affrontare problemi domestici relativi alle proprie risorse, in particolare riguardo l'esaurirsi di personale militare. La Russia ha un territorio enorme e un bacino molto più ampio da cui attingere. A lungo andare, per quanto anche l'Ucraina possa utilizzare i mesi invernali per addestrare nuove reclute, il tempo giocherà a favore della Russia». 

La questione, evidenzia l'esperto, è stata sollevata anche dal generale ucraino Valery Zaluzhny in contributo pubblicato dall'Economist a inizio mese. «La Russia – aveva affermato Zaluzhny – è uno Stato feudale dove la risorsa più economica è la vita umana. Dobbiamo trovare una soluzione per una rapida vittoria. Perché prima o poi arriveremo a un punto in cui semplicemente non avremo abbastanza persone per combattere».

E le elezioni?

L'approssimarsi del 2024 porta a ulteriori riflessioni di natura politica. Nel corso dell'anno venturo, in Russia e Ucraina dovrebbero tenersi le elezioni presidenziali. «Per la Russia c'è poco da dire. Il governo al Cremlino, salvo improbabili crolli di tutto il sistema politico russo, rimarrà lo stesso», commenta Gilli. Diversa la situazione in Ucraina, dove Zelensky ha già fatto sapere che, attualmente, non esistono le condizioni per andare al voto. Troppi i problemi da risolvere, dall'organizzazione (come far votare i soldati al fronte o i milioni di ucraini rifugiatisi all'estero) alla sicurezza («i seggi potrebbero diventare bersagli perfetti per i russi»). Sta di fatto che, salvo colpi di scena, le presidenziali verranno rimandate. «Durante la Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti erano riusciti a tenere le proprie elezioni. Ma è del tutto legittimo pensare che in Ucraina non ci siano le condizioni. Si tratta di una scelta istituzionale, basata su una valutazione delle proprie capacità di amministrare il processo di voto». L'esperto, infine, sottolinea: «Chiaramente bisognerà tenere d'occhio anche le presidenziali statunitensi. Bisognerà attendere gli sviluppi in campo repubblicano, ma è molto probabile che aumentino le pressioni per una riduzione degli aiuti all'Ucraina».