Kim e Putin fra amicizia e ravioli al granchio, ma le armi?
Un treno a prova di proiettile, oggetto di analisi e teorie, invero anche strampalate. Due ore di colloqui, con il cosmodromo di Vostochny sullo sfondo. Infine, qualche raviolo al granchio come riporta la BBC. Una prelibatezza. D'accordo, ma detto dei convenevoli di che cosa hanno parlato – concretamente – il presidente russo Vladimir Putin e l'omologo nordcoreano Kim Jong-un? Di amicizia, innanzitutto. «Oggi – ha subito sottolineato il leader del Cremlino – ci sforziamo di rafforzare i legami di cameratismo e buon vicinato». Kim, dal canto suo, ha sottolineato che l'amicizia fra i due Paesi «ha radici profonde». Non solo, «ora le relazioni con la Federazione Russa sono la priorità assoluta». Assoluta, proprio così.
I ravioli, manco a dirlo, erano imbevuti di narrazione anti-americana. Kim, non a caso, rivolgendosi a Putin ha detto: «Spero che saremo sempre insieme nella lotta contro l'imperialismo». E, di riflesso, per difendere la sovranità. Putin, di nuovo, ha insistito sul «rafforzamento della cooperazione» fra Corea del Nord e Russia. «Agiamo in nome della pace, della stabilità e della prosperità della nostra regione comune».
Durante l'incontro, la delegazione russa ha spostato l'attenzione sullo spazio (con al centro la costruzione di satelliti) e non su un possibile accordo a livello di forniture militari. «Il leader della Repubblica Democratica Popolare di Corea mostra grande interesse per l'ingegneria missilistica» ha dichiarato Putin ai giornalisti accorsi al cosmodromo. Lo stesso Putin, tuttavia, ha lasciato intendere di aver parlato anche di armi. Ci sono «prospettive» per una cooperazione in campo militare tra la Russia e la Corea del Nord, ha spiegato il presidente russo in un'intervista alla televisione Rossiya 1, ripresa dall'agenzia Ria Novosti. «La Russia è un Paese autosufficiente, ma nell'ambito delle attuali regole ci sono delle opportunità a cui prestiamo attenzione e che discutiamo».
Che l'incontro fosse legato (anche) a un possibile accordo sulle armi, d'altronde, lo avevano detto, giorni fa, anche i servizi segreti statunitensi. Ifang Bremer, corrispondente per il portale NK News, al riguardo ha spiegato che «un certo numero di armi possedute dalla Corea del Nord è molto simile a quelle usate dalla Russia». D'accordo, ma quali esattamente? Proviamo a fare chiarezza.
«Quel missile farebbe al caso nostro»
Secondo gli analisti, Mosca avrebbe messo gli occhi, in particolare, sui KN-23. Ovvero, su missili balistici a corto raggio, più volte paragonati ai russi Iskander. Missili, questi ultimi, sviluppati dall'Unione Sovietica sul finire degli anni Ottanta e utilizzati per la prima volta, molti anni più tardi, dalle forze armate russe durante la guerra in Georgia nel 2008. Anche in Ucraina la Russia sta usando con regolarità gli Iskander, puntando con una certa insistenza le installazioni civili. A detta degli esperti, non sarebbe complicato per Mosca adattare i propri sistemi d'arma e accogliere i missili nordcoreani KN-23.
Missili mai testati in un conflitto ma, secondo le schede tecniche, capaci di trasportare sia testate convenzionali sia nucleari. La gittata? 450 chilometri, con la possibilità addirittura di eseguire manovre in volo per aggirare i sistemi anti-missile.
Una questione di millimetri
L'amicizia fra Corea del Nord e Russia, in un certo senso, è favorita dal fatto che, a suo tempo, a sostenere Pyongyang ci fosse l'Unione Sovietica. I sovietici, per rafforzare questo legame, riempirono la Corea del Nord di armi ed equipaggiamenti militari. Ancora oggi, non a caso, la Corea possiede diverse scorte di munizioni dell'epoca. Tradotto: poiché anche l'arsenale russo è ancora legato all'era sovietica e, in seguito, è stato sviluppato e modernizzato secondo i dettami dell'URSS, l'esercito russo potrebbe ricevere munizioni nordcoreane. Quali? Secondo Bremer, citato dalla ZDF, proiettili «da 152 a 122 millimetri per l'artiglieria e da 100 a 150 millimetri per i carri armati di epoca sovietica, che la Russia sta ancora utilizzando in Ucraina».
I proiettili d'artiglieria da 152 millimetri sono prodotti, ad esempio, per l'obice D-20, sviluppato dall'Unione Sovietica e utilizzato anche dalla Russia contro l'Ucraina. Offrono una notevole potenza di fuoco e sono conosciuti, citiamo, per creare scompiglio, a maggior ragione nelle aree densamente popolate. I proiettili d'artiglieria da 122 millimetri, invece, sono utilizzati dall'obice D-30, pure di produzione sovietica e utilizzato da Mosca al fronte. È conosciuto per la sua affidabilità e robustezza.
Quei carri armati sovietici...
L'ultimo aspetto su cui Kim e Putin potrebbero aver parlato è quello delle munizioni da 100 millimetri per i vecchi carri armati sovietici T-54 e T-55. Tornati prepotentemente d'attualità considerando le perdite accusate dall'esercito russo su questo fronte in Ucraina. Esistono, per i carri armati più moderni, anche proiettili da 115 e 125 millimetri. Questi ultimi vengono utilizzati dal T-64 e dai T-72, 80 e 90. Non è dato sapere, tuttavia, quante munizioni vanti Pyongyang. Si sa, per contro, che due carri armati prodotti in Corea del Nord utilizzano questo tipo di munizioni: il Chonma-ho, un modello restaurato, e il più recente Pokpung-ho, basato sui T-62 eT-72 sovietici.