La «bandiera bianca» dell'Ucraina e le dure critiche a papa Francesco

Ha attirato numerose critiche l’intervista rilasciata da Papa Francesco a Lorenzo Buccella per il magazine culturale Cliché in onda sulla Radiotelevisione svizzera (RSI), pubblicata dal settimanale del CdT La Domenica. A far particolarmente rumore è stata una risposta del Pontefice sulla guerra in Ucraina, nella quale ha affermato che Kiev dovrebbe avere «il coraggio della bandiera bianca» e negoziare la fine della guerra con la Russia. Di seguito citiamo il passaggio dell’intervista:
Le parole di papa Francesco sono ovviamente rimbalzate sui media internazionali, provocando la reazione, anche molto stizzita, di politici e commentatori europei che, tra le altre cose, hanno fatto notare come il Pontefice abbia fatto ricadere su Kiev il peso di arrivare ad un accordo di pace, nonostante il Paese aggressore - che ha ucciso migliaia di civili e distrutto intere città - sia la Russia.
Tra i primi a reagire, il presidente lettone Edgars Rinkēvičs che su X ha scritto: »Non bisogna capitolare di fronte al male, bisogna combatterlo e sconfiggerlo, affinché il male alzi bandiera bianca e capitoli».
L'ambasciata ucraina presso la Santa Sede ha invece commentato: «È molto importante essere coerenti! Quando si parla della terza guerra mondiale, che abbiamo ora, è necessario imparare le lezioni dalla seconda guerra: qualcuno allora ha parlato seriamente dei negoziati di pace con Hitler e di bandiera bianca per soddisfarlo? Quindi la lezione è solo una: se vogliamo finire la guerra, dobbiamo fare di tutto per uccidere il Dragone!».
Dennis Radtke, un eurodeputato tedesco, ha definito «vergognosa» l’uscita del Papa, aggiungendo: «La sua posizione sull’Ucraina riflette negativamente il suo pontificato. È incomprensibile».
Oles Horodetskyy, presidente dell'Associazione cristiana degli ucraini in Italia, ha bollato le parole di Bergoglio come «sconvolgenti, imbarazzanti e profondamente offensive nei confronti di un popolo che da oltre due anni cerca di sopravvivere alla terribile e criminale aggressione russa». Horodetskyy ha scritto su Facebook: «Alla richiesta di arrenderci al boia del Cremlino rispondiamo con la resistenza, mai avremmo immaginato di ricevere la stessa richiesta dal nostro Papa, capo della Chiesa Cattolica e predicatore del Vangelo. Per un cristiano è inaccettabile arrendersi al male e al peccato che rappresenta oggi la Russia di Vladimir Putin. Difendere la propria vita e la propria casa è dovere sacrosanto di ogni cittadino. Proprio in questo momento difficile quando gli aiuti americani sono bloccati e l'Ucraina rischia di rimanere isolata e in balia dell'aggressore, sentire dal Papa questi infelici appelli è fortemente deludente. L'Ucraina non è stata sconfitta e non abbiamo visto alcuna volontà di arrendersi da parte del nostro popolo». E ha concluso: «Ci aspettiamo dal Papa una forte condanna dei peccati russi di aggressione, di assassinio di massa, di violenza e distruzione. Ci aspettiamo dal papa un appello a Putin di fermare l'aggressione e andarsene dall'Ucraina. Ci aspettiamo dal papa di essere un promotore di una pace giusta e non certo un alleato morale dell'aggressore. La parola ha una grande importanza - ha concluso Horodetskyy - soprattutto quando è la parola del Pontefice, e bisogna usarla con molta prudenza e responsabilità per non danneggiare la Chiesa di Cristo e la fede dei suoi devoti».
Anton Gerashchenko, blogger ed ex consigliere del Ministero degli Affari interni dell'Ucraina, ha scritto su X: «Sembra strano che il Papa non incoraggi a difendere l'Ucraina, non condanni la Russia come un aggressore che ha ucciso decine di migliaia di persone, non esorta Putin a fermarsi, ma invita invece l'Ucraina ad alzare bandiera bianca. Tutti i suoi cardinali condividono questa posizione?».
Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha invece commentato »La nostra bandiera è gialla e blu. Questa è la bandiera con la quale viviamo, moriamo e vinciamo. Non alzeremo mai altre bandiere. Il più forte è colui che, nella battaglia tra il bene e il male, si schiera dalla parte del bene anziché tentare di metterli sullo stesso piano chiamandoli 'negoziati'. Allo stesso tempo, quando si parla di bandiera bianca, conosciamo questa strategia del Vaticano dalla prima metà del XX secolo. Invito a evitare di ripetere gli errori del passato e a sostenere l'Ucraina e il suo popolo nella giusta lotta per la propria vita».
Il direttore della comunicazione vaticana, Matteo Bruni, ha diffuso un comunicato cercando di chiarire le parole di papa Francesco, affermando che il Pontefice ha usato il termine «bandiera bianca» riprendendo l’immagine proposta dall’intervistatore, «per indicare con essa la cessazione delle ostilità, la tregua raggiunta con il coraggio del negoziato». Bruni ha anche detto che in altri momenti dell’intervista, pur riferendosi alla guerra in generale e non specificamente a quella in Ucraina, «il Papa ha affermato chiaramente: "Il negoziato non è mai una resa"».
In serata è arrivata anche la presa di posizione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky: «Ringrazio ogni cappellano ucraino che è nell'esercito, nelle Forze di Difesa. Sono in prima linea, proteggendo la vita e l'umanità, sostenendo con la preghiera, il dialogo e le azioni. Questo è ciò che è la Chiesa: sta insieme alle persone, non da qualche parte, a duemilacinquecento chilometri di distanza, mediando virtualmente tra qualcuno che vuole vivere e qualcuno che vuole distruggerti». Il leader di Kiev ha poi aggiunto: «Gli assassini e i torturatori russi non si spostano verso l'Europa solo perché sono trattenuti dagli ucraini con le armi e sotto la bandiera blu e gialla».