La cannibalizzazione di Aeroflot è cominciata
Detto dei piloti russi, invitati con garbo a risparmiare sui freni e su altre risorse, è notizia di questi giorni che Aeroflot, la compagnia di bandiera della Federazione, ha cominciato a cannibalizzare la sua flotta per ottenere parti di ricambio. Sotto sanzioni dopo l’invasione dell’Ucraina, l’aviazione russa si sta lentamente – ma inesorabilmente – avvitando su sé stessa. I tanti aeroplani di fabbricazione occidentale, la stragrande maggioranza della flotta di Aeroflot, ad esempio, da mesi non ricevono più né pezzi nuovi né manutenzione dall’Occidente.
Come ha spiegato Reuters, l’industria aeronautica russa sta cercando di salvare il salvabile. Promuovendo, quindi, uno smantellamento parziale di alcuni aeromobili per mantenere almeno i due terzi della flotta in volo fino al 2025.
L’agenzia di stampa, citando una fonte, ha spiegato che almeno un Airbus A350 e i Sukhoi Superjet 100 – prodotti in Russia ma con diverse componenti occidentali – sono a terra e in fase di smantellamento. Anche alcuni Boeing 737 e Airbus A320 stanno subendo «predazioni» per mantenere l’idoneità al volo di altri apparecchi.
L'impatto si fa sentire
L’impatto delle sanzioni, dunque, sta diventando sempre più reale ed evidente. Gli esperti, già mesi fa, avevano previsto un simile scenario. In questo senso, la chiusura dello spazio aereo europeo e nordamericano sta facendo – paradossalmente – il gioco di Mosca. Tradotto: Aeroflot non ha bisogno dell’intera flotta per soddisfare la domanda e, quindi, può tranquillamente (si fa per dire) lasciare a terra alcuni aerei per ricavarne pezzi di ricambio.
Reuters, a tal proposito, ha calcolato che da luglio almeno 50 dei 360 aerei in dotazione ad Aeroflot non sono decollati. La compagnia di bandiera, d’altro canto, ha registrato un calo del traffico del 22% tra aprile e giugno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
L'aiuto del Cremlino
Al capezzale di Aeroflot, manco a dirlo, è corso subito lo Stato russo. Che, va da sé, ha aumentato la sua partecipazione nella compagnia emettendo azioni su azioni. Il vettore ha fatto sapere che Mosca ha acquisito oltre 1,5 miliardi di nuove azioni del gruppo, che comprende compagnie quali Rossiya e Pobeda.
C’è chi, considerando l’attuale scenario geopolitico, ha avanzato l’ipotesi che le compagnie russe possano ricevere attrezzature, parti di ricambio e manutenzione dai Paesi asiatici e mediorientali. Secondo gli esperti, tuttavia, il rischio di sanzioni secondarie spingerebbe questi Paesi a una certa prudenza. Una fonte, per dire, ha affermato a Reuters che «ogni singola parte ha il suo numero unico». Ergo, nessuno – né la Cina né tantomeno Dubai – si sognerebbe di aiutare «se i documenti avessero una compagnia aerea russa come acquirente finale».
La mossa di Wizz Air
Lo stallo in cui si trovano i vettori russi potrebbe, ad ogni modo, fare la fortuna di altre compagnie. È il caso della costola emiratina di Wizz Air, che il 3 ottobre riprenderà i collegamenti fra Abu Dhabi e Mosca. I voli da e per la Russia, negli Emirati Arabi, non sono mai mancati durante questi mesi di guerra. E questo perché, a differenza del Regno Unito, dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, localmente non sono state imposte sanzioni. Emirates, di riflesso, ha fatto sapere di voler continuare a servire la Russia finché non le verrà vietato.
«Wizz Air Abu Dhabi è un vettore nazionale degli Emirati Arabi Uniti che opera in linea con le normative e le politiche nazionali degli Emirati Arabi Uniti», ha affermato un portavoce, rispondendo a un certo scetticismo all’interno dell’Unione Europea. «La compagnia aerea sta riprendendo le sue operazioni su Mosca per soddisfare la domanda di viaggio dei passeggeri che desiderano volare da e per la Russia dalla capitale degli Emirati Arabi Uniti».