Il caso

La Cina indaga sul cognac francese: è solo per vendetta?

L'annuncio del Ministero del Commercio cinese riguardante i distillati importati dall'UE, secondo i più, sarebbe legato alla decisione di Bruxelles di avviare un'indagine sul sostegno e le sovvenzioni delle autorità di Pechino ai produttori nazionali di auto elettriche
Red. Online
07.01.2024 16:45

La Cina non ci sta. Attaccato sulle auto elettriche da Bruxelles, il Dragone ha risposto prendendo di mira i distillati europei. Venerdì, infatti, le autorità cinesi hanno annunciato di aver avviato un'indagine antidumping su alcune bevande alcoliche, come il cognac, importate dall'Unione Europea. Il dumping è una pratica che consiste, di fatto, nel vendere all'estero a prezzi inferiori rispetto a quelli del mercato nazionale.

L'annuncio, manco a dirlo, ha fatto crollare i prezzi di diversi gruppi europei attivi nel settore. Il titolo di Rémy Cointreau, ad esempio, ha chiuso con un -12% a 95,88 euro alla Borsa di Parigi, toccando così il livello più basso dall'aprile 2020, in piena epoca COVID. Il cognac rappresenta due terzi delle vendite del gruppo, mentre la sola Cina ha un «peso» (quasi) del 30%. In calo anche Pernod Ricard (-3,57%), Campari a Milano (-1%) e Diageo a Londra (-1,90%). Perfino il colosso mondiale del lusso, LVMH, il cui cognac Hennessy rappresenta una quota marginale delle sue vendite, ha chiuso in negativo (-1,28%).

Secondo il Ministero del Commercio cinese, la decisione è stata presa dopo una denuncia presentata lo scorso novembre dalla China Alcohol Association per conto dell'industria cinese dei distillati. «La richiesta conteneva le prove necessarie per avviare un'indagine antidumping ai sensi della normativa cinese» ha dichiarato il Ministero in un comunicato. Nel dettaglio, l'indagine avviata venerdì riguarda il sospetto di dumping tra il 1. ottobre 2022 e il 30 settembre 2023, nonché i potenziali danni al settore in Cina tra gennaio 2019 e settembre 2023. L'indagine dovrà concludersi entro il 5 gennaio 2025, ma potrà essere prorogata di sei mesi in caso di «circostanze particolari».

Un'indagine del genere, evidentemente, potrebbe avere conseguenze pesante per i produttori e gli esportatori europei. Secondo un'indagine di Daxue Consulting, per dire, nel 2022 la Cina ha importato distillati di vino più di qualsiasi altro «spiritoso». La maggior parte delle importazioni, visto l'amore dei cinesi per il cognac, ma anche per l'armagnac, proveniva dalla Francia. Una possibile mazzata in vista, dunque, che andrebbe ad aggiungersi al brusco rallentamento delle esportazioni di Cognac e altri alcolici causato dalla crisi inflazionistica. Dopo tre anni di boom, le esportazioni di cognac francese sono diminuite del 19% fra il 2022 e il 2023.

Da parte sua, il Bureau National Interprofessionnel du Cognac, l'associazione che raggruppa i professionisti della filiera, si è mostrata rassicurante: «Siamo fiduciosi che i nostri prodotti e le nostre pratiche commerciali siano pienamente conformi alle normative cinesi e internazionali e che l'UE e la Cina troveranno un modo costruttivo per risolvere eventuali divergenze bilaterali, come è accaduto in passato per altre questioni». Non solo, i produttori di Cognac collaboreranno pienamente con le autorità cinesi. Il Bureau ritiene che «questa indagine faccia parte di una disputa commerciale tra l'Unione Europea e la Cina in altri settori industriali, non correlati alla nostra attività».

Una vendetta bella e buona, insomma. Ma amarissima per la Francia e l'UE. Le relazioni tra Pechino e Bruxelles si sono raffreddate, e non poco, quando l'Unione Europea aveva annunciato di voler ridurre la sua dipendenza commerciale da Pechino, in particolare nel campo della tecnologia. All'inizio di ottobre, ad esempio, l'UE aveva presentato un elenco di aree strategiche che dovranno essere meglio difese da Stati rivali come la Cina, in particolare sul fronte dell'intelligenza artificiale.

Un altro aspetto che ha peggiorato e non poco i rapporti riguarda il settore automobilistico. A settembre, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, preoccupata per la concorrenza dei veicoli elettrici cinesi sul mercato europeo e sollecitata dalla Francia, aveva annunciato l'apertura di un'indagine sul sostegno e le sovvenzioni delle autorità cinesi ai produttori nazionali di auto elettriche. La Cina aveva denunciato l'indagine, sottolineando che avrebbe danneggiato le sue relazioni commerciali con l'UE. «Questo non è altro che puro protezionismo» aveva dichiarato all'epoca Pechino.

Più in generale, l'Unione Europea è preoccupata per quello che considera un rapporto economico sbilanciato, sostenendo che il deficit commerciale con la Cina, pari a quasi 400 miliardi di euro nel 2022, riflette le restrizioni imposte alle aziende dell'UE che operano nel Paese.

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