La compagnia aerea che continua a volare, nonostante la guerra
Il Libano meridionale, da settimane oramai, è bombardato su base quotidiana dalle Forze israeliane. Le azioni dello Stato Ebraico per smantellare Hezbollah e le sue postazioni hanno preso di mira altresì la periferia meridionale di Beirut, la capitale, sede fra le altre cose anche dell'aeroporto internazionale del Paese. Vista la situazione, tutte le compagnie aeree da tempo hanno sospeso i collegamenti da e per l'aeroporto Rafic Hariri. Guai, insomma, a volare in tempo di guerra. Swiss, ad esempio, la scorsa settimana aveva annunciato di aver prolungato lo stop, forzato, dei suoi voli fino al 18 gennaio 2025. Tutte le compagnie, dicevamo, o quasi: quella di casa, la Middle East Airlines (MEA), continua infatti a offrire i suoi servizi come se nulla fosse, riferisce il portale aeroTELEGRAPH.
Domani, martedì, sono in programma oltre trenta voli. Fra le città servite figurano Dubai, Istanbul, Francoforte e Düsseldorf, oltre a Londra, Parigi, Roma e Atene. Mentre le bombe cadono su Dahieh – uno dei distretti meridionali di Beirut pieno zeppo di basi di Hezbollah, secondo le Forze di difesa israeliane (IDF) – a pochi chilometri di distanza gli Airbus A320, A321 NEO e A330 della compagnia di bandiera libanese decollano e atterrano. Come se nulla fosse, appunto. Una scelta che cozza, e non poco, con la situazione e con l'incolumità dei passeggeri e degli equipaggi. Ma necessaria, secondo il responsabile della sicurezza in seno alla Middle East Airlines, Mohammed Aziz. «Dato che siamo la compagnia aerea di bandiera del Libano, consideriamo nostro dovere continuare le operazioni e mantenere questi collegamenti finché saranno sicuri» ha spiegato il diretto interessato al Tages-Anzeiger. Per «sicuri», evidentemente, si intende (anche) sopportare il rumore delle bombe a pochi chilometri di distanza.
D'altro canto, chi volesse lasciare il Libano al momento può farlo soltanto in aereo. L'alternativa via terra, certo poco sicura, è via Siria. Via nave, invece, i pochi collegamenti sono gestiti da privati e costano parecchio. La scorsa settimana, MEA è stata ringraziata pubblicamente dal primo ministro libanese Najib Mikati. E questo per garantire un collegamento (e un appiglio) con il mondo esterno in un momento così cruento e delicato. Aziz, dal canto suo, ha spiegato che il vettore è in costante contatto e aggiornamento con le ambasciate straniere e che MEA ha ricevuto importanti rassicurazioni dalle Forze di difesa israeliane: l'aeroporto e la strada che conduce allo scalo non verranno bombardati. Certo, la compagnia si è già preparata al peggio. Questo mese, per dire, MEA ha «portato in salvo» una mezza dozzina di aerei. I velivoli sono stati parcheggiati ad Amman, il Cairo, Larnaca e, infine, Istanbul. Una mossa, questa, che richiama alla memoria il comportamento di alcuni vettori ucraini all'alba dell'invasione su larga scala del Paese da parte dell'esercito russo.
In generale, con i cieli russi off limits per le compagnie occidentali e la situazione venutasi a creare in Medio Oriente, anche il semplice sorvolo di vaste, vastissime porzioni di spazio aereo è – nella migliore delle ipotesi – sconsigliato. Detto in altri termini: c'è sempre meno spazio per volare. Alcune settimane fa, un Boeing 777 di Air France era finito suo malgrado in mezzo al lancio di missili iraniani verso Israele. Fortunatamente, senza conseguenze. Al momento, gran parte dei sorvoli passa attraverso i corridoi, piuttosto stretti, di Georgia, Armenia e Azerbaigian. In questo senso, i dati di Eurocontrol, l’Organizzazione europea per il coordinamento del traffico aereo, sono eloquenti. Mettendo a confronto i sorvoli da giugno a settembre, nel 2024 lo spazio aereo georgiano ha registrato il 25% in più di sorvoli rispetto al 2023. Ancora più significativi gli aumenti per Azerbaigian (32%) e Armenia (42%). A titolo comparativo, lo spazio aereo elvetico ha conosciuto un aumento di sorvoli limitato (11%). Lo stesso di casi per l’Italia (9%).