Fra intrattenimento e politica

«La conoscete quella del commendator Bestetti?»

Le barzellette, spesso sessiste, fuori luogo e iper-volgari, con cui Silvio Berlusconi intratteneva la platea di turno
© RICCARDO ANTIMIANI
Red. Online
12.06.2023 15:45

«La conoscete quella del commendator Bestetti? È fondamentale». Silvio Berlusconi e le barzellette, già. Irriverente, politicamente scorrettissimo, in equilibrio – precario – fra goliardia e sessismo, il Cavaliere ha attraversato un’epoca (anche) raccontando storielle. Divertendosi e, di riflesso, facendo divertire la folla ai suoi piedi.

La barzelletta del Bestetti, certo, è fra le più famose. Anche perché ha un che di autobiografico, in un qualche modo. Racconta le bravate di un commendatore sospettato di adulterio dalla moglie, costretto a rifugiarsi dietro a un milanesissimo «l'è minga ver». Non è vero. A colpire, al netto della volgarissima uscita finale, è l’interpretazione. Con battute a ripetizione e mimica del corpo da attore consumato.

Ma Bestetti non era il solo. Nel 2012, durante una festa di Mediaset, Berlusconi mise in scena anche la disavventura del «povero Carletto». Protagonista, manco a dirlo, di un siparietto sessuale con una non meglio precisata contessina nella suite di Villa d’Este. Di mezzo, va da sé, allusioni a non finire e perfino riferimenti alla meteorologia.

E poi, ancora, la barzelletta sul sindaco leghista chiamato a concedere la cittadinanza italiana a un orientale – con il test «can che abbaia?» e la risposta «poco cotto o cotto male» – e quella su un giovane che fugge dalla Russia per non finire nelle maglie della mobilitazione. Oppure quella che unisce i fiori a Rosy Bindi. E, ancora, quella di Mohammed Esposito. Ma Berlusconi, spesso, è stato protagonista principale dei suoi sketch e delle sue storielle. Famosissima, ad esempio, quella con il Cavaliere in aereo assieme al presidente degli Stati Uniti, Vladimir Putin e il Papa.

Per tacere del classico dei classici, diciamo attualissimo oggi: Berlusconi chiamato in Paradiso per «risolvere, con la mia esperienza sindacale e di partito, i problemi fra Santi, beati e angeli». Con il Padreterno che, alla fine, dopo i complimenti di rito per aver trasformato il Paradiso in una società per azioni quotandola in Borsa, gli chiede: «Perché io dovrei fare il vicepresidente?».

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