La Corea del Nord ci ripensa e chiude, di nuovo, i confini ai turisti

Ad alcuni sarà sembrato troppo bello per essere vero. Dopo alcune settimane di riapertura dei confini vicino a Rason, la Corea del Nord ha, nuovamente, sospeso tutti i viaggi turistici nel Paese. Un vero e proprio fulmine a ciel sereno, che ha stravolto i piani di decine di visitatori, da tutto il mondo, e soprattutto quelli delle poche agenzie viaggi che, al momento, avevano riavviato i tour verso uno dei Paesi più misteriosi del mondo.
Misterioso, a tutti gli effetti, è anche il motivo dietro a questa chiusura repentina del valico tra Cina e Corea del Nord. Pyongyang, infatti, si è limitata ad avvisare le compagnie turistiche che operano nella regione, senza tuttavia fornire alcuna spiegazione per questo «stop improvviso».
A divulgare la notizia della cancellazione dei prossimi viaggi turistici, infatti, ci hanno pensato le stesse agenzie. «Abbiamo appena saputo dai nostri partner coreani che Rason è chiusa a tutti. Vi terremo aggiornati», ha dichiarato, mercoledì, su Facebooj, la KTG Tours, agenzia con sede in Cina specializzata nei tour verso il Paese di Kim Jong-un. «Chi sta programmando un viaggio per aprile e maggio dovrebbe astenersi dal prenotare i voli fino a che non avremo maggiori informazioni». Comunicazioni simili sono arrivate anche da Young Pioneer Tours e Koryo Tours (di quest'ultima, in particolare, vi avevamo raccontato i dettagli dei nuovi viaggi verso Rason).
Inutile dire che, al momento, nessuno sa quando riapriranno i confini nordcoreani. Lo stop improvviso, dopo cinque anni di chiusura a causa del COVID-19, non fa altro che rendere questo Paese così remoto ancor più isolato dal resto del mondo. Al momento, infatti, l'accesso alla Corea del Nord è consentito, da un anno circa, solo ai turisti russi. Neppure i visitatori cinesi (che nel 2019, ultimo anno di apertura dei confini, sono stati il 90% dei 350.000 visitatori annui) possono accedere al Paese.
Anche se viene spontaneo chiedersi il perché di queste misure, la situazione attuale non fa altro che rafforzare le ipotesi che la riapertura di Pyongyang sia ancora più lontana di quanto ipotizzato. Nelle ultime settimane, come detto, ai turisti occidentali era stato permesso visitare unicamente Rason, una zona economica speciale nel nord, vicina al confine con la Cina (da cui partivano i tour). Una scelta non casuale, secondo uno dei capogruppo delle agenzie, poiché si tratterebbe di un'area «relativamente contenuta e facile da controllare».
Di visite nella capitale, prima della chiusura, non ne erano ancora state programmate. Solo Koryo Tours, a inizio settimana, aveva dichiarato di «accettare candidature internazionali per la Pyongyang Marathon» per la prima volta in cinque anni. Una maratona annuale per la capitale, programmata, quest'anno, per il 6 aprile. Tuttavia, non è chiaro se le candidature potranno, a tutti gli effetti, essere elaborate.
Nel frattempo, però, i pochi fortunati che sono riusciti a visitare, per qualche giorno, uno dei luoghi più inaccessibili del pianeta, ha svelato qualcosa di più sul suo viaggio. Dalle esperienze fatte a Rason e dintorni, fino alle regole, vere e proprie, che hanno dovuto osservare durante la loro permanenza in Corea del Nord. Come rivela la BBC, prima di attraversare il confine, ai viaggiatori sono state ripetute tre regole principali: «Non insultare i leader. Non insultare l'ideologia. E non giudicare».
Di più, secondo i racconti, durante il viaggio non c'era alcun segnale telefonico sugli smartphone dei visitatori, ai quali non è neppure stato fornito alcun collegamento a internet. E nemmeno la possibilità di prelevare dai bancomat. Secondo Ben Weston, uno dei visitatori degli ultimi tour, il viaggio era qualcosa di molto simile «a una gita scolastica». «Non potevamo lasciare l'hotel senza le guide. Un paio di volte ho dovuto persino far loro sapere quando volevo andare in bagno. Non mi era mai successo in nessun altro posto nel mondo».