Tensioni

La Corea del Nord pronta a lanciare un nuovo satellite: perché ciò preoccupa il mondo?

Dopo il tentativo fallito a maggio, Pyongyang ci vuole riprovare — Corea del Sud e Giappone si oppongono: «È un atto illegale»
©KCNA via KNS
Red. Online
22.08.2023 09:00

È questione di giorni: dopo il tentativo fallito a maggio, la Corea del Nord ha intenzione di lanciare, nuovamente, un satellite. A breve, brevissimo. Ieri, nell'avvisare la Guardia costiera giapponese, Pyongyang ha precisato che il lancio avverrà, verosimilmente, nei prossimi giorni. Secondo le indiscrezioni dei media nipponici, in un periodo tra il 24 e il 31 agosto. Ma attenzione: non si tratterà di un satellite qualunque. La Corea del Nord, per prima, già a maggio, ne parlava descrivendolo come il suo «primo satellite da ricognizione militare». In altre parole, un satellite spia. Definito da Pyongyang anche come «un necessario contrappeso alla crescente presenza militare statunitense nella regione». Ed è proprio da qui, insomma, che iniziano i guai. 

Per capire perché il lancio del satellite nordcoreano sia un problema — in particolare per gli Stati Uniti e i «vicini di casa» Corea del Sud e Giappone — dobbiamo fare un passo indietro. E tornare a maggio, mese del primo tentativo, poi fallito. Tre mesi fa, Washington, Seul e Tokyo avevano condannato il lancio, definendolo una «violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite», le quali proibiscono infatti allo Stato dotato di armi nucleari di utilizzare la tecnologia dei missili balistici. Tecnologia legata, per l'appunto, al lancio del satellite nordcoreano.

Non solo. A detta degli analisti, vi è una significativa sovrapposizione tecnologica tra lo sviluppo di missili balistici intercontinentali e le capacità di lancio nello spazio. Motivo per cui, ancora oggi, appresa la notizia di un secondo tentativo, Seul ha confermato che si tratta di un «atto illegale». Di più, il Paese ha invitato Pyongyang ad accantonare l'idea, ribadendo che un eventuale lancio costituirebbe una «chiara violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU».

Da qualunque lato la si guardi, quindi, la situazione rimane problematica. «Non importa quali scuse il Nord cerchi di addurre: questo atto illegale, semplicemente, non si può giustificare», si legge in una nota del ministero dell'Unificazione che a Seul gestisce le relazioni con lo Stato eremita. Ma non è tutto. Anche dal Giappone sono ben presto arrivati, ancora una volta, commenti analoghi a quelli della Corea del Sud. Lo stesso premier nipponico, Fumio Kishida, ha ribadito la necessità di fermare il lancio nordcoreano. «Ho incaricato i ministri di fornire informazioni al pubblico, di cooperare con i Paesi interessati e di invitare la Corea del Nord ad accantonare questo lancio e ad adottare tutte le misure possibili per prepararsi a qualsiasi eventualità imprevista». 

Nel frattempo, tramite l'agenzia di stampa statale KCNA, la Corea del Nord ha affermato proprio nelle ultime ore che le esercitazioni militari congiunte di Corea del Sud e Stati Uniti potrebbero, a lungo andare, portare a una «guerra termonucleare». Di più, secondo quando riporta l'agenzia sudcoreana Yonhap, Pyongyang avrebbe condannato le esercitazioni militari congiunte tra Seul e Washington (le cosiddette Ulchi Freedom Shield, iniziate nelle scorse ore), sostenendo abbiano un carattere «aggressivo», e ribadendo come il rischio di una «guerra termonucleare su larga scala, senza precedenti, si stia avvicinando alla penisola coreana in ogni momento».