Il punto

La Corea del Nord riapre i suoi confini agli «amici»

Una delegazione russa guidata dal ministro della Difesa Sergei Shoigu e una cinese parteciperanno alle celebrazioni per il «Giorno della Vittoria» – Significa che il Paese sta allentando le restrizioni anti-COVID?
© KCNA via KNS
Red. Online
26.07.2023 10:08

Una delegazione russa guidata dal ministro della Difesa Sergei Shoigu è arrivata in Corea del Nord. Boom. Di più, è stata raggiunta da una delegazione cinese, oggi. Il motivo della visita, beh, sono le celebrazioni, a Pyongyang, per il settantesimo anniversario della tregua che, di fatto, pose fine alla Guerra di Corea. Celebrazioni che, manco a dirlo, saranno segnate da imponenti parate militari.

La notizia, di per sé, non è tanto il rafforzamento dell'asse Mosca-Pechino-Pyongyang ma la riapertura della Corea. Si tratta, infatti, delle prime visite ufficiali da quando il Paese ha chiuso le proprie frontiere nel tentativo di tenere lontana la pandemia. All'inizio del 2020, infatti, la già isolata Pyongyang decise di tagliare anche i principali legami commerciali e diplomatici con i suoi partner economici e politici storici, Cina e Russia. La Corea decise perfino di bloccare l'importazione di beni essenziali, fra cui cibo e medicine.

Da allora, leggiamo, la Corea del nord ha dovuto far fronte a carenze alimentari, anche gravi, aggravate appunto dalla chiusura dei confini e dalle sanzioni internazionali imposte per via del suo programma nucleare. Programma che, per contro, è proseguito come nulla fosse.

Secondo alcuni analisti, citati dalla BBC, l'inclusione di inviati cinesi e russi alla parata del Giorno della Vittoria, come viene chiamato l'armistizio del 1953, potrebbe indicare un possibile allentamento delle pesantissime restrizioni anti-COVID. Alcune settimane fa, al riguardo, i media statali avevano mostrato immagini di cittadini nordcoreani che camminavano senza mascherine.

La delegazione russa, tornando a Shoigu, è giunta in Corea del Nord nella tarda serata di martedì. È stata accolta calorosamente all'aeroporto di Pyongyang, in pista. Shoigu, in particolare, è sfilato davanti a una fila di soldati e a uno striscione con la scritta «benvenuto, compagno ministro della Difesa della Federazione Russa Sergei Shoigu». La frase era scritta sia in coreano sia in russo. La delegazione cinese, invece, è guidata da Li Hongzhong, membro del Comitato politico centrale del Partito Comunista cinese. 

Cina e Russia, dicevamo, sono partner storici di Pyongyang. Pechino, in particolare, nell'autunno del 1950 aveva inviato truppe per sostenere la Corea del Nord contro la Corea del Sud. Un sostegno, in questo senso, arrivò anche dall'allora Unione Sovietica. Il cui crollo, nel 1991, di fatto non ha avuto ripercussioni per la Corea, nella misura in cui il posto dell'URSS venne «naturalmente» preso dalla Russia. Un alleato, appunto, naturale pensando alla reciproca avversione per gli Stati Uniti. Washington, in questi ultimi mesi, ha accusato la Corea del Nord di aver fornito aiuti militari alla Russia nell'ambito della guerra in Ucraina. Un'affermazione che sia Mosca sia Pyongyang hanno sempre negato.

La visita di Shoigu si inserisce in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche fra Russia e Stati Uniti, mentre i legami fra Pechino e Washington sono ai minimi storici su più fronti, con al centro la questione Taiwan. L'America ha cercato di parlare con Pyongyang dopo che, la scorsa settimana, un soldato americano, Travis King, è fuggito proprio in Corea del Nord. Un dialogo, in questo senso, sarebbe effettivamente avvenuto. Ma nessuno, al momento, conosce i dettagli della conversazione.

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