Guerra

La discussa visita di Steven Seagal nel Donbass

L'attore di Hollywood, da tempo sostenitore del Cremlino e amico di Vladimir Putin, starebbe girando un documentario per, citiamo, fare in modo che la percezione del conflitto cambi
Marcello Pelizzari
10.08.2022 16:00

Eravamo abituati a vederlo «menare le mani» in (improbabili) film d’azione. Citiamo, fra gli altri, l’accoppiata Trappola in alto mare e Trappola sulle Montagne Rocciose ma anche Nico. Da tempo, però, Steven Seagal non è più (solo) un duro di Hollywood ma anche, e negli ultimi mesi è un problema piuttosto grave, un acceso sostenitore del Cremlino.

La notizia è che Seagal, in questi giorni, sta visitando l’Ucraina orientale per girare un documentario. L’obiettivo? Fare in modo che la percezione della guerra cambi, ha annunciato il leader dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, via Telegram, postando una foto con l’attore. E ancora: secondo Seagal, ha spiegato Pushilin, «il 98% delle persone che parlano del conflitto nei media non è mai stato qui in Donbass. Ecco perché il mondo non conosce la verità». Il vecchio picchiatore, insomma, «vuole cambiare l'idea che molti hanno di questa guerra». Chiamatela disinformazione, o se preferite propaganda.

La prigione di Olenivka

La visita di Seagal, va da sé, è stata ampiamente pubblicizzata. Anche perché l’attore, nel 2016, ha ricevuto la cittadinanza russa. Agli occhi dell’Ucraina e, allargando il campo, dell’Occidente questa discesa in campo, se così vogliamo chiamarla, stride con la realtà. E pure parecchio. Seagal, nello specifico, ha visitato Olenivka, luogo di un attacco a luglio costato la vita ad almeno 50 prigionieri di guerra ucraini. Vladimir Solovyov, un conduttore e presentatore televisivo smaccatamente pro-Cremlino, si è subito affrettato a dire che l’attore ha esaminato personalmente le prove – compresi i pezzi di razzi americani, leggiamo – «che confermano i legami di Kiev con l’omicidio di massa dei loro stessi soldati».

Attorno a Olenivka, come noto, Kiev e Mosca si sono scambiate accuse reciproche circa la responsabilità dell’attacco alla prigione. L’Ucraina ha detto che la Russia, prendendo di mira il carcere, voleva coprire torture ed esecuzioni di prigionieri di guerra ucraini, fra cui molti che si erano arresi dopo la strenua difesa di Mariupol.

Il Comitato internazionale della Croce Rossa, a tal proposito, non ha ancora avuto l’accesso al sito mentre le Nazioni Unite hanno detto che avvieranno un’indagine.

Le domande al battaglione Azov

Non finisce qui, ad ogni modo. No, perché Steven Seagal – non pago, evidentemente – ha pure incontrato alcuni prigionieri di guerra ucraini. Fra questi, beh, c’erano anche diversi membri del discusso battaglione Azov, il cui eroismo alle acciaierie Azovstal era stato lodato a più riprese da Kiev. Solovyov, circa questi incontri, ha riferito che l’attore «ha posto domande scomode».

Oltre a Seagal, anche una delegazione ufficiale russa – con a capo il deputato della Duma di Stato Leonid Slutsky – ha visitato Olenivka. Secondo i resoconti, Slutsky è stato accompagnato da «giornalisti stranieri ed esperti internazionali». Ai quali è stata data l’opportunità di «parlare con i testimoni, compresi i sopravvissuti all’attacco missilistico», ha scritto lo stesso Slutsky via Telegram. Il tutto nella speranza, da parte russa, che il citato gruppo di esperti internazionali arrivi a determinate conclusioni. Ovvero, far «vedere l’ipocrisia, le bugie e i crimini del governo ukrofascista a Kiev», ha concluso Slutsky. Narrazione, di nuovo.

Il compleanno e l'amore per Putin

La star di Hollywood, nota per aver vinto due Razzie Awards, l’opposto degli Oscar, da tempo vive in Russia. Poche settimane fa, in occasione del suo settantesimo compleanno, ha ribadito il suo sostegno incondizionato a Vladimir Putin, specificando che Russia e Ucraina sono come un'unica famiglia. Nell’intervista concessa a Solovyev, piena zeppa di fake news, Seagal ha apertamente accusato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky di essere «coinvolto in crimini di guerra». Secondo Seagal, Zelensky attaccato la prigione di Olenivka poiché, citiamo, i prigionieri stavano confessando torture e atrocità di ogni tipo commesse dallo stesso presidente ucraino e dal suo esercito: «Ecco perché ha lanciato quei missili».

Va detta, in conclusione, una cosa. Steven Seagal è sempre stato bravissimo a picchiare nei film cui ha preso parte. Meno, invece, a recitare. Ha fornito una pessima prova anche in questa circostanza.

 

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